2022-05-17
Si torna a marciare per i nascituri a Roma
Sabato 21 maggio sfilerà per le vie della capitale la manifestazione «Scegliamo la Vita», contro l’interruzione di gravidanza. Quasi 120 associazioni andranno da piazza della Repubblica a San Giovanni in Laterano, con Massimo Gandolfini e Maria Rachele Ruiu come portavoce.Dopo che per dieci anni la lungimirante Marcia per la vita (2011-2021) ha rimesso le ineludibili questioni bioetiche al centro del dibattito politico, la manifestazione nazionale «Scegliamo la Vita», in continuità con la Marcia, ha deciso di raccogliere il testimone prezioso della difesa di ogni essere umano. Dal concepimento alla morte naturale.E così, sabato 21 maggio, i marciatori torneranno a far sentire la loro voce nel cuore della capitale d’Italia.La partenza del corteo è alle ore 14 da piazza della Repubblica. Un nome-simbolo che fa riferimento alla forma del nostro Stato, ma anche alla nostra Carta costituzionale (1948). Carta che, con tutti i suoi limiti noti e segnalati, non permetteva né prevedeva in origine, in alcun modo, né l’aborto né l’eutanasia né le cosiddette unioni civili. Solo una interpretazione abnorme e abusiva, suffragata da un referendum popolare abilmente manipolato dall’alto (1981), ha potuto deviarne lo spirito verso lidi assolutamente inconcepibili per i padri costituenti, laici o cattolici che fossero (De Gasperi, Togliatti, Pertini, Nenni, Scalfaro).In ogni caso, per i portavoce della Manifestazione, il nostro Massimo Gandolfini e la battagliera Maria Rachele Ruiu di Pro vita e famiglia, si tratta di salvare quante più vite possibile. Ciò, senza rimpiangere il passato, ma anzi volendo «generare un futuro di speranza», riprendendo al più presto la via prolifica e riappacificante della civiltà. Quest’ultima è messa a repentaglio dalla tirannia di una cultura dei desideri che divengono magicamente diritti e di pretese orwelliane che non si dovrebbero neppure accampare.Parlando dei nascituri, il sito della Manifestazione scrive: «La civiltà orientata al futuro e al progresso, ha a cuore i diritti umani. Primo fra tutti il diritto alla vita». Primo in senso sia cronologico che assiologico: senza vita infatti non c’è neppure speranza.E facendo propria la lezione illuminista di Immanuel Kant afferma: «Considera ogni essere umano come soggetto e mai come oggetto; come persona fin dall’istante che gli dà origine e identità, il concepimento. La civiltà è umana quanto più si prende cura dei suoi membri più fragili, più piccoli, più poveri, più indifesi».La Manifestazione si concluderà, in un clima di festa, alle 18 a san Giovanni in Laterano, con un concerto della rock band pro life The Sun. L’arduo obiettivo è quello di riempire una delle piazze più vaste della città. In ogni caso le organizzazioni aderenti sono circa 120 e ci è impossibile scegliere quali menzionare. La partecipazione non richiede nessuna tessera, e tutti gli amanti della vita sono i benvenuti, senza bandiere di partito. Basta il nostro tricolore.Tra gli slogan che saranno gridati sulle vie di Roma alcuni sono già noti. «I diritti iniziano nel grembo materno»; «Ogni vita è un dono»; «La vita inizia col concepimento»; «L’aborto non è mai una soluzione»; «L’obiezione di coscienza è un diritto umano».Non mancherà chi vorrà vedere in questi slogan una sorta di «catechismo pro life» oppure l’eco dei ripetuti messaggi inviati da parte di papa Francesco. Il pontefice ha parlato tante volte del nascituro, descrivendolo come «uno di noi», soppresso dalla «cultura di morte» incarnata da un «sicario».A ben vedere però è la stessa civiltà greco-romana e poi umanistica, di cui siamo eredi a dirci che le cose stanno così. Si pensi alla «Convenzione sui diritti del fanciullo» del 1989 che ricorda a tutti che il bambino «ha bisogno di una particolare protezione e di cure speciali, compresa una adeguata protezione giuridica, sia prima che dopo la nascita». Nello stesso senso la Dichiarazione dei diritti dell’uomo del 1948.La loro lontana fonte sta nel notissimo Giuramento di Ippocrate (460-370 a.C.) che apertis verbis, vieta l’aborto.Ippocrate non era un seguace di Gesù e neppure aveva letto Kant, ma afferma nel primo manifesto etico dell’umanità: «Non somministrerò a nessuno, neppure se richiesto, alcun farmaco mortale (…); e neppure fornirò mai a una donna un mezzo per procurare l’aborto». E conclude: «Conserverò pia e pura la mia vita e la mia arte».La politica è la più ardua delle arti, certo, ma potrebbe tornare pura e pia se nelle coscienze di eletti ed elettori vincesse la logica della vita e scomparisse il pregiudizio mondano o il conformismo. Ciò che il Talmud ebraico ha riassunto con un aforisma assoluto: «Chi salva una vita, salva il mondo intero».
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