2023-02-06
«Scienziati umiliati, autogol dell’Iss»
Marco Cosentino (Imagoeconomico)
Il farmacologo Marco Cosentino, revisore del saggio che ha fatto infuriare l’Istituto: «L’ente ha leso l’onorabilità dei ricercatori. Effetti avversi? Da approfondire i casi d’improvvisa insorgenza di sclerosi multipla. Ma la vigilanza è carente».Il professor Marco Cosentino, farmacologo dell’Università dell’Insubria, è stato tra i revisori del paper uscito su Pathogens, nel quale tre ricercatori dell’Istituto superiore di sanità invitavano a ricalcolare il rapporto rischi/benefici dei vaccini, alla luce delle nuove evidenze sugli effetti collaterali (specie nei soggetti affetti da patologie autoimmuni), delle cure anti Covid disponibili e della minore aggressività di Omicron e delle sue sottovarianti. L’articolo - o forse il fatto che se ne sia parlato sulla Verità - ha fatto infuriare l’Iss, che sabato ha diffuso una nota durissima, dissociandosi dai suoi scienziati e liquidando il loro lavoro come «lacunoso» e «parziale». Gli autori avrebbero violato l’iter autorizzativo imposto dall’ente stesso per le pubblicazioni, a tutela della «integrità scientifica» della ricerca.Professore, che ne pensa?«A me pare un autogol dell’Iss - e lo dico con qualche cognizione professionale e certificata in tema di integrità scientifica. E poi, la procedura di formulazione e pubblicizzazione del comunicato, così frenetica e senza un minimo di istruttoria interna, mi pare pure a rischio di ledere il buon nome, l’onorabilità e l’immagine professionale dei ricercatori coinvolti». Addirittura?«Tra l’altro, sfogliando le linee guida sull’integrità scientifica che l’Iss cita nel comunicato, non trovo nulla che riguardi procedure e garanzie interne utili a regolare eventuali controversie secondo il principio del contraddittorio tra pari, e non mi sembra una mancanza trascurabile».Dopo aver investito così tante risorse retoriche nella narrativa del vaccino «sola salus», sarebbe stato strano che l’Iss cambiasse stile comunicativo.«Ma grazie al cielo, l’Iss è un istituto pubblico e ha dei ricercatori con un contratto che, in ossequio al dettato costituzionale, garantisce libertà di ricerca».Veniamo al contenuto dell’articolo. Davvero i vaccini sono collegati a recidive di sclerosi multipla?«Sì. La letteratura sulle malattie autoimmuni in generale e sulla sclerosi multipla in particolare, in relazione alla somministrazione dei vaccini Covid, riporta, con una certa frequenza, riacutizzazioni della patologia».Non se n’è discusso molto, pubblicamente.«Ad aver indagato il fenomeno sono studi molto settoriali, ma il monitoraggio è andato di pari passo con la campagna vaccinale: quei pazienti sono fragili e gli specialisti che li seguono hanno interesse a valutare certi aspetti. Sulla sclerosi multipla la questione è duplice».Ovvero?«Da un lato, una nutrita letteratura conferma il fatto che c’è una certa frequenza di riacutizzazioni transitorie del quadro infiammatorio della malattia. E poi c’è un filone, molto meno definito, ma che meriterebbe di essere approfondito, che riguarda l’insorgenza ex novo di casi post vaccino, rispetto ai quali non si può escludere a prescindere una correlazione».Sta parlando di insorgenza ex novo di sclerosi multipla?«Di manifestazioni iniziali compatibili con la sclerosi multipla. Si tratta di una malattia infiammatoria autoimmune che porta a lesioni demielinizzanti: si danneggia la sostanza bianca del sistema nervoso centrale. In questo momento ho in mente un paio di casi che mi sono stati descritti direttamente».Davvero?«Sono persone che, dopo il vaccino, hanno manifestato ex novo danneggiamenti del nervo ottico - una neuropatia ottica - che è una delle manifestazioni precoci più comuni con cui si presenta precocemente la sclerosi multipla».La farmacovigilanza sui vaccini ha funzionato?«In Italia, come dappertutto, la farmacovigilanza basata su segnalazioni spontanee è gravemente carente. E questa carenza presenta due aspetti».Quali?