2023-06-23
L’Ue vuole svuotare le nostre reti. Mobilitazione dei pescatori italiani
Francesco Lollobrigida (Ansa)
Un documento della commissione Ambiente fissa al 2030 la fine dello «strascico». Una decisione di forte impatto economico e occupazionale che imporrà l’approvvigionamento ittico da altri mari liberi da vincoli Entro il 2030 i pescatori italiani potrebbero perdere il diritto di gettare le reti a strascico su oltre due milioni di ettari di mare in nome del green deal che mira alla neutralità climatica mettendo la pesca insieme alle politiche ambientali sul ripristino della natura e alla strategia per la biodiversità finalizzata alla conservazione e alla tutela delle aree marine e dei suoi ecosistemi. Per questo oggi saranno le sirene dei pescherecci ormeggiati nei porti che daranno la carica alla protesta di tutte le marinerie d’Italia che si mobilitano contro il Marine action plan, il documento della Commissione europea presentato dal commissario lituano per ambiente ed oceani Virginijus Sinkevičius, che prevede «la protezione dei fondali e degli stock ittici attraverso l’eliminazione graduale, entro il 2030, della pesca mobile di fondo effettuata con attrezzi attivi, quali reti a strascico o draghe, garantendo allo stesso tempo che questa tecnica non sia sostituita da alternative equivalenti o peggiori, nelle aree marine protette esistenti o di futura istituzione e nelle aree di Natura 2000». Per gli estremisti dell’ambiente lo strascico provocherebbe danni irreparabili ai fondali e perdita di squali, razze e tartarughe marine. La pesca a strascico, secondo Coldiretti impresapesca, rappresenta la tipologia più produttiva della marineria italiana con il 20% della flotta peschereccia e 2088 unità, circa 7000 lavoratori, il 30% degli sbarchi ed il 50% dei ricavi. Un settore che in Europa rappresenta il 25% degli sbarchi totali di prodotti ittici ed il 38% dei ricavi, con oltre 7.000 imbarcazioni. Già a maggio scorso tutti gli eurodeputati italiani hanno manifestato le proprie preoccupazioni per il rischio affondamento del settore mentre il ministro dell’Agricoltura e della pesca, Francesco Lollobrigida, aveva dichiarato: «La proposta dell’esecutivo Ue ci preoccupa particolarmente, ci preoccupa il modello», sottolineando come l’inquietudine venisse condivisa con «quasi tutte le nazioni europee perché attribuire allo strascico la distruzione dei fondali marini è troppo semplificativo». Sulle banchine dei porti oggi si ritroveranno i sindacati da Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila pesca e dal mondo della rappresentanza di cooperative, imprese e lavoratori Agci agrital, Confcooperative fedagripesca, Legacoop agroalimentare, Coldiretti Impresapesca, Federpesca per dire «No a un piano d’azione sulla pesca che si basa su dati scientifici non aggiornati e accurati e ci porterà alla totale dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento di prodotti ittici. No a un piano d’azione che prevede una forte limitazione della pesca a strascico in tutta Europa entro il 2030, che propone la creazione di ulteriori aree marine protette e non considera l’impatto sociale ed economico su imprese, lavoratori, territori». E malgrado su un totale di 350.263 chilometri quadrati di aree marine, lo «strascico» sia già interdetto su 223.242 kmq a penalizzare i nostri pescatori potrebbe arrivare anche la scatola nera a bordo per dimostrare l’effettivo rispetto delle zone. Non vengono invece confermati vincoli e restrizioni sul patentino per la pesca amatoriale che penalizzerebbero l’intero indotto.«È l’esempio degli eccessi che la politica green dell’Europa sta provocando in nome di una ideologia senza equilibrio. Estendere il divieto di pesca a strascico ad un ulteriore 30% dei mari, come intende fare il commissario Sinkevicius, significa non considerare il forte impatto economico e occupazionale in un settore importante per l’economia italiana, specie quella meridionale» afferma l’europarlamentare di Fdi-Ecr, Nicola Procaccini, copresidente del gruppo dei Conservatori: «I pescatori italiani hanno fatto già enormi sforzi per adeguare i metodi di pesca e rispettare al massimo il mare e l’ambiente, con importanti risultati. Vietare ulteriormente la pesca a strascico, vuol dire favorire l’arrivo di pesce da altri mari pescato da imbarcazioni che non devono sottostare ad alcun divieto». «Oggi c’è il sostegno bipartisan alla protesta nei porti italiani perché l’Ue vuole smantellare la flotta europea» dice Antonio Pucillo, capo dipartimento pesca Cgil nazionale: «I pescatori rispettano tutto quello che è stato finora imposto, ma nessuno quantifica i danni provocati al mare dalle tonnellate di plastica al cambiamento climatico. Dal 2008 le imbarcazioni, cioè le imprese ittiche, hanno ridotto i giorni lavorativi in mare del 38% e pagato di più il gasolio, hanno perso il 17% dei pescherecci e guadagnato meno, hanno modificato le reti per un pescato più selettivo. Ora con l’allargamento delle aree marine protette non ci sarà più mare per pescare: le abbiamo già ma soprattutto abbiamo i parchi eolici off shore che impediscono la pesca. L’extra ambientalista Sinkevičius dice che nel 2030 deve finire la pesca a strascico quindi tutti a casa e fine di professionalità, storia e cultura del nostro Paese. Con un rischio per la sicurezza alimentare e lo standard di qualità del made in Italy: il pesce arriverà da altri mari, Mediterraneo compreso, dove le flotte del Nordafrica continueranno a pescare libere dai vessatori vincoli Ue».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.