2023-03-24
L’ultimo spreco Ue: metà dei rigassificatori non servono
Studio Usa: inutile la corsa al gas liquefatto, nel 2030 la domanda sarà il 50% dell’offerta. Cina e India stanno già tagliando gli acquisti.Proteggersi da un potenziale pericolo è cosa buona e giusta, ma il rischio è quello di eccedere nelle spese per la protezione e passare da un danno ipotetico a un sicuro salasso a carico dei cittadini. Potrebbe succedere questo ai Paesi europei alle prese con la corsa a sostituire nel più breve tempo possibile il gas russo- messo al bando causa guerra in Ucraina a partire dal 2027. Secondo una ricerca condotta dall’Istituto per l'economia dell'energia e l'analisi finanziaria statunitense (Ieefa), la rapida costruzione di infrastrutture per il gas naturale liquefatto in Europa è destinata a superare la domanda entro la fine del decennio. In soldoni: oltre la metà dei rigassificatori previsti rischia di rimanere inattiva. Con il conseguente enorme spreco di denaro pubblico. Nella ricerca del think tank con sede negli Stati Uniti emerge che la capacità dei terminali del continente supererà i 400 miliardi di metri cubi entro il 2030. Per contro, la domanda di Gnl in Europa dovrebbe oscillare tra i 150 miliardi di metri cubi, secondo l'Ieefa, e i 190 miliardi di metri cubi, secondo S&P global commodity insights. Morale della favola: lo squilibrio tra la futura domanda interna e gli impianti di importazione potrebbe portare a 200-250 miliardi di metri cubi di capacità inutilizzata entro il 2030, pari a circa la metà della domanda totale di gas dell’Unione europea nel 2021, che era di 413 miliardi di metri cubi.«Questa è la polizza assicurativa più costosa e inutile del mondo», evidenzia Ana Maria Jaller-Makarewicz, analista energetica di Ieefa Europe e autrice dell'analisi, «l’Europa deve bilanciare con attenzione i suoi sistemi di gas e Gnl, evitando di far pendere la bilancia dall'affidabilità alla ridondanza... Il potenziamento dell'infrastruttura europea non aumenterà necessariamente l'affidabilità, c’è il rischio tangibile che le risorse si blocchino».Il problema è che diversi Paesi - tra cui Germania, Italia, Grecia, Paesi Bassi e Francia - hanno annunciato nuovi progetti di Gnl o l’espansione di quelli esistenti in risposta alla chiusura dei gasdotti russi accelerando i piani per introdurre fonti alternative di gas da Paesi come gli Stati Uniti e il Qatar. Il fatto poi che la ricerca che ammonisce rispetto alla corsa al Gnl arrivi proprio dagli Stati Uniti, che potrebbe essere uno dei primi Paesi a beneficiarne, dovrebbe rappresentare un ulteriore elemento di riflessione rispetto alle politiche che si stanno portando avanti. «Il nostro rapporto mostra che nel 2030 la domanda di gas in Europa dovrebbe essere inferiore ddi circa il 40% rispetto al 2019. Questo perché la domanda di Gnl in Asia è inaffidabile, e l'Europa ha intrapreso un chiaro percorso di decarbonizzazione per il suo settore energetico, per gli edifici e ora anche per l'industria, con la Commissione che presto pubblicherà una legge sull'industria a zero emissioni a marzo», si legge ancora nello studio.E infatti guardandosi intorno si vede che nel 2022 la Cina ha tagliato del 20% gli acquisti di Gnl e che gli alti prezzi del gas liquefatto hanno spinto gli acquirenti cinesi a fare più affidamento sulla produzione interna.E la stessa cosa è successa per India, Bangladesh e Pakistan che hanno ridotto del 16% la domanda di Gnl per le preoccupazioni sull’accessibilità e la sicurezza del carburante.
Jose Mourinho (Getty Images)