2021-07-02
La povera lesbica Malika si consola: il vittimismo ha fruttato un Mercedes
La giovane, che accusò la famiglia islamica di averla cacciata, ha raccolto donazioni per oltre 140.000 euro. Per «ricostruirsi una vita» è partita da «uno sfizio». E sulla beneficenza tira in ballo la Boldrini, che smentisce. Gaudente come Oscar Wilde, ha saputo resistere a tutto «tranne che alle tentazioni». Celebri musici e politici la incoraggiavano ad andare avanti senza paura, invitando a finanziare il suo anelito di libertà. Malika Chalhy, ventiduenne di Castelfiorentino cacciata di casa dai genitori islamici perché lesbica, prima è diventata la personificazione di quanto sia necessario il ddl Zan, poi ha investito parte delle donazioni nel sogno dell'italiano medio: la macchina nuova. Nel suo caso, una Mercedes grigia da 17.000 euro. Del resto, cosa volete che siano? Denunciati padre e madre, la ragazza ha raccolto 140.000 euro. E quell'occasione era imperdibile. Intervistata dal sito Tpi, Malika conferma: «Ho 22 anni e volevo togliermi uno sfizio. Mi sono comprata una bella macchina. Potevo scegliere un'utilitaria e non l'ho fatto». È il meritato coronamento di una nuova vita, finanziata dai supporter. «Ho preso la casa a Milano: un anno d'affitto più 2.000 euro di caparra», dettaglia la giovane. «Poi ho pagato il dentista, l'avvocato e ho comprato dei vestiti. Non avevo niente. Era rimasto tutto a casa dei miei». Già, ma la macchina? Fa notare la giornalista: «Giorni fa, dicevi che che era dei genitori della tua fidanzata…». E Malika: «Sì ho detto una bugia. Mi scuso. Ero sotto pressione». C'è da capirla. La sua ribalta rimane tribolata. «Ha venduto la sua macchina vecchia ed è andata in una concessionaria. Le serviva una macchina per essere una persona libera e se n'è comprata una nuova», spiega con invidiabile sintesi Roberta, agente e portavoce della ragazza. Perché Malika, dopo essere stata subissata di generose donazioni ed entusiastiche interviste, è stata costretta a ingaggiare una comunicatrice tuttofare, ovvio.Nonostante il valido expertise, la neopaladina dei diritti omosessuali viene subissata di improperi. Con i soldi messi insieme, avrebbe comprato anche un bulldog francese, costato 2.470 euro. «Ha preso il cane più caro», rivela un allevatore di Fiorenzuola. «Ha pagato lei con due bonifici: uno il 15 maggio e l'altro il 21». E a Fanpage, che per primo aveva raccontato le sue vicissitudini, ora Malika ammette: «Sto ricevendo una valanga di insulti. La cosa che mi fa più male è l'idea di aver deluso chi mi ha aiutata. Se ho sbagliato chiedo scusa, ma la Mercedes è di seconda mano ed è necessaria per spostarmi. I soldi della raccolta fondi li sto spendendo anche per molte altre cose».Eppure, i suoi sostenitori si sentono perculati. Quei danari dovevano servire per consulenze psicologiche e spese legali. «Una parte li darò in beneficenza» assicura Malika lo scorso aprile. E quando la beccano in Mercedes, annuncia di aver coinvolto in un progetto, destinato alle sfortunate come lei, la migliore su piazza: Laura Boldrini. Ma l'ex presidente della Camera smentisce: «Mai è stata discussa con me, o con alcun collaboratore del mio staff, l'ipotesi di costituire un'associazione per le vittime di discriminazione, tanto meno di fare una raccolta fondi. Il mio nome viene tirato in ballo in maniera totalmente impropria».Boldrini ammette solo di aver contattato la ragazza, «colpita dalla sua storia e per esprimerle la mia vicinanza». L'aveva fatto, su Facebook, pure David Sassoli: «La mia solidarietà e il mio sostegno a Malika», scriveva il presidente del Parlamento europeo. «Come tutte le persone che combattono per i propri diritti e la propria dignità, non va lasciata sola». La ventiduenne diventa, suo malgrado, una celebrità lo scorso gennaio. All'epoca vive a Castelfiorentino, con i genitori e il fratello. Decide di scrivere una lettera ai familiari. Confessa di essere omosessuale. Ama una ragazza. La madre le avrebbe inviato allora 30 messaggi vocali, pieni di insulti e minacce dal seguente tenore: «Mi fai schifo!». Oppure: «Meglio una figlia drogata che lesbica». Così, la sbattono fuori di casa e cambiano la serratura. La procura di Firenze apre un fascicolo per violenza privata. Malika si trasforma in eroina della lotta all'omofobia. E comincia a raccontare la sua rinascita. Viene intervistata in tv dalle Iene. Partecipa al Maurizio Costanzo show. Il Corriere della sera la definisce «161 centimetri di naturale armonia». Lei dice al quotidiano: «Vorrei fare il magistrato antimafia». Intanto vengono lanciate due raccolte online sulla piattaforma Gofundme: «Per aiutarla a ricostruirsi una vita». Se ne occupa la cugina: Yasmine Atil. Partecipano decine di migliaia di donatori. Il totale è cospicuo: 140 mila euro. Grazie anche al prezioso supporto social di illuminati artisti: Elodie, Mahmood, Emma Marrone.Arriva nientemeno che Fedez, gonfaloniere del ddl Zan: «I vari Pillon, senatori e rappresentanti dello Stato vedano la storia di Malika. La mia coscienza mi impone di aiutare questa ragazza anche solo per ricordarle che il mondo non è tutto così, che là fuori non è tutto una merda. Un abbraccio Malika». Dopo l'acquisto della Mercedes da parte della pupilla, non si segnalano però retromarce del rapper. D'altronde, pure lui è un amante delle auto. A bordo della sua Lamborghini Huracan grigio opaco, una volta si spinse addirittura nella periferia milanese più profonda, per un safari urbano a caccia di poveri: mille euro a indigente, raccolti grazie ai potenti social. È da lui che Malika deve aver preso maldestra ispirazione.