2022-01-01
Macron usa il Covid per non perdere l'Eliseo
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Stando alle ultime indagini demoscopiche pubblicate da vari istituti prima di Natale, i risultati del primo turno potrebbero assomigliare ai seguenti: l'attuale presidente della Repubblica in testa con il 22-24% di voti; la candidata della destra moderata Valérie Pécresse con circa 17-20%, Marine Le Pen, attorno al 16-18% ed Eric Zemmour al 13-15%. Dietro i candidati delle sinistre con in testa Jean-Luc Melenchon al 10-11%, l’ecologista Yannick Jadot e il sindaco socialista di Parigi, Anne Hidalgo, rispettivamente al 6-7% e al 3-4%.Tra Natale e Capodanno la politica francese osserva ogni anno quella che viene chiamata la trève des confiseurs, ovvero «la tregua dei pasticceri». Come spesso accade in Francia - dove nonostante la mondializzazione e l’islamizzazione la cultura culinaria resta importante - un’espressione gastronomica-alimentare viene usata per illustrare la realtà. In questo caso si tratta del cessate il fuoco che le forze politiche rispettano ogni anno nel periodo delle feste natalizie. Quest’anno però la tregua dei pasticceri assume un significato particolare perché cade a circa quattro mesi dalle elezioni presidenziali. Così anche durante questo periodo i candidati – dichiarati o in pectore - all’Eliseo continuano a muoversi e, soprattutto, non smettono di commissionare e studiare sondaggi.Già perché nonostante le cantonate prese anche in Francia dai sondaggisti in occasione delle elezioni degli ultimi anni, il lavoro degli istituti di opinione resta un elemento essenziale per i candidati e i loro staff.Così, stando alle ultime indagini demoscopiche pubblicate da vari istituti prima di Natale, i risultati del primo turno potrebbero assomigliare ai seguenti: Emmanuel Macron in testa, con il 22-24% di voti; la candidata della destra moderata dei Républicains, Valérie Pécresse, con circa 17-20% delle preferenze; Marine Le Pen, attorno al 16-18% e Eric Zemmour capace di ottenere il 13-15% dei voti. Dietro di lui arriverebbero i candidati delle sinistre con in testa Jean-Luc Melenchon - del partito di estrema sinistra La France Insoumise – grazie a un risultato stimato attorno al 10-11% delle preferenze. L’ecologista Yannick Jadot e il sindaco socialista di Parigi, Anne Hidalgo, otterrebbero rispettivamente 6-7% e 3-4% dei voti. Tutti gli altri candidati, tra cui l’ex ministro socialista Arnaud Montebourg e il leader sovranista di Debout La République, Nicolas Dupont-Aignan, non riuscirebbero invece a superare la soglia del 2% delle preferenze. Per il secondo turno, la maggioranza dei sondaggi vede Macron in leggero vantaggio su Pécresse: 51-52% contro 48-49% dei voti.Il panorama fotografato dalle indagini demoscopiche prima delle feste è destinato a evolvere a causa molte variabili. In primo luogo, Macron non ha ancora ufficializzato la propria candidatura. È molto improbabile che scelga di ripresentarsi, ma per molti francesi – nonché per i concorrenti nella corsa all’Eliseo – l’attuale presidente non può più aspettare. Questo perché, con la scusa del Covid, il capo dello Stato si manifesta in tutte le salse, ottenendo molto più spazio sui media rispetto agli altri candidati. Questo gli assicura un vantaggio non indifferente visto che, lo scorso 8 settembre, il Consiglio Superiore Audiovisivo (Csa, una sorta di Commissione di Vigilanza Rai con competenze estese anche ai media privati, ndr) ha imposto alle radio e alle tv francesi di trattare Eric Zemmour come un candidato. Il problema è che, a quella data, il giornalista-polemista non era ancora candidato. Eppure il Csa ha ordinato di sottrarre la durata dei suoi interventi in tv e sulle onde radio, dal tempo assegnato a ogni candidato già dichiarato, a eccezione di Macron. Quindi, da almeno quattro mesi, l’attuale inquilino dell’Eliseo abusa di una posizione dominante a scapito dei suoi rivali.Un’altra incognita che pende sulla