
Dopo la mediazione di Giancarlo Giorgetti, domani il ministro dell'Interno sarà ricevuto dal presidente. Il Colle precisa: «Non si parlerà di magistratura». Il leghista: «Chiederò un consiglio a chi è garante dei diritti costituzionali».Matteo Salvini ha ottenuto quel che voleva. E quindi ha deciso di non forzare la mano quando ieri mattina è arrivato il semaforo verde dal Quirinale: il capo della Lega verrà ricevuto domani alle 12 da Sergio Mattarella come primo atto dopo la visita di Stato che lo ha impegnato in questi giorni all'estero. E poco importa se la nota dell'ufficio stampa del Colle precisi che «sono, ovviamente, escluse dall'oggetto del colloquio valutazioni o considerazioni su decisioni della magistratura». Ma la sottolineatura non toglie nulla alla soddisfazione del leader leghista che, incassato il risultato, esulta sui social. «A mezzogiorno incontrerò Mattarella. Avrò il piacere di spiegargli le tante cose fatte nel mio primo mese da ministro, per mantenere le promesse, per difendere i confini, per proteggere gli italiani e riportare ordine, rispetto e tranquillità in Italia», spiega in un tweet in cui sceglie come hastag #Primagliitaliani. La soddisfazione è tale che ha persino resistito alla tentazione di fare un riferimento esplicito alla sentenza della Cassazione che ha ordinato il sequestro di tutti i conti della Lega per recuperare 49 milioni dei rimborsi elettorali che, secondo il Tribunale di Genova, non erano dovuti. Decisione dopo la quale Salvini ha deciso di chiedere l'incontro con Mattarella mettendo al lavoro Giancarlo Giorgetti nel ruolo di sherpa con il Quirinale: 48 ore di pura tensione per trovare una formula che salvasse la forma senza intaccare la sostanza dell'iniziativa. La richiesta della Lega, infatti, era stata bollata come incostituzionale dall'opposizione che gli contesta di aver voluto tirare per la giacca il capo dello Stato su una questione in cui in nessun modo ha il potere di intervenire, ossia entrare nel merito della decisione dei giudici di Piazza Cavour. Ma la questione sollevata da Salvini, sebbene irrituale, è per la verità tutta politica. E riguarda la possibilità per il partito di continuare a fare politica attraverso le risorse che confluiscono nelle sue casse. «In fondo, a Mattarella voglio solo chiedere un consiglio visto che è garante dei diritti costituzionali, non miei, ma degli italiani: ci sono milioni di italiani che hanno votato Lega e sono danneggiati da questa strana sentenza. Vado solo a chiedere un consiglio», aveva detto ai cronisti prima che si concretizzasse l'appuntamento.Il risultato alla fine è stato colto senza provocare strappi con gli alleati del Movimento 5 stelle che non hanno preso le distanze. E il Colle, d'altra parte, ha schivato le polemiche che sarebbero seguite nel caso in cui alla richiesta di Salvini fosse seguito un atteggiamento di netta chiusura. Esacerbando i toni in un momento assai delicato che coincide con il rinnovo del Consiglio superiore della magistratura di cui Mattarella è presidente.Tra oggi e domani gli oltre 9.000 magistrati ordinari italiani rinnoveranno i loro rappresentanti a Palazzo dei Marescialli. Lo spoglio inizierà probabilmente mercoledì con lo scrutinio delle schede che serviranno a eleggere i due magistrati di legittimità, poi con quello dei quattro seggi che verranno assegnati in rappresentanza dei pubblici ministeri per poi concludersi con lo spoglio delle schede relative ai dieci posti riservati alla magistratura giudicante. I risultati saranno resi noti nel corso della settimana. La posta in gioco è altissima, come hanno rivelato i toni di questa campagna elettorale scoppiettante e caratterizzata da polemiche molto accese, dentro e fuori dalla magistratura. Accanto ai 16 membri togati approderanno a Palazzo dei Marescialli anche 8 laici eletti dal Parlamento profondamente rinnovato nei rapporti di forza dopo le elezioni del 4 marzo. Una partita, quest'ultima, che si aprirà a partire dal 19 luglio. Intanto la consultazione tra