2022-12-15
L’ultima fregatura targata Bruxelles. Il dazio green che farà alzare i prezzi
Intesa sulla tassa per i prodotti fabbricati in modo inquinante da nazioni terze. La scusa è limitare forme sleali di concorrenza. La realtà è che, per sussidiare imprese piegate dalle manie verdi, si genererà altra inflazione.Nella notte tra lunedì e martedì scorso il gruppo ristretto di negoziazione tra Parlamento e il Consiglio europei ha raggiunto un accordo (provvisorio e condizionato) su un nuovo meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (Cbam). Si tratta, nei fatti, di un dazio sulle importazioni di prodotti ad alta intensità di emissioni carbonio. Il testo su cui si è trovato un compromesso deve ancora essere approvato dai 27 rappresentanti degli Stati presso l’Unione europea e dall’aula del Parlamento europeo e dovrebbe entrare in vigore a partire da ottobre 2023. Nelle fasi iniziali, fino a quella data, il meccanismo sarà attuato solo nella parte di raccolta dati e informazioni sui prodotti e relativo contenuto di emissioni.In particolare, il Cbam si applicherà alle importazioni di ferro e acciaio, cemento, alluminio, fertilizzanti, elettricità e idrogeno, oltre ad alcuni altri prodotti, provenienti da Paesi extra Ue che non impongono l’onerosità delle emissioni di anidride carbonica (CO2). Il meccanismo fa parte del pacchetto Fit for 55, lanciato nel luglio del 2021 dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e ha già subito lunghissimi round di negoziazione all’interno degli organismi dell’Unione.Pascal Canfin, presidente della commissione per l’Ambiente del Parlamento europeo, del gruppo Renew Europe, in una nota ha affermato che «per la prima volta garantiremo un trattamento equo alle nostre imprese, che pagano un prezzo del carbonio in Europa, e ai loro concorrenti stranieri, che non lo fanno. Questo è un passo importante che ci consentirà di fare di più per il clima proteggendo le nostre attività e i nostri posti di lavoro».Il capo negoziatore del Parlamento europeo, il progressista olandese Mohammed Chahim, ha dichiarato invece che il Cbam «sarà un pilastro cruciale delle politiche climatiche europee. È uno dei pochi meccanismi che abbiamo per incentivare i nostri partner commerciali a decarbonizzare la loro industria manifatturiera».Lo scopo dichiarato dell’introduzione di questa tassa è evitare la delocalizzazione della produzione da parte di imprese europee in territori ove le norme sulle emissioni di CO2 sono più permissive. Nell’Unione europea vige infatti il meccanismo Ets per lo scambio oneroso di quote di emissione, cui sono obbligate a sottostare le aziende produttive. L’altro razionale per l’applicazione del dazio è evitare aumenti delle importazioni da Paesi terzi di prodotti ad alta intensità carbonica, che godrebbero di un vantaggio di prezzo dato dalla diversità delle normative ambientali. Il dazio, nell’idea di chi lo sta imponendo, dovrebbe convincere chi lo subisce a investire per decarbonizzare la propria economia.Queste le buone intenzioni, o supposte tali. A Bruxelles tutti contenti, dunque. E i cittadini? Forse dovrebbero esserlo un po’ meno. La vocazione climatica che informa tutta la produzione normativa di Bruxelles pone, infatti, una serie di conseguenze che nel solenne linguaggio unionista vengono chiamate «sfide» e che più comunemente l’uomo della strada chiamerebbe fregature.Infatti, è vero che l’equiparazione (level playing field) di una parte dei costi di produzione evita che Paesi terzi si avvantaggino facendo dumping climatico sulle emissioni, ed è vero quindi che in questo modo le imprese europee saranno meno svantaggiate rispetto a quelle, ad esempio, cinesi. Ma è vero soprattutto che un dazio alzerà immediatamente i costi di acquisto. L’effetto di questo nuovo dazio sarà quello di alzare i prezzi e di conseguenza di mantenere alta l’inflazione. Trattandosi di materiali di base come acciaio, alluminio, fertilizzanti, l’aumento dei prezzi si rovescerebbe poi a valle su lavorati e semilavorati. Ma non solo. Con l’applicazione del Cbam l’Europa si espone a ritorsioni: il fatto che il dazio sia applicato a fini «climatici» di per sé non impedisce che qualcuno applichi strategie difensive. Già a maggio, la European steel association - Eurofer (l’associazione che raggruppa i produttori di acciaio dell’Unione europea) aveva scritto una lettera preoccupata ai vertici dell’Ue, temendo che il Cbam fosse aggirabile ed esponesse l’export di acciaio europeo a ritorsioni. Eurofer era preoccupata soprattutto perché l’avvio del Cbam comporta la fine delle allocazioni gratuite di quote di CO2, che in parte esistono ancora ma che tendenzialmente dovrebbero ridursi a zero, portando il sistema Ets europeo ad essere totalmente oneroso. Ma c’è di più. Oltre all’inevitabile effetto inflattivo che porta con sé e che peserà sulle tasche dei cittadini, il nuovo dazio assomiglia molto a una toppa sulla riduzione di competitività dell’industria europea, messa a dura prova dai costi della transizione ambientale imposta dal blocco industriale e finanziario tedesco. In altre parole, il Cbam è una nuova forma di protezionismo che potremmo definire climatico. Nei fatti, i proclami europei sul libero mercato, sulla concorrenza, sul mercato globale come terreno naturale di crescita dell’Europa e come scenario di conquista in spirito puramente imperiale si sono rivelati inconsistenti. La globalizzazione oggi si ritorce contro chi ha fatto della Cina (il maggior destinatario del dazio climatico) la fabbrica del mondo, che avanza bruciando carbone mentre gli infragiliti settori industriali occidentali si affidano alla variabilità di sole e vento. Peraltro, nel fare ciò, mettendosi di nuovo nelle mani della Cina, che ha il controllo su quasi tutta la filiera delle energie rinnovabili. Quando c’è da farsi del male da soli, Bruxelles non manca l’appuntamento.
Leonardo Apache La Russa (Ansa)
Nessuna violenza sessuale, ma un rapporto consenziente». È stata archiviata l’indagine a carico di Leonardo Apache La Russa e l’amico Tommaso Gilardoni, entrambi 24enni, accusati di violenza sessuale da una di ventiduenne (ex compagna di scuola di La Russa jr e che si era risvegliata a casa sua).
Nel riquadro, Howard Thomas Brady (IStock)