2022-11-06
Piangono perché mancano sanitari ma poi schifano quelli reintegrati
Ordini e sindacati lamentano da anni, giustamente, la carenza di personale. Ora, però, continuano a volere isolare gli operatori non vaccinati. Con la minaccia di radiare chiunque faccia «propaganda no vax».Dagli all’untore. Non accenna a placarsi l’atteggiamento persecutorio nei confronti dei sanitari non vaccinati che, sciagurati, hanno pure la pretesa di essere reintegrati dopo essere stati privati di lavoro e stipendio per mesi, alcuni per un intero anno. Poco importa che sia una decisione del governo, non un delirio no vax, bisogna comunque contestarla in nome di un cieco asservimento al dio vaccino. Non passa giorno, senza che dalle fila sgangherate della sinistra, da trasmissioni e giornali che fanno opposizione alla maggioranza parlamentare, non si alzino voci inorridite perché si è deciso di interrompere la sospensione punitiva. E venga, così, minacciato di «procedere caso per caso».Regioni, come l’Emilia Romagna, la Puglia, la Campania mettono in discussione la politica sanitaria, rivendicano un diritto di compiere scelte autonome che mai avevano manifestato durante i diktat, con effetti devastanti, dell’ex ministro della Salute, Roberto Speranza. Vogliono non reintegrare, o farlo a proprio piacimento, magari mettendo quei medici ad auscultare il ritmo cardiaco dei sani, non dei pazienti. Il disprezzo, per i non vaccinati, sta raggiungendo livelli vergognosi quanto grotteschi. «Chi nega il valore della vaccinazione è presumibilmente meno portato a usare la mascherina», ha sostenuto sul Corriere della Sera Leonardo Palombi, ordinario di igiene, sanità pubblica ed epidemiologia all’Università di Tor Vergata. Tentava di spiegare che c’è differenza, tra un medico vaccinato che pure si infetta e contagia, e la trasmissione del virus da parte di un non vaccinato, a suo dire ben più pericolosa perché questo dottore sarebbe uno sciattone, un irresponsabile. «Tende a sottovalutare il rischio per sé stesso e per gli altri», sentenzia il luminare. Quindi farebbe strage di «pazienti o colleghi di lavoro fragili», è la stupefacente convinzione. Dottori, che nei mesi peggiori della pandemia passavano giorno e notte in ospedale a tentare di curare i malati Covid, potendo contare su pochissime protezioni, da angeli che erano sono stati sprofondati agli inferi solo perché hanno detto no al vaccino. Una colpa che non si cancella, strepitano gli Ordini professionali, mentre un coro scomposto di virostar fa a gara a denigrare i medici, da marchiare con il simbolo o la spilletta no vax. «Purtroppo, quest’obbligo ha creato una divisione tra colleghi che difficilmente sarà ricucibile», considerava qualche giorno fa sulla Verità Maria Teresa Turrini, dottoressa sospesa senza stipendio dal 10 settembre 2021. L’accanimento, da parte dei colleghi che lavorano nello stesso reparto, appare sempre più una ripicca nei confronti di chi ha voluto scegliere e non subire un obbligo vaccinale. Ordini e sindacati ripetono che i 1.878 medici che verranno reintegrati nel servizio pubblico sono «poca cosa», non sarebbero risorse in grado di risolvere il problema degli organici, però intensificano il linciaggio. Insulti, denigrazioni e pure la minaccia di «aprire procedimenti disciplinari fino anche alla radiazione contro i colleghi no vax che una volta rientrati al lavoro dovessero prendere una posizione esplicita, magari con i pazienti, contro la vaccinazione», come si dichiara pronto a fare Filippo Anelli, presidente della Fnomceo, la federazione degli Ordini dei medici. Ha aggiunto: «Mi aspetto che qualche procedimento disciplinare in più lo faremo», ribadendo che «il nostro codice deontologico dice chiaramente che è obbligo del medico non sottrarre il proprio paziente a cure documentate e sperimentate». Già parlare di cure documentate e sperimentate, riferendosi ai vaccini anti Covid, è assai poco scientifico, perché pochissimo sappiamo su come funzionino e sugli eventi avversi che possono provocare, anche se è certo che non impediscono la trasmissione del contagio. In ogni caso, è ancora una volta denigrazione, maldicenza presentare i reintegrati come dei fanatici che aspettano solo di fare il lavaggio di cervello al ricoverato per ictus o con il bacino fratturato, tenendolo lontano da doppi, tripli richiami. Il malanimo, serpeggia ovunque.«In sostanza, la riammissione in servizio degli infermieri “non vaccinati”», circa 1.000 in Lombardia, non ha alcun impatto significativo sul sistema sanitario regionale lombardo, dove mancano circa 9.400 infermieri, 5.400 sul territorio e 4.000 negli organici ospedalieri», ha dichiarato in una nota il Coordinamento lombardo degli Ordini delle professioni infermieristiche (Opi). I direttivi avvertono che «la questione infermieristica diventerà sempre più critica se non viene affrontata in un’urgente azione di sistema e di programmazione», però sono schifati dai reintegrati. Quei mille potevano restare sospesi fino a fine dicembre, a parer loro. Non sarebbero utili, preziosi, ma solo un fastidio. Anzi, un’onta. Nel comunicato, infatti, viene precisato che «in tutti gli Ordini professionali, il comportamento degli infermieri che si sono opposti all’obbligo vaccinale ha destato non pochi interrogativi e perplessità dal punto di vista sia scientifico sia deontologico» e che la «sensazione di perplessità» è vissuta «anche all’interno delle organizzazioni e delle aziende che dovranno, in qualche modo, reinserire gli infermieri non vaccinati». Ancora una volta, non si parla di reintegro nelle precedenti mansioni, ma viene suggerita una collocazione approssimativa, che penalizza la professionalità senza ragioni sanitarie.
Charlie Kirk (Getty Images). Nel riquadro Tyler Robinson