i magistrati è destinata a ridisegnare il peso specifico delle quattro correnti che siedono al Csm che ieri hanno tutte reagito, sebbene con toni e argomenti diversi, alle parole del sottosegretario alla Giustizia Jacopo Morrone, anche lui della Lega. Che si è scagliato contro le correnti in un clima già rovente per la sentenza della Cassazione accusata di voler mettere fuori gioco per via giudiziaria il primo partito italiano. Morrone, in particolare, ha fatto riferimento alla componente di sinistra delle toghe ossia il cartello di Area, per tradizione più sensibile al tema dei diritti. E che recentemente ha fatto sentire la sua voce rispetto ai soccorsi in mare. «Dopo i primi soccorsi in acque internazionali ed il trasferimento dei naufraghi sulla Nave Aquarius, il governo ha negato un porto di sbarco in Italia a 650 migranti, tra cui numerosi minorenni, bambini, donne in stato di gravidanza. Vi è grande preoccupazione per la loro sorte. Esprimiamo un forte richiamo alla Costituzione, agli obblighi internazionali, alla Cedu (Corte europea dei diritti umani) e alle norme giuridiche e morali che l'Italia dovrebbe rispettare in tema di accoglienza». Una nota che non è passata inosservata tra i maggiorenti del Carroccio. Ma neppure dei 5 stelle che, almeno per ora, sembrano fare buon viso all'entrata a gamba tesa di Salvini e dei suoi sui temi della giustizia.
Chiara Ferragni (Ansa)
L’influencer a processo con rito abbreviato: «Fatto tutto in buona fede, nessun lucro».
I pm Eugenio Fusco e Cristian Barilli hanno chiesto una condanna a un anno e otto mesi per Chiara Ferragni nel processo con rito abbreviato sulla presunta truffa aggravata legata al «Pandoro Pink Christmas» e alle «Uova di Pasqua-Sosteniamo i Bambini delle Fate». Per l’accusa, l’influencer avrebbe tratto un ingiusto profitto complessivo di circa 2,2 milioni di euro, tra il 2021 e il 2022, presentando come benefiche due operazioni commerciali che, secondo gli inquirenti, non prevedevano alcun collegamento tra vendite e donazioni.
Patrizia De Luise (Ansa)
La presidente della Fondazione Patrizia De Luise: «Non solo previdenza integrativa per gli agenti. Stabiliamo le priorità consultando gli interessati».
«Il mio obiettivo è farne qualcosa di più di una cassa di previdenza integrativa, che risponda davvero alle esigenze degli iscritti, che ne tuteli gli interessi. Un ente moderno, al passo con le sfide delle nuove tecnologie, compresa l’intelligenza artificiale, vicino alle nuove generazioni, alle donne poco presenti nella professione. Insomma un ente che diventi la casa di tutti i suoi iscritti». È entrata con passo felpato, Patrizia De Luise, presidente della Fondazione Enasarco (ente nazionale di assistenza per gli agenti e i rappresentanti di commercio) dallo scorso 30 giugno, ma ha già messo a terra una serie di progetti in grado di cambiare il volto dell’ente «tagliato su misura dei suoi iscritti», implementando quanto fatto dalla precedente presidenza, dice con orgoglio.
Il ministro Nordio riferisce in Parlamento sulla famiglia Trevallion. L'attacco di Rossano Sasso (Lega): ignorate le situazioni di vero degrado. Scontro sulla violenza di genere.
Ansa
Il colosso tedesco sta licenziando in Germania ma è pronto a produrre le vetture elettriche a Pechino per risparmiare su operai, batterie e materie prime. Solito Elkann: spinge sull’Ue per cambiare le regole green che ha sostenuto e sul governo per gli incentivi.
È la resa totale, definitiva, ufficiale, certificata con timbro digitale e firma elettronica avanzata. La Volkswagen – la stessa Volkswagen che per decenni ha dettato legge nell’industria dell’automobile europea, quella che faceva tremare i concorrenti solo annunciando un nuovo modello – oggi dichiara candidamente che intende spostare buona parte della produzione di auto elettriche in Cina. Motivo? Elementare: in Cina costa tutto la metà. La manodopera costa la metà. Le batterie costano la metà. Le materie prime costano la metà. Persino le illusioni costano la metà.






