2021-04-29
Macron ci aiuta perché è all’angolo
Emmanuel Macron (Chesnot/Getty Images)
Per una volta è Roma ad approfittare delle debolezze dell'alleato: il leader transalpino deve dare un messaggio dopo gli attacchi jihadisti e un isolamento crescente nel mondo.La «pacchia» è davvero finita per alcuni degli ex terroristi rossi rifugiati in Francia? Non è detto, visto che Emmanuel Macron non ha abolito definitivamente la «dottrina Mitterrand». D'altra parte, come aveva spiegato La Verità nelle ultime settimane, l'estradizione degli ex terroristi di estrema sinistra aveva assunto una valenza politica, molto più di quanto fosse accaduto negli ultimi trent'anni. Pochi giorni fa, fonti del ministero della giustizia italiano ci avevano confermato che nell'incontro dell'8 aprile scorso, Marta Cartabia e Eric Dupont-Moretti avevano ricordato come la questione chiamasse in causa «un livello politico superiore». Ovvero quello dell'Eliseo. Ed è proprio dal palazzo presidenziale francese che è partito il via libera per l'arresto di Giovanni Alimonti, Enzo Calvitti, Roberta Cappelli, Marina Petrella, Giorgio Pietrostefani, Sergio Tornaghi, Narciso Manenti, Luigi Bergamin, Maurizio di Marzio e Raffaele Ventura (gli ultimi tre scampati alla cattura). Per capire perché l'inquilino dell'Eliseo abbia deciso di rimuovere gli ostacoli politici che hanno impedito, almeno finora, l'estradizione degli ex terroristi italiani, bisogna considerare l'attualità d'Oltralpe e le esigenze geopolitiche di Parigi. Negli ultimi mesi, la Francia si è trovata al centro di una nuova ondata di attacchi terroristici di matrice islamista. A differenza delle stragi compiute tra il 2012 e il 2015, gli ultimi attentati sono stati compiuti da «terroristi della porta accanto». Giovani, quasi sempre immigrati o di origine immigrata, che sgozzano o decapitano innocenti, considerati simboli della società occidentale. Il nuovo modus operandi dei boia islamisti ha costretto Emmanuel Macron a predisporre nuovi strumenti legislativi per consentire alle forze dell'ordine e dell'antiterrorismo di neutralizzare ogni possibile attacco. Venerdì scorso però, un immigrato tunisino radicalizzato ha sgozzato una poliziotta all'ingresso del commissariato di Rambouillet. L'attacco ha provocato vive reazioni tra i poliziotti nonché nella società civile, stremata da un anno di restrizioni a causa del Covid. Questa settimana inoltre, alcuni ex generali francesi hanno firmato una tribuna sul settimanale ultra conservatore Valeurs Actuelles, intitolata: «per un ritorno dell'onore dei nostri governanti». La sinistra e una parte del governo si sono stracciate le vesti parlando del rischio di un imminente, quanto immaginario, putsch da parte degli ex militari. Tutti questi eventi, uniti ai continui attacchi subiti dalle forze dell'ordine nelle banlieue, praticamente ogni sera, provocano smarrimento tra i francesi e non piacciono all'elettorato di destra. A circa un anno dalle elezioni presidenziali, ciò preoccupa Macron. Così ieri, il primo ministro Jean Castex, affiancato dai titolari dell'Interno e della Giustizia, Gérald Darmanin ed Eric Dupont-Moretti, ha presentato nuovo progetto di legge antiterrorismo. Nel frattempo tra i ranghi della maggioranza e dell'esecutivo, si comincia ad ammettere a denti stretti l'esistenza di un legame tra l'immigrazione incontrollata e il rischio di terrorismo, ovviamente senza voler fare di tutta un'erba un fascio. Tutto ciò manda manda in bestia la gauche che non ha apprezzato anche la decisione sugli ex Br, definiti in un tweet del leader di estrema sinistra Jean-Luc Melenchon degli «accusati contro la pace». Forse è anche per questo che l'Eliseo ha comunque precisato gli arresti di ieri si inseriscono «strettamente nella dottrina Mitterrand».In ambito internazionale le cose non vanno meglio per Emmanuel Macron, che è impegnato a gestire tensioni su più fronti. Per questo potrebbe aver bisogno di tutti gli aiuti possibili, anche quelli di Roma. La lotta al terrorismo islamico è una delle maggiori fonti di tensione ma non è l'unica. Ad esempio, Parigi intrattiene pessimi rapporti con Mosca. Ma al leader transalpino servirebbero anche i vaccini russi, per mantenere le promesse di immunizzazione di massa. Al presidente transalpino servirebbe anche ogni sostegno possibile nel braccio intrapreso con il leader turco Recep Tayyip Erdogan. Il problema è che da quando è stato eletto, Macron non ha praticamente mai smesso di attaccare Vladimir Putin. È difficile dunque per l'inquilino dell'Eliseo andare a Canossa, all'ombra del Cremlino. In Africa, le cose non vanno meglio: la Libia rimane una polveriera e, pochi giorni fa, è morto un alleato storico di Parigi: il presidente del Ciad Idriss Déby Itno. Recentemente inoltre, si sono create delle tensioni diplomatiche tra la Parigi e Algeri. In questo contesto, per il presidente francese è quindi importante rinsaldare i rapporti con Roma. Soprattutto dopo che Mario Draghi ha mostrato di non aver problemi ad opporsi ad Angela Merkel, in ambito Ue, e a definire il leader turco un «dittatore». L'ex capo della Bce ha anche archiviato la strategia di Giuseppe Conte sul dossier libico e ha depotenziato Luigi Di Maio alla Farnesina. Macron ha forse intuito che il vento nuovo che soffia a Roma potrebbe aiutarlo a gonfiare le vele della sua campagna presidenziale del 2022, mostrando ai suoi elettori che si è mosso per difenderli contro il terrorismo e per riportare la Francia al centro dello scacchiere internazionale.
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz (Ansa)
Mario Draghi e Ursula von der Leyen (Ansa)
Il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin (Imagoeconomica). Nel riquadro il programma dell'evento organizzato da La Verità