2022-12-01
Macron negli Stati Uniti per dettare la linea dell’Ue su Spazio, auto e Cina
Emmanuel Macron (Getty Images)
L’obiettivo dell’Eliseo è imporre i suoi desiderata a Bruxelles per trattare direttamente con gli Usa. Per arginarlo è meglio cercare l’asse con Berlino. Oggi Charles Michel a Pechino. La guerra russa in Ucraina ha rinvigorito l’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (Nato) e innescato un boom del commercio e degli investimenti tra Stati Uniti ed Europa. Dopo quasi un anno di unità, in cui gli Usa e i loro alleati hanno affrontato le conseguenze dell’invasione da parte del presidente russo Vladimir Putin, i funzionari europei stanno ora iniziando a esprimere frustrazione per la crescente dipendenza da Washington per quel che riguarda la sicurezza e la stabilità economica. Se ne accorgono con un certo ritardo e soprattutto dopo che Emmanuel Macron e i ministri del governo francese sono usciti allo scoperto. Nella sostanza, queste le critiche, gli Stati Uniti sarebbero intervenuti per cercare di sostituire la Russia e diventare uno dei maggiori fornitori di gas naturale del Vecchio continente ma le spedizioni di Gnl sono arrivate in Europa a prezzi molto più alti, mettendo a dura prova la base produttiva europea. L’Europa ha però bisogno del sostegno di Washington per rafforzare le sue difese ed evitare uno scontro diretto con la Russia e un’escalation che metterebbe l’Ue in prima linea. Per questo Macron è volato a Washington pe rincontrare il vice presidente Kamala Harris e (oggi) Joe Biden. Parigi considera l’Inflation reduction act (Ira) statunitense, che dovrebbe entrare in vigore a gennaio, una minaccia per l’industria europea. La legge infatti include massicci sussidi e crediti d’imposta per i prodotti realizzati utilizzando parti provenienti dal Nord America e assemblati in loco. Bruxelles, a sua volta, ritiene che le misure penalizzino molti prodotti fabbricati in Europa, come batterie e auto elettriche, che non si qualificano per i crediti d’imposta. Da qui il rischio di una forte delocalizzazione delle aziende Ue in territorio americano. Macron potrebbe quindi chiedere a Biden esenzioni dai requisiti di contenuto domestico per le società europee, paragonabili a quelle concesse alle aziende canadesi e messicane. Insomma, una serie di richieste di buon senso e su cui nessun altro Paese Ue potrebbe avere obiezioni di sorta. Il problema, come sempre accade con i francesi, è che dietro la facciata c’è un secondo registro di lettura. La visita ufficiale di Macron è in realtà un doppio tentativo di imporsi quale leader dialogante dell’Ue e controparte nei rapporti con la Cina. Il primo aspetto è molto semplice e si comprende chiaramente ad esempio analizzando le dinamiche dell’industria spaziale. Lo scorso 22 novembre si è tenuta a Parigi la ministeriale Esa, occasione con cui i governi Ue hanno stanziato nel complesso 18 miliardi per il triennio a favore del business spaziale. Parigi ha ricordato che bisogna diventare indipendenti dagli Usa e ha, pur rispettando le quote degli altri partner, cercato di confermarsi capofila dei principali progetti. Ieri Macron è stato in visita alla Nasa per dare impulso a un recente accordo bilaterale proprio con Biden. Lo schema che cercherà di replicare anche per il comparto auto è esattamente questo: coordinare l’industria Ue e poi dialogare in solitaria con gli Usa. Macron, tornando al tema, Spazio, sta cercando di sfruttare la batosta ricevuta poco più di un anno fa da Londra e Washington. I sommergibili francesi destinati all’Australia sono rimasti in cantiere a favore di quelli dell’asse atlantico. Ora Parigi cerca di incassare l’indennizzo e non è difficile immaginare che sarà a discapito degli altri partner, compresa l’Italia che a sua volta ha firmato un bilaterale specifico sul tema con gli Usa, bilaterale mai tirato fuori dal cassetto. È chiaro che se Macron riesce nell’intento, potrà tentare di scavalcare il secondo gradino. Oggi è atteso a Pechino Charles Michel, presidente del Consiglio Ue. La domanda che molti analisti si pongono è a nome di chi parlerà. Dei tedeschi che puntano a sostituire il partner russo con Xi Jinping? Oppure dei lituani che addirittura per opporsi a Pechino hanno riconosciuto Taiwan? Oppure dei francesi che puntano a una politico low profile ma di sostanza? Basti pensare ai grandi accordi nel settore dell’aviazione (oltre 6.000 fornitori cinesi operano per Airbus che vola in lungo e in largo in Cina) o nel comparto nucleare di Areva di cui raramente si parla non solo sui quotidiani ma anche in sede Ue. Ecco, questo schema potrebbe essere approvato dagli Usa e se così fosse anche per l’Asia Macron diventerebbe interlocutore privilegiato degli Usa. Certo all’Italia resterebbe sempre il compito di presidiare il fianco Sud della Nato cosa che fino a ora non si è verificata. In ogni caso anche se andasse in porto resterebbe un po’ poco. La Germania è in crisi profonda e per il nostro governo sarebbe una opportunità cercare di unire i puntini e avvicinarsi a Berlino purché ciò avvenga in modo ordinato e allineato agli Usa.