2024-10-21
«Per la prima volta il Fisco mette al centro la famiglia»
Nel riquadro, Giuliano Mandolesi (IStock)
L’esperto Giuliano Mandolesi: «Nella manovra si inizia a guardare ai nuclei familiari come a soggetti unici d’imposta. È rivoluzionario, ma ora il rischio è complicare le dichiarazioni dei redditi». Giuliano Mandolesi, commercialista, esperto di bilanci, revisore contabile nonché editorialista ed opinionista in materia di fisco, l’argomento di questa nostra chiacchierata è scontato. Possiamo fare qualche riflessione più a freddo a proposito dello schema di legge di bilancio appena presentato? Quella che una volta si sarebbe chiamata finanziaria?«O manovra anche».Esatto!«Nasce con la pesante penalizzazione di dover trovare le risorse per confermare due cose: il sistema a tre aliquote Irpef ed il taglio del cuneo contributivo introdotti l’anno scorso. Misure che si portano via quasi tutto. Per questo gli interventi in manovra non sono rivoluzionari e non hanno un rilevante impatto sulla pressione fiscale che dovrebbe rimanere pressoché invariata. Forse ci si aspettava qualcosa di più per le imprese, interessate fondamentale solo dalla conferma della deduzione maggiorata del costo del lavoro incrementale. Ed anche dal lato della semplificazione fiscale, ormai eterna disattesa».Una manovra deludente e noiosa. Questa potrebbe insomma essere la sintesi brutale!«Un contenuto interessante e forse, questo sì, rivoluzionario, però, c’è. Per la prima volta in Italia si sta provando a mettere la famiglia al centro del progetto fiscale, tentando di utilizzare la leva tributaria per agevolare i nuclei a medio e medio basso reddito, ed iniziando a guardare i componenti della famiglia come un unico soggetto passivo d’imposta. Si dovrebbe partire con un sostegno ai nuclei attraverso le detrazioni fiscali, che saranno rimodulate con tre tetti da 8.000, 6.000 e 4.000 euro concessi a seconda di un quoziente familiare. In poche parole, più numeroso sarà il nucleo e più bassi saranno i redditi realizzati dall’intera famiglia, più alto sarà il tetto delle detrazioni alle quali avranno accesso».Un cavallo di battaglia del centrodestra. Quello di supportare la famiglia. Che farebbe capolino nella legge di bilancio.«Un sistema coerente con l’obiettivo di sostenere le famiglie. Se così confermato in manovra avrà però un impatto devastante sul nostro fisco andando a complicare pesantemente le dichiarazioni dei redditi, che già non brillano per la loro semplicità e fruibilità, dovendo accogliere tutto quel pacchetto di dati (i redditi del nucleo) per determinare questo nuovo ammontare effettivamente detraibile».Un’intervista da diritto e fisco per commercialisti. Ho già capito. Proviamo a tradurre per i non addetti ai lavori. C’è una terminologia inglese da decriptare. Una di queste è l’espressione «tax expenditures».«Con tax expenditures si intendono tutte le agevolazioni fiscali come deduzioni e detrazioni varie. In manovra si prevede un taglio di circa un miliardo di euro, ed entro il 2028 il monte delle detrazioni dovrà essere ridotto complessivamente di oltre 7 miliardi. Un intervento, questo, ormai inevitabile. Nel 2023 se ne sono contate oltre 700 con circa 125 miliardi di gettito drenato dalle casse dello Stato. Ovviamente sono miliardi che vanno ad aumentare la pressione fiscale, quindi l’importante è che ad ogni taglio corrisponda un intervento di almeno pari valore per ridurre la tassazione. Però, come dicevo, una rimodulazione è indispensabile».Un intervento che mira a disboscare la giungla fiscale più che a ridurre le imposte.«Non solo. Anche a riequilibrare il sistema. Alcune delle tax expenditures hanno infatti un impatto pesantemente distorsivo, perché in proporzione usate in maniera ingente dai contribuenti ad alto reddito, oltre a costituire il principale fattore di complicazione del nostro sistema fiscale. Su questo forse il governo poteva essere più coraggioso».Il fisco secondo Mandolesi come sarebbe?«Il mio sogno sarebbe avere un sistema con un massimo di due-tre detrazioni (somme da togliere alle imposte da pagare, ndr), come le spese sanitarie, gli interessi passivi dei mutui per l’abitazione principale ed il bonus ristrutturazioni. Ed una sola deduzione (somme da sottrarre al reddito imponibile, ndr), quella dei contributi previdenziali. Ne gioverebbe l’intero sistema e magari inizierebbe a funzionare sul serio anche la dichiarazione precompilata, essendo snelliti i modelli».La legge di bilancio nel suo complesso, quanto a numeri, ti convince?