campagna elettorale transalpina ha un nome e un cognome: Christiane Taubira. Si tratta della pasionaria guyanese di estrema sinistra, già ministro della giustizia dei vari governi della presidenza di François Hollande. È lei che ha partorito la legge omonima che, nel 2013, aveva introdotto il matrimonio gay in Francia che, in seguito, ha portato all’introduzione della Pma - la Procreazione medicalmente assistita - per le coppie di lesbiche e donne single. Se si candidasse, Taubira riuscirebbe probabilmente a coagulare tutte le anime della sinistra, a parte forse la France Insoumise, molto legata al proprio leader Melenchon. Se l’ex ministro originario della Guyana francese scendesse nell’arena politica, il dibattito sulla politica vaccinale contro il Covid potrebbe diventare bollente. Questo perché negli ultimi mesi, Taubira ha fatto delle uscite piuttosto critiche sull’imposizione del siero, soprattutto in zone poco urbanizzate come il «suo» dipartimento d’Oltremare quasi completamente ricoperto dalla foresta amazzonica e sprovvisto di strutture e personale sanitario adeguato. Per ora, l’ex ministro della giustizia ha solo detto di «considerare la possibilità di essere candidata alla presidenza». Ma fonti a lei vicine hanno rivelato a vari media che la creazione di un’équipe di campagna è già iniziata. Tra i temi che la possibile futura candidata sosterrà figurano misure di «progresso societario» quali: l’estensione dell’aborto, l’utero in affitto, l’equiparazione delle «famiglie arcobalenoı» a quelle tradizionali. Tutte tematiche capaci di riunificare gli elettori di sinistra.Tra i candidati di destra intanto si affilano le armi. Valérie Pécresse ha presentato poco dopo Natale i suoi portavoce e annunciato che i suoi ex rivali alle primarie del partito saranno parte integrante della sua squadra. Eric Zemmour, invece, ha effettuato un viaggio in Costa d’Avorio, dove ha incontrato i soldati francesi impegnati nell’operazione Barkane. La trasferta africana aveva l’obiettivo di assicurare ai membri delle forze armate il pieno sostegno del candidato sovranista, qualora diventasse presidente della Repubblica. Un obiettivo che è stato centrato. Zemmour si è fatto fotografare accanto ai militari quasi un contemporanea con l’annuncio dell’Eliseo relativo all’annullamento della visita natalizia di Macron alle forze armate francesi in missione. Gli scatti del polemista intento a stringere le mani di soldati hanno mandato in bestia il ministro della difesa transalpino, Florence Parly, che ha frignato ai microfoni dei media mainstream.L’ultimo interrogativo, non per importanza, che aleggia sulla campagna elettorale è ovviamente il Covid, con il suo corollario di campagna e pass vaccinale. La variante omicron ha obbligato il governo di Jean Castex ad accelerare la trasformazione del green pass attuale in un lasciapassare rilasciato solo ai vaccinati. A differenza di quanto accaduto quest’estate - in occasione della creazione del green pass - ora il Consiglio Costituzionale (la Consulta francese, ndr) ha benedetto praticamente tutto l’impianto del disegno di legge che arriverà il 3 gennaio in Parlamento. Quindi, se il pass vaccinale dovesse entrare in vigore con le caratteristiche volute dal governo, anche in Francia si assisterà ad una eccezionale compressione delle libertà fondamentali, prime fra tutte: la libera circolazione e la privacy.Durante la tregua dei pasticceri 2021, i francesi sembrano interessati più alle feste che ai loro diritti. Chissà come reagiranno quando, dopo San Silvestro, riprenderanno le attività e la campagna per le elezioni presidenziali entrerà nel vivo. Qualcuno dice che a causa di Omicron – che in Francia ha colpito circa 180.000 persone al giorno nell’ultima settimana – si arriverà anche a limitare l’accesso ai meeting elettorali o che questi saranno addirittura vietati. Per ora sono solo supposizioni ma anche queste potranno influenzare l’ultimo scatto della corsa all’Eliseo.
