2023-05-20
Il chirurgo serbo che si crede Dio: «Farò partorire anche gli uomini»
Nel riquadro, il dottor Miroslav Djordjevic (IStock)
Il cambio di sesso è diventato il nuovo business di tante cliniche. E Belgrado si va già oltre. Il dottor Miroslav Djordjevic: «Un trans potrà diventare madre. L’innesto di utero e ovaie è possibile». Ma la comunità scientifica è scettica.La fluidità di genere si sta diffondendo tra i giovanissimi sia come emulazione dei vip sia perché bombardati da operazioni di marketing che tendono a sfumare l’identificazione in uno dei due sessi. Un recente sondaggio del Centers for disease control and prevention, presso gli studenti delle scuole superiori americane, ha rilevato che la percentuale di coloro che si identificano come eterosessuali è scesa a circa il 75% in calo rispetto all’89% del 2015 quando sono cominciati i primi sondaggi sul genere. Nel frattempo, la quota di coloro che sono identificate come lesbiche, gay o bisessuali, è salita al 15% rispetto all’8% del 2015. Da questo modo di vivere la sessualità come fluttuante, da maschio a femmina o verso altre varianti per chi non si riconosce nelle categorie binarie, ha consolidato il «diritto» (in questo modo viene rivendicato) di scegliere il proprio sesso e, di conseguenza, di poterlo cambiare in qualsiasi momento della propria vita. Fino al punto di tornare indietro al genere originario, in caso non ci si dovesse trovare bene nel corpo di una donna o di un uomo. E il cambio del sesso è diventato il nuovo business di tante cliniche. Negli Stati Uniti, dove i tempi di attesa sono meno lunghi e le pratiche autorizzative più veloci, queste operazioni valgono circa 2 miliardi di dollari, secondo l’ente di ricerca Grand view research, e entro il 2030 si stima un tasso di crescita annuale dell’11,23% superando i 5 miliardi di dollari. Un report del Pew research center dice che il 5% dei giovani adulti negli Usa afferma di avere un sesso diverso da quello della nascita. Inoltre secondo il William institute dell’Università di Ucla, 1,6 milioni di americani si identificano come transgender.La chirurgia ha costi alti. Negli Usa un intervento ricostruttivo come vaginoplastica o falloplastica può superare anche i 50.000 dollari.Se il mercato è questo ed è in crescita esponenziale, non c’è da stupirsi se qualcuno già si lancia su nuove frontiere chirurgiche, promettendo che a breve sarà possibile anche far partorire i trans. Hanno fatto il giro dei media le dichiarazioni del professor Miroslav Djordjevic, tra i maggiori esperti al mondo nelle tecniche di cambio del sesso che opera tra la clinica St Medica di Belgrado e il Mount Sinai di New York, una delle migliori strutture sanitarie internazionali. Il chirurgo serbo ha affermato che in un futuro molto vicino, anche un uomo potrà generare. «Ciò che manca è una terapia immunosoppressiva adeguata». Si tratta di una terapia che controlla il rigetto e che inizia al momento del trapianto e prosegue per tutta la vita. Sarebbe la nuova frontiera della cultura fluida. Oltre al passaggio da un sesso a un altro ci sarebbe anche la possibilità per un trans di diventare madre. Abbiamo raggiunto Djordjevic telefonicamente per capire cosa c’è di vero. «Il traguardo non è troppo lontano. La considero una lotta per i diritti. Presto non si userà più il prefisso trans. Stiamo lavorando sulle procedure chirurgiche per il trapianto di qualsiasi organo genitale. L’innesto di utero e ovaie è già possibile. Il passaggio finale sarà di applicare queste ricerche all’uomo». Ma è davvero possibile che un uomo possa procreare? «Perché no» risponde sicuro il chirurgo. Ed una donna trasformata in uomo potrebbe produrre sperma per procreare? «Questo è un altro problema. Non è supportato dalla bioetica. Si tratta di materiale genetico e non è legale. Le gonadi come organo di produzione ormonale sono una buona opzione al posto della terapia ormonale sostitutiva». Nella clinica di Belgrado sono stati eseguiti negli ultimi 30 anni più di 6.000 interventi di cambio di genere su pazienti arrivati da tutte le parti del mondo. «Negli ultimi anni il numero delle richieste sta aumentando in modo importante. Secondo alcune ricerche gli interventi più frequenti sono quelli del passaggio da donna a uomo ma nella mia esperienza i numeri si equivalgono». Il chirurgo afferma che c’è una soluzione anche per chi si pente e dopo l’operazione vuole tornare indietro. «Abbiamo operato 52 candidati pentiti, sostituendo i genitali con gli organi d’origine. È possibile cambiare di nuovo, ma non siamo soddisfatti dei risultati».Il passaggio da uomo a donna sarebbe così completo, secondo quanto riferisce Djordjevic, che la trans non avrebbe nemmeno problemi a provare piacere. «Il trapianto riguarda anche la rete nervosa e al 95% dei casi la donna ha l’orgasmo durante il rapporto». In questa rincorsa a chi meglio riesce a intercettare la richiesta di fluidità, non poteva mancare la banca degli organi sessuali. «Se abbiamo più di un milione di persone trans in Europa, significa che dovremo rimuovere 500.000 peni o uteri, milioni di testicoli o ovaie, da persone giovani e sane. Questi organi potrebbero essere utilizzati per i trans o per coloro che sono nati con anomalie dei genitali o senza di essi. Un buon accoppiamento offrirà la possibilità di un trapianto sicuro e di una vita completamente normale sotto entrambi gli aspetti, genitali e di fertilità».Le dichiarazioni del chirurgo sono state accolte con scetticismo dalla comunità scientifica italiana. La direttrice dell’Uoc di chirurgia plastica del Paolo Giaccone di Palermo, Adriana Cordova (è stata presidente della Sicpre, la Società di chirurgia plastica, nel biennio 2017-2019), parlando a Il Giornale, è tranchant: «Il trapianto di utero si è fatto ma da donna a donna. E non basta trapiantare l’utero per garantire una gravidanza. Poi come nascerebbe il bambino, con parto cesareo o dalla neovagina? Che una donna trans possa partorire mi sembra più una millanteria».