2023-12-11
Marco Zanni: «Sconvolgeremo la Ue. Chi insiste coi vincoli prova solo a fermarci»
Il capo leghista dell’eurogruppo Id: «I nostri alleati inaffidabili? Macché, presto governeranno anche in Francia e in Germania».È in corso il negoziato sul Patto di stabilità. Marco Zanni, capogruppo di Identità e Democrazia (il gruppo dei sovranisti euroscettici con dentro il Carrocio), qual è la vostra posizione?«In reazione al Covid, tutti i Paesi si sono indebitati molto. Più di prima. L’impostazione di austerità del Patto vigente rientrerà in vigore a partire dal 1° gennaio 2024. Diventerebbe ancor più insostenibile soprattutto ora che la politica monetaria è restrittiva. Sta venendo meno il ruolo di ammortizzatore delle banche centrali nell’acquisto del debito pubblico. Tutti parlano di transizione digitale, energetica, ambientale come della più grande trasformazione industriale. Saranno necessari centinaia di miliardi di investimenti. Come faranno gli Stati a tirar fuori tutti questi soldi? Non dovranno tagliare solo la spesa ma anche gli investimenti. Sono dieci anni che diciamo come Lega che l’austerità è controproducente. Ora tutti ci danno ragione».Quindi la proposta di modifica del Regolamento avanzata dalla Commissione va rigettata in toto?«Il Parlamento Ue dovrà esprimersi per quanto di sua competenza. Ma al di là delle sfumature, tipo: rientro nei parametri in n o n+1 anni, è l’impianto che è sbagliato. Il motore deve essere la crescita. Le proposte devono essere anticicliche. Non pro cicliche. Su questo convengono ormai tutte le istituzioni internazionali». La posizione della Lega, quindi, è: «per quanto pessimo il Patto attuale, quello che si profila sarebbe addirittura peggiore»?«È figlio di quella impostazione. Ma nella nuova vi sono meccanicismi auto applicanti che lascerebbero meno spazi ad una negoziazione di buon senso fra Stato e Commissione; cosa invece possibile nella prassi attuale». Le chiedo invece una previsione sull’esito del negoziato…«Secondo me è un accordo lo devono trovare. Non possono non trovarlo. La preoccupazione è che per trovare un accordo a tutti i costi venga fuori una soluzione pasticciata e dannosa. Non so come inciderà la nuova situazione creatasi in Germania con i fondi extra bilancio; peraltro sanzionati anche dalla loro Corte costituzionale».Lei in quanto capogruppo Id ha organizzato l’evento di Firenze che ha radunato i sovranisti. Giusto?«Esatto…».Le reazioni a destra sul fatto che certi vostri alleati non sarebbero «potabili» in vista di una possibile alleanza fra popolari, conservatori ed euroscettici la colpiscono o la lasciano indifferente?«Noi abbiamo costruito un progetto di lungo termine che reputiamo vincente. Abbiamo grandi delegazioni di grandi Paesi: una al governo in Italia. La seconda ha grandi prospettive in Francia. La terza, se risolve alcuni aspetti interni, può averla in Germania. In tanti dentro la Cdu-Csu ci stanno pensando dopo le prossime elezioni tedesche del 2025. Pian piano arriviamo al governo in tanti Paesi. Nei Paesi Bassi la partita è aperta. L’anno prossimo ci saranno le elezioni in Austria dove i nostri alleati sono il primo partito. Non vedo come possano ignorarci».Fate molta paura…«Perché questo è un progetto che sconvolge gli equilibri di potere che hanno retto l’Unione in tutti questi anni. La Lega nacque come forza di rottura addirittura attenzionata dai servizi segreti. Poi con Berlusconi è diventata forza di governo. Questo è il percorso che stanno facendo gli altri alleati». Indiscutibile non vedere una competizione interna a destra con i conservatori di Fratelli d’Italia…«La logica dei numeri ha un suo peso. Fratelli d’Italia nel 2024 avrà una delegazione molto importante dentro i conservatori. Purtroppo, gli alleati polacchi però non saranno al governo. E comunque vengono da un Paese non dell’eurozona che è entrato nella Ue 15 anni fa. Dopodiché non vi è molto di più in termini numerici».Il pressing affinché l’Italia ratifichi la riforma del Mes si sta facendo asfissiante. L’Italia è isolata?«A Bruxelles e Strasburgo leggono quello che scrivono i giornali italiani, spesso imbeccati da gruppi che hanno due tipi di interesse. Il primo è quello di approvare uno strumento di controllo e coercizione sull’Italia; un Paese importante con un governo solido e che non ha le dimensioni di Ungheria e Slovacchia. Il secondo interesse lo vediamo osservando lo stato di salute del sistema bancario tedesco. La preoccupazione che intendano scaricare il marcio dei bilanci sul conto europeo è evidente. La loro fretta è sospetta. Da questo si capisce quanto l’Unione europea sia davvero incapace di guardare al futuro. Il dibattito e le energie sono assorbiti da uno strumento vetusto ed inutilizzabile». Si parla di una scadenza imminente: il 31 dicembre 2023. Superata la quale scade il cosiddetto periodo transitorio. E se il nuovo Mes non fosse in vigore, sarebbe una battuta d’arresto per la cosiddetta unione bancaria. Condivide?