2020-09-15
Senza insegnanti e senza banchi ma il governo la chiama scuola
Non ci sono i banchi, non ci sono gli insegnanti, ma la chiamano scuola. Sì, il bilancio del primo giorno di lezione in 13 regioni su 20 (sette hanno deciso di rinviare l'apertura degli istituti) può essere sintetizzato così. Gli studenti hanno fatto il loro ingresso nelle aule, come da previsioni, ma spesso le hanno trovate deserte, perché i docenti non c'erano. Un dato preciso di quanti ne manchino non esiste, perché il ministero, onde evitare la rappresentazione di una débâcle, si è ben guardato dal fornirlo. Tuttavia, per capire quale sia la situazione sono sufficienti i resoconti in alcune aree. A Milano, per esempio, mancano 5.106 professori e 2.065 sono quelli di sostegno che servirebbero. In pratica, risulta assente un docente ogni cinque, che dal punto di vista statistico potrebbe voler dire che il 20 per cento delle scuole non è in grado di funzionare, ma siccome le carenze di personale sono equamente distribuite significa che al momento le lezioni non possono che procedere a singhiozzo. Una situazione che per gli studenti affetti da handicap, e dunque bisognosi di un docente dedicato, è anche più grave: la percentuale degli insegnanti di sostegno di cui c'è bisogno raggiunge infatti il 50%, con il risultato che molti studenti affetti da deficit ieri sono stati rimandati a casa e nessuno sa dire quando, per loro, comincerà il primo giorno di scuola. Qualcuno potrebbe ritenere che il caso di Milano sia un'eccezione, ma così non è. Nelle Marche ieri sono mancati all'appello 1.300 docenti e non molto diversa è la situazione in Emilia Romagna, dove le nomine dei 20.000 supplenti necessari a garantire il normale corso delle lezioni è in grave ritardo. A causa di questa situazione, in molte scuole l'orario dovrà per cause di forza maggiore essere ridotto, in qualche caso anche del 50%. Come dicevamo, le carenze non riguardano però solo i professori, ma anche i banchi, ossia quelle postazioni che il governo si era impegnato a recapitare al fine di consentire il distanziamento degli alunni. Nei giorni scorsi, alcuni sindaci hanno raccontato al nostro giornale che il materiale consegnato era da parecchi punti di vista, in particolare da quello della sicurezza, totalmente inadeguato e per questo sono stati costretti a rispedirlo al mittente. Tuttavia, a prescindere dalla qualità del mobilio su cui dovrebbero studiare i nostri figli, c'è un dato di fatto e cioè che molte scuole non hanno visto né banchi né seggiole. Ieri il governatore della Liguria, Giovanni Toti, ha postato una foto che ritrae degli alunni in ginocchio, perché hanno dovuto usare le sedie come superfici dove poggiare il quaderno e scrivere. Dove sono finiti i mitici banchi a rotelle, chiede via Internet il presidente-candidato? Il commissario per l'emergenza Covid, Domenico Arcuri, invita a non polemizzare, dicendo che entro la fine di ottobre, cioè tra un mese e mezzo, tutte le scuole saranno rifornite. Sta di fatto che al momento, secondo l'associazione dei presidi, ad avere ricevuto i banchi promessi sarebbe solo l'8 per cento di quelle che ne avevano fatto richiesta.E fin qui abbiamo parlato di docenti e di banchi, ma non va meglio con il resto, ossia con le mascherine. Il governo si era impegnato a distribuirle gratuitamente in ogni istituto, ma al momento della maxi fornitura promessa non c'è traccia. Alcune scuole dispongono dei dispositivi di protezione, ma non per tutti gli studenti e nemmeno per la totalità dei professori. Domenico Arcuri giura di averne inviate 94 milioni, mandandole in 18.000 istituti. Uno sforzo che definisce ciclopico, ma forse qualcuno deve aver sbagliato indirizzo e averle spedite nei posti sbagliati. Sta di fatto che senza mascherine, senza banchi monoposto e pure senza un aumento degli scuolabus, la sicurezza degli studenti è messa a dura prova. Altro che distanziamento: sul Web girano filmati che dimostrano come i propositi del giorno prima che suonasse la campanella siano rimasti sulla carta. Risultato, appena riaperte alcune scuole sono già chiuse, perché in classe si sono registrati già casi di positivi. Siamo stati i primi a sospendere le lezioni e gli ultimi a riprenderle, ma la pausa non ha insegnato niente. Per lo meno a Lucia Azzolina.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)