«La manovra dovrebbe cubare circa 28-30 miliardi euro. 17-18 miliardi serviranno per la conferma del sistema Irpef a tre aliquote e della riduzione del cuneo contributivo. Non si conoscono ancora con precisione quali saranno le coperture. Una parte dovrebbe essere effettuata in deficit. Si parla di circa 9 miliardi di euro. Altri 9-10 miliardi dovrebbero arrivare dai fondi per l’attuazione della delega fiscale e per la riduzione delle imposte, compresa anche una parte di spending review. E pare che altri tre-quattro miliardi di euro arrivino dalle banche».Dopo un anno di tira e molla siamo arrivati alla tassazione delle banche insomma!«Per le banche non si tratta di imposte o oneri da sopportare, altrimenti ci sarebbe stata sicuramente una levata di scudi forte. È una mera anticipazione di imposte che sarà recuperata in futuro. Nella sostanza dovrebbe essere ristrutturato il meccanismo di trasformazione delle attività per imposte anticipate in credito d’imposta; le cosiddette Dta, Deferred tax asset».Altra terminologia da decifrare per i non addetti ai lavori!«Si rinviano, ad esempio, le deduzioni legate alla svalutazione dei crediti deteriorati. Potranno però essere recuperate nelle annualità successive. Per questo si tratta di una mera anticipazione finanziaria e non di un aumento delle imposte nel settore bancario».Ho capito, «ci si mangia l’uovo in culo alla gallina». Sull’Irpef non ho capito se diminuisce o meno…«Il sistema Irpef attuale è a tre aliquote: il 23% per i redditi fino a 28.000 euro. Il 35% tra 28.000 e 50.000 euro ed il 43% oltre i 50.000 euro. Si parla di un intervento per ridurre di due punti percentuali l’aliquota del 35% portandola al 33%. Questo ridurrebbe la pressione fiscale sul ceto medio. Ma questo aggiustamento-rimodulazione è legato ai risultati del concordato preventivo biennale e dello scudo fiscale abbinato. È un taglio fiscale finanziato con il potenziale extragettito di questi due strumenti».Che tempi ci sono per aderire al concordato preventivo che tanto scandalizza l’opposizione?«Il termine per l’adesione al concordato è previsto per fine mese e quindi dovremo attendere almeno metà novembre per capire se ci saranno le risorse per l’ulteriore taglio dell’Irpef anche se le speranze sono poche visto che lo strumento, sebbene potenziato, non sembra avere un grande impatto sui contribuenti».La montagna che partorisce il topolino? E pensare che il centrosinistra parla di un condono di massa!«Purtroppo, il concordato preventivo biennale è una disposizione implosa. Era nata con l’intento di cambiare i rapporti tra fisco e contribuenti attraverso l’introduzione di un vero e proprio dialogo e contraddittorio con l’amministrazione finanziaria per determinare le basi imponibili riducendo i rischi fiscali. Alla fine però è diventata l’ennesimo meccanismo di determinazione artificiale del reddito. Si basa totalmente sugli Isa, le “pagelle fiscali”, strumento che non ha mai funzionato e non mai intercettato la realtà economica delle imprese».Alternative possibili ce ne sarebbero state?«In una fase di ridefinizione delle regole del fisco con la delega in attuazione, avrei trovato sicuramente più coerente l’utilizzo massivo solo dello scudo fiscale».Il tanto vituperato condono che a quanto pare, non c’è. Come dice però l’opposizione. Ma che invece ci dovrebbe essere secondo Mandolesi…«Lo scudo fiscale a mio avviso non è propriamente un condono “puro” visto che possono utilizzarlo anche i contribuenti considerati dal fisco super affidabili, ovvero quelli con Isa 8-10. Ma tra concordato e scudo, in un momento dove si stanno riscrivendo le regole fiscali, trovo più coerente quest’ultimo che sancirebbe una sostanziale pace tra Agenzia delle entrate e contribuenti per il passato».Sul cosiddetto sistema forfettario che prevede imposte semplificate ed abbassate sotto una certa soglia? Si profilano novità?«Si parla anche di un ampliamento da 85.000 a 100.000 euro della soglia di ricavi e compensi per i forfettari, questo sarebbe sicuramente un intervento ottimo considerato che il regime agevolato è estremamente apprezzato dai contribuenti e, come indicato dal ministero dell’Economia nell’ultimo rapporto sull’evasione fiscale, ha anche fortemente contribuito ridurre l’evasione».
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