2023-09-20
Ma i loro sindaci adesso frignano. Non vogliono altri profughi
Elly Schlein (Getty images)
Il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, ora si lamenta per i problemi di sovraffollamento e sicurezza provocati dall’afflusso di clandestini. Il governatore Eugenio Giani non vuole il Centro di permanenza per i rimpatri in Toscana. Chissà se Matteo Lepore, sindaco di Bologna in quota Pd, ricorda i bei tempi in cui nella sua città imperversavano le sardine e gridavano, con velato riferimento al Covid, «il vero virus è il razzismo». Probabilmente sì, visto che è stato proprio lui, non molto tempo fa, a definire la presenza in Consiglio comunale di Mattia Santori «un valore aggiunto». Eppure non sembra proprio che il suo attuale atteggiamento sia molto in linea con i vecchi slogan sardineschi. Anzi, a dirla tutta non pare nemmeno che Lepore sia sintonizzato sulla stessa frequenza di Elly Schlein. La segretaria con asterisco del Pd straparla di cancellare la Bossi-Fini e grida che non bisogna fare accordi con «i dittatori» (cioè praticamente con mezzo mondo) per contenere l’immigrazione. Lei vorrebbe accogliere tutti ed è legittimo, per carità. Difende le Ong e - come tempo addietro le sardine - s’intigna a cercare razzismi e fascismi ovunque. Solo che, nel mentre, il suo sindaco che fa? Facile: frigna perché ci sono troppi immigrati in arrivo in Emilia-Romagna. Piange e si straccia le vesti, incolpa il governo, ribalta tavoli e sedie perché non può gestire (così dice lui) l’afflusso di stranieri in casa sua.«Questo caos è una scelta politica», ha detto Lepore nei giorni scorsi, puntualmente ripreso da Repubblica. «Visto che il premier Meloni ha detto che se ne occuperà lei, il passo successivo sarà prendere pieni poteri sull’immigrazione e vorrà dire smantellare l’accoglienza diffusa». Dovete sapere che con la formula accoglienza diffusa i sindaci progressisti fanno riferimento a piccoli gruppi di migranti da spargere sul territorio. In sostanza, per loro, difendere quel modello significa dire: vogliamo pochi stranieri, che non impattino troppo sulle realtà locali e se ne stiano buoni.E infatti Lepore dettaglia la sua indignazione: «Noi sindaci», dichiara, «ci siamo stancati di questa situazione, ma se il premier Meloni decide di voler affrontare in maniera strutturale la questione dei migranti, è fondamentale che ci convochi. Nel momento in cui noi sindaci diamo la nostra disponibilità a collaborare con il governo, pugnalare le città alla schiena in questo modo è sbagliato e i cittadini lo devono sapere».Interessante. A che cosa si riferisce il nostro quando parla di pugnalate alla schiena? È presto detto: al fatto che, nei suoi paraggi, arriveranno un po’ di stranieri. A sentire lui e il suo assessore Luca Rizzo Nervo, in Emilia-Romagna dovrebbero giungere circa 800 profughi o aspiranti tali, di cui 180 nel territorio bolognese. Cosa che indispettisce non poco il sindaco, che sbraita: «Nell’area metropolitana bolognese sono già accolte circa 4.000 persone, 2.195 delle quali a Bologna, quando la clausola di salvaguardia sarebbe di 1.115 migranti. Siamo, quindi, a quota mille oltre il dovuto e il prefetto ci ha già preannunciato che ne arriveranno in media 200 al giorno nei prossimi giorni».Ma pensa che strano: più gente sbarca, più gente si devono prendere le città, di solito funziona così. Si vede che al sindaco Pd i suoi amici di partito non lo hanno mai detto. Eppure era lui che nel 2022 dichiarava: «La solidarietà è l’enzima che rende bolognesi». Dove è mai finita tutta questa solidarietà? Dove sono finiti i proclami del primo cittadino sulla necessità dello ius soli? A sentire le sue recenti interviste, pare proprio che abbia cambiato registro.Ad esempio, non vuole altra gente nell’hub locale: «La prospettiva è quella di allargare via Mattei, dove oggi già ci sono 800 persone in una condizione che non auguro a nessuno. In quella struttura i posti passeranno a 1.000 e poi cresceranno», borbotta. Addirittura, pensate, Lepore si mostra preoccupato per le costanti baruffe tra stranieri: «Un’altra rissa c’è stata nei giorni scorsi, i cittadini ci chiedono di gestire la situazione», dice. «Servono almeno 200 agenti in più per gestire i problemi quotidiani sulla sicurezza e noi abbiamo tutte le forze dell’ordine impegnate sull’immigrazione».Ma come? Più polizia, più sicurezza, meno ingressi? Ma che succede all’accogliente bolognese? Non era lui che qualche anno fa (2021) voleva addirittura chiudere i centri di accoglienza per fare circolare tutti liberamente? Forse ha scoperto d’improvviso che l’ immigrazione di massa è un bel caos? A quanto pare le cose stanno proprio così. E sembra pure che la stessa scoperta l’abbiano fatta anche altri illustri amministratori non esattamente sovranisti. Ad esempio, il governatore toscano Eugenio Giani, che tuona: «Non darò l’ok a nessun Cpr (il Centro di permanenza per i rimpatri, ndr) in Toscana. Si stanno prendendo in giro gli italiani perché il problema dell’immigrazione è come farli entrare e accoglierli, non come buttarli fuori». Favoloso: non vuole il centro perché teme la concentrazione di stranieri, ma per rifiutarlo usa la scusa della accoglienza. In pratica sostiene di volerne di più ma in realtà non li vuole.Analogo ragionamento da parte di Arno Kompatscher, governatore della Provincia di Bolzano. «Siamo un territorio tranquillo ma anche noi abbiamo le nostre problematiche, come dimostrano gli ultimi casi di violenza contro donne e giovani violenti», spiega. Poi aggiunge sollevato: «Il ministro Piantedosi mi ha ribadito, durante il nostro incontro, che il Cpr in Alto Adige servirà solo per le esigenze locali e non ci saranno trasferimenti da altre Regioni».Insomma, quel che emerge è che i politici di sinistra i migranti li vogliono a patto di non dover essere loro a gestirli. Elogiano l’ospitalità ma, contemporaneamente, se la prendono col governo e invocano lo stop agli sbarchi e alla spartizione dei migranti. E ne hanno tutto il diritto, come no. Forse, però, dovrebbero discuterne prima fra loro e con i capi dei loro partiti che contestano la stretta meloniana. O forse, più semplicemente, dovrebbero prendersela con sé stessi: dopo anni passati a celebrare le bellezze dell’accoglienza, il destino li ha accontentati. E bisogna sempre stare attenti a ciò che si desidera.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.