2023-06-24
L’utero in affitto reato universale è l’unico argine a ogni scorciatoia
Senza una legge, il no ribadito dalle toghe alla maternità surrogata e alla fecondazione eterologa può aprire alla normalizzazione della stepchild adoption. Che diventa la corsia preferenziale del mercato procreativo. Due sentenze in due giorni hanno dimostrato quel che in realtà era già noto a tutti. A differenza di ciò che sostengono illustri esperti come Donatella Stasio, in Italia non manca affatto una legge sui «nati da genitori omosessuali». La legge c’è ed è piuttosto chiara: la maternità surrogata è vietata, così come la fecondazione eterologa, ergo le registrazioni di figli di due madri e due padri non si possono fare. Lo ha suggerito prima la Cedu e poi lo ha ribadito il tribunale di Milano, annullando la trascrizione di un figlio di due papà perché «avvenuta (.. in violazione della normativa vigente che, vietando il ricorso alla maternità surrogata, vieta altresì la trascrizione dell’atto di nascita nella parte in cui riporta quale genitore anche quello d’intenzione». La discussione potrebbe e forse dovrebbe finire qui. Anzi avrebbe dovuto concludersi dopo la sentenza della Cassazione del dicembre 2022, la quale è giunta alle stesse conclusioni dei giudici milanesi. Se ancora oggi si affronta l’argomento è perché i militanti Lgbt hanno deciso che, per loro e solo per loro, la legge non deve valere. Dunque hanno continuato a violarla, facendosi scudo con i bambini. Hanno pensato, cioè, di ottenere ragione mettendo le istituzioni di fronte al fatto compiuto: una volta che i piccini sono nati, bisogna riconoscerli. Che l’obiettivo fosse questo lo dimostrano le reazioni suscitate dalla proposta del ministro Eugenia Roccella. Secondo la responsabile della Famiglia, si dovrebbe «pensare a una sanatoria una volta che ci sarà la nuova legge per la perseguibilità dell’utero in affitto, anche per chi lo fa all’estero, visto che in Italia è già vietato per fortuna». La via di uscita suggerita dal ministro segue la via indicata dalla Cassazione a dicembre e dal tribunale di Milano ieri. I giudici meneghini, infatti, hanno ricordato «che il diritto del minore al pieno riconoscimento del ruolo svolto dal genitore d’intenzione nel progetto volto alla sua crescita, educazione e istruzione potrà essere riconosciuto con il procedimento dell’adozione in casi particolari». Il senso è chiaro: poiché esistono bambini già nati tramite maternità surrogata, sarebbe ingiusto penalizzarli solo perché i genitori, oltre a privarli della madre, li hanno volutamente messi al centro di un enorme pasticcio burocratico (anche se, va detto, la penalizzazione sul piano pratico è sostanzialmente inesistente, poiché anche in assenza di adozione i piccini hanno esattamente gli stessi diritti di tutti gli altri). Il punto è che agli attivisti arcobaleno nemmeno la proposta estremamente conciliante del ministro non va bene. Mesi fa, affrontando l’argomento nel corso di una accesa discussione a Piazzapulita, chi scrive avanzò una idea di sanatoria analoga e Alessia Crocini di Famiglie arcobaleno replicò ringhiando, utilizzando le stesse identiche parole usate ieri per rispondere alla Roccella: «I nostri figli non sono villette abusive a cui si può applicare una sanatoria», ha detto la Crocini. «Sono cittadini italiani privi di diritti elementari di cittadinanza che qualunque Paese dovrebbe garantire. La sanatoria è trattare i nostri figli come un abuso e frutto di una illegalità, quando questi bambini sono nati all’estero dove la pratica della Gpa è legale e quindi non devono subire questo trattamento. È una cosa indegna detta da una ministra della Repubblica». Insomma, per le associazioni arcobaleno esiste solo una prospettiva accettabile: maternità surrogata e fecondazione eterologa devono essere sdoganate. È facile immaginare, quindi, che continueranno a tentare di ottenere ragione soprattutto per via giudiziaria. Ecco perché, a questo punto, occorre essere estremamente accorti e consapevoli degli scenari che si possono spalancare. Se i tribunali hanno stabilito al di là di ogni dubbio che la maternità surrogata è vietata e che le trascrizioni non si possono fare, hanno stabilito pure che la cosiddetta stepchild adoption è invece accettabile e addirittura consigliata. Per questo è fondamentale che passi al più presto la legge che renderà l’utero in affitto reato universale. Se non fosse approvata, di fatto assisteremmo alla liberalizzazione della surrogata: chiunque potrà andare all’estero, comprare un figlio e tornare in Italia procedendo all’adozione. In realtà questa strada era già percorribile fino a ieri, ma dopo l’ultima sentenza è divenuta di fatto la corsia preferenziale. Se non si impedirà il turismo procreativo, arrestare il ricorso all’utero in affitto sarà impossibile. Bisogna anche valutare con estrema attenzione anche l’ipotesi di sanatoria. Come si diceva, anche se non esiste una legge in materia, le corti italiane hanno stabilito che l’adozione in casi particolari sia consentita e legittima. Attualmente però questo percorso non ha un esito scontato. Una sanatoria, invece, lo renderebbe probabilmente più semplice e sostanzialmente automatico, seppure per un periodo limitato (quello utile appunto a sanare le situazioni dei bambini già nati). Esiste tuttavia la non remota possibilità che, un domani, un altro tribunale possa stabilire che esista una disparità di trattamento riguardo ai diritti fondamentali dei bambini nati prima della sanatoria rispetto a quelli nati dopo. In poche parole, il pericolo è che la norma nata come sanatoria venga trasformata in una legge vera e propria. Ecco perché, nella discussione in Parlamento sul reato universale, tocca tenere conto di questa possibilità. Il vero obiettivo della proposta di legge attualmente in discussione è esattamente quello di creare un deterrente. Se non dovesse rivelarsi abbastanza severo e sufficientemente efficace, si lascerà aperto uno spiraglio in cui potranno infilarsi i tifosi dell’utero in affitto. A cui basterà avere molti soldi da spendere per pagare, oltre alla madre surrogata, anche la sanzione prevista dalle legge.
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