(Guardia di Finanza)
I peluches, originariamente disegnati da un artista di Hong Kong e venduti in tutto il mondo dal colosso nella produzione e vendita di giocattoli Pop Mart, sono diventati in poco tempo un vero trend, che ha generato una corsa frenetica all’acquisto dopo essere stati indossati sui social da star internazionali della musica e del cinema.
In particolare, i Baschi Verdi del Gruppo Pronto Impiego, attraverso un’analisi sulla distribuzione e vendita di giocattoli a Palermo nonché in virtù del costante monitoraggio dei profili social creati dagli operatori del settore, hanno individuato sette esercizi commerciali che disponevano anche degli iconici Labubu, focalizzando l’attenzione soprattutto sul prezzo di vendita, considerando che gli originali, a seconda della tipologia e della dimensione vengono venduti con un prezzo di partenza di circa 35 euro fino ad arrivare a diverse migliaia di euro per i pezzi meno diffusi o a tiratura limitata.
A seguito dei preliminari sopralluoghi effettuati all’interno dei negozi di giocattoli individuati, i finanzieri ne hanno selezionati sette, i quali, per prezzi praticati, fattura e packaging dei prodotti destavano particolari sospetti circa la loro originalità e provenienza.
I controlli eseguiti presso i sette esercizi commerciali hanno fatto emergere come nella quasi totalità dei casi i Labubu fossero imitazioni perfette degli originali, realizzati con materiali di qualità inferiore ma riprodotti con una cura tale da rendere difficile per un comune acquirente distinguere gli esemplari autentici da quelli falsi. I prodotti, acquistati senza fattura da canali non ufficiali o da piattaforme e-commerce, perlopiù facenti parte della grande distribuzione, venivano venduti a prezzi di poco inferiori a quelli praticati per gli originali e riportavano loghi, colori e confezioni del tutto simili a questi ultimi, spesso corredati da etichette e codici identificativi non conformi o totalmente falsificati.
Questi elementi, oltre al fatto che in alcuni casi i negozi che li ponevano in vendita fossero specializzati in giocattoli originali di ogni tipo e delle più note marche, potevano indurre il potenziale acquirente a pensare che si trattasse di prodotti originali venduti a prezzi concorrenziali.
In particolare, in un caso, l’intervento dei Baschi Verdi è stato effettuato in un negozio di giocattoli appartenente a una nota catena di distribuzione all’interno di un centro commerciale cittadino. Proprio in questo negozio è stato rinvenuto il maggior numero di pupazzetti falsi, ben 3.000 tra esercizio e magazzino, dove sono stati trovati molti cartoni pieni sia di Labubu imbustati che di scatole per il confezionamento, segno evidente che gli addetti al negozio provvedevano anche a creare i pacchetti sorpresa, diventati molto popolari proprio grazie alla loro distribuzione tramite blind box, ossia scatole a sorpresa, che hanno creato una vera e propria dipendenza dall’acquisto per i collezionisti di tutto il mondo. Tra gli esemplari sequestrati anche alcune copie più piccole di un modello, in teoria introvabile, venduto nel mese di giugno a un’asta di Pechino per 130.000 euro.
Soprattutto in questo caso la collocazione all’interno di un punto vendita regolare e inserito in un contesto commerciale di fiducia, unita alla cura nella realizzazione delle confezioni, avrebbe potuto facilmente indurre in errore i consumatori convinti di acquistare un prodotto ufficiale.
I sette titolari degli esercizi commerciali ispezionati e destinatari dei sequestri degli oltre 10.000 Labubu falsi che, se immessi sul mercato avrebbero potuto fruttare oltre 500.000 euro, sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria per vendita di prodotti recanti marchi contraffatti.
L’attività s’inquadra nel quotidiano contrasto delle Fiamme Gialle al dilagante fenomeno della contraffazione a tutela dei consumatori e delle aziende che si collocano sul mercato in maniera corretta e che, solo nell’ultimo anno, ha portato i Baschi Verdi del Gruppo P.I. di Palermo a denunciare 37 titolari di esercizi commerciali e a sequestrare oltre 500.000 articoli contraffatti, tra pelletteria, capi d’abbigliamento e profumi recanti marchi delle più note griffe italiane e internazionali.
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