«Il primo è che la farmacovigilanza affidata alle segnalazioni spontanee, di per sé, porta a una sottostima degli effetti avversi. È intrinseco alla metodologia stessa».Si segnalano solo sintomi particolarmente fastidiosi, no?«C’è anche da dire che la maggior parte dei medici è convinta, sbagliando, di dover segnalare solo quando ha la certezza della correlazione tra vaccino e reazione avversa. Questo è totalmente sbagliato e la segnalazione va fatta anche e soprattutto in caso di blando sospetto, in maniera tale che si possano identificare anche disturbi che non erano stati ravvisati in precedenza».Poi?«Poi c’è la questione della mancanza di incentivi alla segnalazione. Manca proprio una promozione a livello istituzionale: non c’è nemmeno una formazione periodica del personale medico».È stato anche alimentato un clima molto teso: chi parla di reazioni avverse si becca l’etichetta di no vax, come se il vaccino, anziché un farmaco, fosse una religione.«E questo è un problema non soltanto nazionale. Guardi le statistiche sul numero delle segnalazioni nel tempo». Che intende?«Da noi, come negli Usa, c’è stato un picco di segnalazioni nelle prime settimane delle somministrazioni. Probabilmente, i medici identificavano quella pratica come una forma di autotutela legale. Ma dopo qualche settimana, si registrava un crollo. E adesso, le segnalazioni sono quasi pari a zero».Perché i medici si sentono intimiditi?«Difficile dirlo. Forse perché hanno capito che non c’è un particolare interesse, da parte delle autorità sanitarie? Se non si segnala, si perde meno tempo e ci si crea qualche problema in meno…».Quante sono le analisi sui profili di sicurezza dei booster?«Dal punto di vista degli studi registrativi, le terze dosi non hanno avuto bisogno praticamente di dimostrare nulla per essere autorizzate».Pfizer doveva completare uno studio su miocarditi e pericarditi subcliniche, in seguito alla somministrazione dei booster agli under 30. Doveva consegnarlo a fine 2022, ma non l’ha fatto…«… E i termini sono stati prorogati di comune accordo con la Food and drug administration».Esatto. Ma non è che il pubblico sia stato minimamente informato di tutta la trafila. È normale?(Risata) «Siamo di fronte a una situazione senza precedenti, quindi non c’è una “normalità” di riferimento. Prendiamo semplicemente atto del fatto che ci sono stati da subito accordi abbastanza sintonici tra regolatore e regolato, fin dalla definizione dell’insieme minimo di evidenze di efficacia per l’autorizzazione in emergenza. E che uno studio così rilevante non sembra essere considerato prioritario».È senza precedenti anche che si negozino contratti per la fornitura di vaccini tramite messaggi, che poi misteriosamente spariscono… «Ingenuamente, mi permetto di dire che persone che ricoprono ruoli tanto delicati non dovrebbero permettersi simili comportamenti. Da cittadino, trasecolo. Rilevo, inoltre, che per la prima volta si è proceduto a un acquisto centralizzato di medicinali su così larga scala».Hanno detto che se a trattare fosse stata l’Ue in luogo degli Stati, si sarebbero ottenute condizioni più vantaggiose. Solo che oggi, con la domanda di vaccini che cala, sono aumentati i prezzi…«Dico di più: in generale, i prezzi di questi vaccini - come del resto quelli di qualsiasi altro medicinale - non hanno nulla a che fare con i reali costi di produzione. Sembrano essere prezzi del tutto commerciali, che non pare abbiano mai tenuto conto dell’emergenza umanitaria».Si è parlato tanto dell’ondata di Omicron in Cina e, tra i grandi vanti del «successo» occidentale, sono stati citati i vaccini a mRna. Come stanno le cose? Gli altri vaccini, quelli più tradizionali, sono peggiori?«Dal mio punto di vista, è una sciocchezza senza basi. Le evidenze fornite alle agenzie regolatorie e soprattutto delle pubblicazioni scientifiche per i vaccini cinese, cubano, russo, indicano dei livelli di efficacia del tutto paragonabili. Quella dei vaccini a mRna che sono i migliori del mondo mi sembra una bufala».