«Non credo. Nel 2024 il Fondo di risoluzione dell’unione bancaria dovrà comunque entrare pienamente a regime. Ma il dibattito sull’unione bancaria è fermo dal 2015. Da allora non si parla più di garanzia comune dei depositi. Ribadisco: ai nostri avversari interessa uno strumento di controllo e di coercizione per un governo che fa a loro molta paura».La Francia candiderebbe Mario Draghi alla presidenza della Commissione Ue, secondo indiscrezioni giornalistiche peraltro smentite dall’interessato. Immagino l’entusiasmo su tale proposta.«Assolutamente no…».La domanda era ovviamente ironica!«La partecipazione al suo governo, così strano, ci è costata molto in termini di consenso e non avrebbe senso sostenerlo, peraltro rinunciando ad un commissario forte di una connotazione molto più politica. Peraltro, Draghi avrà sicuramente molte doti, ma non quella della politica. Bisogna scendere a compromessi e fare accordi. Cosa che lui non è in grado di fare o comunque non vuole fare. Il primo a tirarsi indietro di fronte ad incarichi di questi tipo sarebbe proprio lui».È un momento di triloghi in Europa. Parola orribile. Trilogo sarebbe un dialogo a tre fra Commissione, Consiglio e Parlamento Ue. Il più impegnativo è quello sulle case green. Come è andata a finire?«Abbastanza soddisfatti perché le mine più pericolose sono state disinnescate…».Ricordiamo quali ai nostri lettori.«Mi riferisco principalmente alle ristrutturazioni obbligatorie per le case con classi energetiche specifiche da raggiungere in tempi strettissimi. Purtroppo, nel momento in cui la Commissione ha codificato questo principio in una bozza di direttiva, a quel punto puoi solo provare a smontare le parti più pericolose. Ma il seme è purtroppo stato piantato. Proveremo ad estirparlo con una nuova maggioranza dopo le prossime elezioni». Ricordiamolo: il potere di iniziativa legislativa, quello cioè di scrivere gli schemi di regolamento o direttiva (l’impianto del seme per usare la sua metafora), spetta alla Commissione e non al Parlamento che può solo votarlo o emendarlo.«Guardi, fosse dipeso dal Parlamento quella direttiva sarebbe stata ben peggiore. Grazie al lavoro fatto di concerto con il governo nel Consiglio Ue siamo arrivati a risultati concreti. Questo a conferma dell’importanza del cosiddetto diritto di veto. Il peso degli Stati nazionali membri va tutelato e protetto. Ci battiamo contro derive distruttive degli Stati nazionali». Sul packaging? Era in corso una guerra agli imballaggi, soprattutto e non solo sul cibo!«Abbiamo smontato le parti più pericolose della bozza di regolamento in Parlamento con una maggioranza che sarà quella che vorremmo vedere all’opera dal 2024. Un centrodestra europeo sul format di quello italiano. Tanto perché in tanti dicono che questa maggioranza non esiste. In realtà, sta già lavorando piuttosto bene su tanti dossier. Ovviamente dovremo fare un bel repulisti su tutti questi temi nella prossima legislatura perché l’impostazione data a queste bozze di direttive e regolamenti porterebbe dritti alla desertificazione industriale piuttosto che alla sua trasformazione».Sul cosiddetto biocombustibile? Vale a dire il carburante estratto dagli oli vegetali?«La battaglia è aperta e ci stiamo lavorando ancora con il ministro Salvini. La Germania ha portato a casa qualche successo sui carburanti cosiddetti sintetici. Visti i numeri riteniamo che il biodiesel possa essere una parte importante del cosiddetto energy mix. La leadership tecnologica italiana qui è importante». Da uno a dieci quanto è fiducioso sul fatto che la spunteremo sul biocarburante?«Tra il sette e l’otto…».Dicono di lei che sia un inguaribile pessimista. Posizione sorprendente!«Il carburante sintetico non è pronto e dovranno prendere atto che del biocarburante abbiamo bisogno».Il biodiesel come via d’uscita onorevole visto che l’elettrificazione totale è impossibile?«Saranno evidenti i limiti e la criticità della mobilità solo elettrica. Dovranno cadere le barriere ideologiche. La realtà dei fatti dovrà per forza riportare a più miti consigli l’Ue». L’identikit del rappresentante italiano ideale nella prossima Commissione? Acclarato che Draghi non vi va bene!«Combattivo ma esperto dei meccanismi di funzionamento dell’Ue. Una persona di estrema fiducia dei leader di governo: a partire da Meloni e Salvini. Deve agire su mandato degli italiani perché io sono stufo di chi dice che i commissari devono lavorare per la Commissione e non nell’interesse del Paese (in realtà Zanni usa un’espressione molto più colorita, ndr). Una sentinella che faccia da guardia perché non siano piantati i semi cattivi».
