Il premier si vanta di aver ridotto la pressione fiscale, ma i numeri raccontano l'opposto: l'imposizione aumenta, e il mantra della «rimodulazione» nasconde i soliti rincari. Come non bastasse, arrivano più burocrazia e altre zavorre per le partite Iva.
Il premier si vanta di aver ridotto la pressione fiscale, ma i numeri raccontano l'opposto: l'imposizione aumenta, e il mantra della «rimodulazione» nasconde i soliti rincari. Come non bastasse, arrivano più burocrazia e altre zavorre per le partite Iva. Potremmo ritrovarcelo, da un momento all'altro, a vergare articoli immortali sulle colonne di questo giornale. La sua irrefrenabile tendenza a dire e soprattutto a scrivere la verità ne fa un candidato ideale. L'attuale ministro dell'Economia Roberto Gualtieri ha appena firmato il documento programmatico del bilancio 2020 con cui illustra a Bruxelles prima ancora che in Parlamento i contenuti di quella che una volta si sarebbe chiamata legge finanziaria. Mentre vengono presentate nuove tasse per quasi 13 miliardi, il nostro ministro torna a scrivere la verità che noi della Verità invece non possiamo fare a meno di riportare testualmente: «Se da un lato vi è un ampio consenso sull'idea che nell'eventualità di una grave crisi economica vi sarebbero ampi spazi per attuare vigorose misure di stimolo fiscale, nel breve termine è lecito attendersi solo un limitato sostegno alla crescita da parte della politica fiscale dell'area euro». Che tradotto suona più o meno così: per uscire dalla crisi bisogna fare più spesa e abbassare le tasse ma siccome nell'eurozona questo è impossibile, il menù della casa oggi propone questo. Per antipasto, se comprate o vendete casa da un privato l'imposta catastale triplica da 50 a 150 euro. Se invece la acquistate da un costruttore - caso molto più raro perché il mercato riguarda soprattutto case usate - spenderete 150 anziché 200. Formalmente hanno «rimodulato»; parolina magica. Sostanzialmente aumenta il gettito. Poi arrivano i primi. «Rimodulano» anche le tax expenditure. Vale a dire tutte le agevolazioni, deduzioni e detrazioni per i redditi oltre 100.000 euro. In pratica aumentano ancora le tasse. Come secondo abbiamo invece la specialità della casa. Sulla plastica arriva la tassa «verde». L'aggettivo è dovuto al fatto che probabilmente ci lascerà al verde visto che si stima che oltre il 40% della produzione mondiale di plastica vada a finire nel packaging dei prodotti di più largo consumo. Un euro al chilo si dice. Che faccio dottore lascio? Come contorno i certificati rilasciati dagli organi dell'autorità giudiziaria in materia penale. Qui si parla addirittura di un bollo di 2,4 euro a pagina. Le manette facili o il fine processo mai diventano un bel tesoretto per il governo gialloodio. Per dessert invece abbiamo le nuove imposte sul gasolio, sulle bibite gassate e le immancabili accise su tabacco ed alcol. Se non sono un aumento dell'Iva gli somigliano tantissimo. Dopo il caffè, è il caso di dirlo, arriva l'amaro: le tante complicazioni e aumenti di imposte per le partite Iva unite alle misure di contrasto all'evasione fiscale. Il mantra che ha alimentato una manipolazione mediatica di massa a reti e tipografie unificate e che danno a «Giuseppi» Conte l'alibi e il movente perfetto per continuare ad aumentare le imposte. In compenso il nostro forse collega Gualtieri ci dice pure che la crescita nel 2019 sarà pari allo 0,1% e solo grazie all'aumento dell'export. Cioè la domanda degli altri che è pari a un +0,6%. Perché se avessimo dovuto contare sulla nostra domanda interna faremmo -0,5%. Ma ora riducendo le soglie di utilizzo del contante daremo un'ulteriore bella mazzata al commercio interno. Che senso ha infatti vedere un'agonizzante domanda interna che soffre quando le si può invece dare il colpo di grazia facendola crepare? Rimane, direbbe il piddino in servizio effettivo permanente, la domanda estera, cioè l'export. A parte la demenziale scelta di massacrare i consumatori italiani sperando che siano gli stranieri al comprare, stavolta c'è una verità che Gualtieri omette. Occhio, ministro, che la crisi sta arrivando pure in Usa, e a quel punto non avremo neppure quel ramo cui aggrapparsi. Sono infatti 123 mesi consecutivi che l'economia americana sta crescendo. Il periodo più lungo di tutti i tempi così come i 108 mesi di crescita consecutiva dell'occupazione. Per circa 6 milioni di disoccupati americani vi sono 7,5 offerte di lavoro cui nessuno ha ancora dato una risposta. E se non arrivasse la recessione entro la fine del 2020 il decennio concluso sarebbe il primo senza una crisi dal lontano 1850. Ma purtroppo vi sono tutti i segnali premonitori della crisi. A marzo 2019 la curva dei rendimenti sui titoli Usa si è invertita. Il rendimento a tre mesi supera quello a dieci anni. Una cosa anomala che in genera anticipa la recessione. E lo stesso dicasi sui titoli a due anni che ad agosto superavano come rendimento il decennale. Nelle ultime cinque recessioni, questi segnali hanno preceduto lo scoppio di una crisi con un anticipo di 16-20 mesi. In altre parole non ci sarebbe niente di strano se l'economia Usa andasse in recessione fra il luglio 2020 ed il maggio 2021. È una cosa assolutamente normale. Ma essendo gli Stati Uniti il cliente del mondo con il loro deficit commerciale di circa 500 miliardi di dollari, ecco che la domanda estera cui tanto si aggrappa Gualtieri mentre massacra i nostri consumatori a colpi di tasse sparirebbe. Ovviamente Washington saprà cosa fare per uscire dalla crisi come ha dimostrato di saper fare nel 2009 aumentando il deficit di quasi il 90% mentre Gualtieri invece aumenta le tasse di 12,7. Gli americani sono fatti cosi. Sono pieni di difetti ma quando serve (si veda la seconda guerra mondiale o la reazione alla grande crisi del 2008) sanno sempre fare la cosa giusta. Mica come i tedeschi con cui premier Giuseppi «abbassiamo le tasse» Conte confabulava agitatamente a Davos. Loro sono pieni di pregi (forse?), ma fanno sempre le cose sbagliate.
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Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.