2023-01-03
La marea dei 65.000 corre a omaggiare il Pontefice emerito
Sergio Mattarella e Giorgia Meloni in visita alla salma, altri capi di Stato attesi ai funerali: i detrattori non li vogliono in piazza con 50.000 fedeli.Il «nonno saggio» muove le folle. Secondo la gendarmeria vaticana sono 65.000 i fedeli che a passo lento hanno dato l’ultimo saluto a Joseph Ratzinger nella prima giornata di veglia in San Pietro. Se il ritmo verrà confermato oggi e domani, saranno quasi 200.000 le persone a sfilare in preghiera per un principe della Chiesa rimasto nell’ombra dieci anni, a conferma dell’eccezionale devozione del popolo cattolico nei suoi confronti. Braccia incrociate su rosario e crocifisso, il Papa emerito osserva dall’eternità il suo corpo vestito con i paramenti sacri bianchi e rossi, e la mitra. La casula purpurea è la stessa che indossò a Sydney nella messa conclusiva della Giornata mondiale della gioventù nel 2008, evento che lui stesso aveva definito «fra quelli che più ho amato».La salma è stata traslata ieri all’alba dalla cappella del monastero Mater Ecclesiae dove il Papa aveva abitato dal giorno del ritiro. La silenziosa processione ufficialmente in forma privata ha vissuto qualche momento di stupore per i fedelissimi del Pontefice emerito, che in barba al rigido protocollo hanno visto comparire i giornalisti (anche coloro che per anni lo hanno infangato) mentre alcuni frati francescani si mettevano in posa per i selfie. Uno sbandamento che ha fatto sussurrare ai cardinali più legati alla tradizione: «Neppure da morto lo lasciano in pace». Il dettaglio per un attimo fa emergere ancora una volta le due anime vaticane, quella sobria benedettina e quella mediatica bergogliana, emblemi di due Papi con stili culturalmente agli antipodi.In mattinata i primi a rendere omaggio alle spoglie di Ratzinger nella camera ardente davanti all’altare del Bernini sono stati il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la premier Giorgia Meloni, i ministri Antonio Tajani e Francesco Lollobrigida. La presidente del Consiglio ha ribadito che «lui è stato un gigante della fede e della ragione». Con loro, prima dell’apertura ufficiale, c’erano due guardie svizzere e Georg Gänswein, segretario particolare del Papa, che ha deciso di fargli indossare l’anello con l’effigie di San Benedetto (un dono di monsignor Gino Reali) per sottolineare il forte legame con il santo di Norcia. L’esposizione senza pallio arcivescovile, senza ferula e con le scarpe nere è un segnale inequivocabile: nell’ora delle esequie l’ex Pontefice viene trattato come vescovo emerito di Roma per non creare confusione in un protocollo inedito. Giovedì mattina alle 9.30 Francesco dovrà officiare un funerale finora unico nella Storia: seppellire un altro Papa. «Per il cerimoniale sembra che tutto vada liscio», è il messaggio che arriva dai cardinali più vicini a Benedetto XVI, anche se la preoccupazione dell’establishment vaticano al potere rimane quella di differenziare il più possibile l’ultimo viaggio di Ratzinger rispetto a quello di un Papa in carica. Così non ci sono stati i rintocchi delle campane romane nell’istante della morte, il passaggio della salma nella sala Clementina è saltato e la fazione bergogliana più oltranzista non ha ancora perso le speranze di far tenere le esequie dentro la basilica di San Pietro e non nella piazza, dove sono attesi 50.000 fedeli invece dei 5.000 seduti. Anche per le delegazioni accreditate alla Santa Sede il cerimoniale cambia: sono invitate solo quelle italiana e tedesca, mentre molti capi di Stato e di governo si presenteranno a titolo personale. Parteciperanno fra gli altri il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier, il primo ministro del land della Baviera, Markus Soeder, la regina Sofia di Spagna. «Tutto sarà all’insegna della sobrietà», trapela dalla sala stampa vaticana. Peraltro il low profile era stato chiesto dallo stesso Ratzinger al momento di esprimere le ultime volontà. «Il Pontefice regnante è uno solo» tengono a ribadire i gesuiti dentro le mura leonine con una frase che cela un’ossessione. Come se ci fosse possibilità di confusione; come se il carisma dell’emerito facesse ombra (anche da morto) al prestigio di chi oggi indossa la tonaca bianca. È il segnale di un malessere perdurante che potrebbe sfociare in paradosso: poiché era proprio il «pastore tedesco» l’artefice e il custode principale di una pax vaticana non scritta, con la sua uscita di scena gli attriti rischiano di procurare scintille visibili da lontano. Un prologo si è visto sul giorno del funerale, che i fedelissimi di Francesco volevano far celebrare oggi allo scopo di «limitarne la solennità» e i benedettini volevano spostare a domenica prossima per consentire ai sacerdoti e alle genti più lontane di raggiungere Roma. Giovedì 5 rappresenta un diplomatico compromesso, ma qualche osservatore occhiuto sostiene che il braccio di ferro del prossimo conclave (non dimentichiamoci che papa Francesco ha consegnato la lettera di dimissioni in bianco in caso di malattia invalidante) sarebbe già cominciato. Una settimana dopo le esequie uscirà un saggio Mondadori con le ultime riflessioni del Papa emerito su alcuni temi fondamentali della religione dal titolo Che cos’è il cristianesimo. Quasi un testamento spirituale. Il flusso dei suoi insegnamenti non si interrompe. Mentre il mondo cattolico è in fila per il secondo giorno di veglia, gli operai sono al lavoro nelle Grotte vaticane per allestire la tomba dove giacevano le spoglie di Giovanni Paolo II prima di essere trasferite nella basilica, una volta diventato santo. Nel segno di un passaggio di testimone naturale anche per grandezza spirituale, Benedetto ha chiesto di riposare lì.
Matteo Salvini (Imagoeconomica)
La stazione di San Zenone al Lambro, dove il 30 agosto scorso un maliano ha stuprato una 18enne (Ansa)