Foto Pluralia
La XVIII edizione del Forum Economico Eurasiatico di Verona si terrà il 30 e 31 ottobre 2025 al Çırağan Palace di Istanbul. Tema: «Nuova energia per nuove realtà economiche». Attesi relatori internazionali per rafforzare la cooperazione tra Europa ed Eurasia.
Il Forum Economico Eurasiatico di Verona si sposta quest’anno a Istanbul, dove il 30 e 31 ottobre 2025 si terrà la sua diciottesima edizione al Çırağan Palace. L’evento, promosso dall’Associazione Conoscere Eurasia in collaborazione con la Roscongress Foundation, avrà come tema Nuova energia per nuove realtà economiche e riunirà rappresentanti del mondo politico, economico e imprenditoriale da decine di Paesi.
Dopo quattordici edizioni a Verona e tre tappe internazionali — a Baku, Samarcanda e Ras al-Khaimah — il Forum prosegue il suo percorso itinerante, scegliendo la Turchia come nuova sede di confronto tra Europa e spazio eurasiatico. L’obiettivo è favorire il dialogo e le opportunità di business in un contesto geopolitico sempre più complesso, rafforzando la cooperazione tra Occidente e Grande Eurasia.
Tra le novità di questa edizione, un’area collettiva dedicata alle imprese, pensata come piattaforma di incontro tra aziende italiane, turche e russe. Lo spazio offrirà l’occasione di presentare progetti, valorizzare il made in Italy, il made in Turkey e il made in Russia, e creare nuove partnership strategiche.
La Turchia, ponte tra Est e Ovest
Con un PIL di circa 1.320 miliardi di dollari nel 2024 e una crescita stimata al +3,1% nel 2025, la Turchia è oggi la 17ª economia mondiale e membro del G20 e dell’OCSE. Il Paese ha acquisito un ruolo crescente nella sicurezza e nell’economia globale, anche grazie alla sua industria della difesa e alla posizione strategica nel Mar Nero.
I rapporti con l’Italia restano solidi: nel 2024 l’interscambio commerciale tra i due Paesi ha toccato 29,7 miliardi di euro, con un saldo positivo per l’Italia di oltre 5,5 miliardi. L’Italia è il quarto mercato di destinazione per l’export turco e il decimo mercato di sbocco per quello italiano, con oltre 430 imprese italiane già attive in Turchia.
Nove sessioni per raccontare la nuova economia globale
Il programma del Forum si aprirà con una sessione dedicata al ruolo della Turchia nell’economia mondiale e proseguirà con nove panel tematici: energia e sostenibilità, cambiamento globale, rilancio del manifatturiero, trasporti e logistica, turismo, finanza e innovazione digitale, produzione alimentare e crescita sostenibile.
I lavori si svolgeranno in italiano, inglese, russo e turco, con partecipazione gratuita previa registrazione su forumverona.com, dove sarà disponibile anche la diretta streaming. Il percorso di avvicinamento all’evento sarà raccontato dal magazine Pluralia.
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Matteo Del Fante, ad di Poste Italiane (Ansa)
«Non esiste al mondo un prodotto così diffuso e delle dimensioni del risparmio postale», ha dichiarato Matteo Del Fante, amministratore delegato di Poste Italiane, a margine dell’evento «Risparmio Postale: da 150 anni la forza che fa crescere l’Italia», a cui ha presenziato anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. «Come l’ha definito il Presidente della Repubblica, si tratta di un risparmio circolare: sono 27 milioni i risparmiatori postali», ha spiegato ai giornalisti Dario Scannapieco, amministratore delegato di Cassa Depositi e Prestiti.