2020-10-24
L’Ue vuole finanziare le Ong abortiste impoverite da Trump
Appello del Parlamento alla Commissione per sostenere le sigle pro Ivg con stanziamenti del bilancio comunitario.Tranquilli, abortisti di tutto il mondo. Se per colpa di Donald Trump siete finiti alla canna del gas, ci penserà l'Europa a prestarvi soccorso.Già, perché ieri, il Parlamento Ue ha votato una relazione che, in mezzo a tanti proclami sulla necessità di difendere le donne, specie nei Paesi in cui sono più vulnerabili, «invita la Commissione e il Servizio europeo per l'azione esterna», una sorta di gabinetto degli Esteri dell'Unione, a «contrastare gli effetti della global gag rule, sostenendo in maniera significativa il finanziamento della salute sessuale e riproduttiva e dei relativi diritti». Tra i quali, appunto, l'interruzione di gravidanza.Global gag rule è lo spregiativo che indica la «Mexico city policy», ovvero il blocco, da parte del governo Usa, dei fondi alle Ong pro aborto. In realtà, la inaugurò negli anni Ottanta Ronald Reagan; la cancellò Bill Clinton; la ripristinò George W. Bush; la abrogò di nuovo Barack Obama; l'ha riportata in auge, infine, Donald Trump, nel gennaio 2017, appena insediatosi alla Casa Bianca. Solo che, nella storia del lungo tira e molla tra presidenti repubblicani e democratici, è la prima volta che l'Europa interviene per tendere una mano agli attivisti dell'aborto, che nel documento validato ieri viene significativamente accostato alla «contraccezione». Ma non finisce qua. Il Parlamento Ue, che raccomanda agli Stati membri di «adottare una politica estera e di sicurezza femminista», ha anche chiesto alla Commissione di promuovere le politiche di genere, nominando, tra l'altro, un apposito consigliere in ogni dipartimento del Servizio per l'azione esterna. E da dove dovrebbero arrivare le risorse? Da stanziamenti dedicati nel bilancio comunitario. Quello che su cui, proprio in questi giorni, si stanno scannando governi, eurodeputati ed esecutivo dell'Unione. Non è un caso, poi, che questa partita s'intrecci con quella che si gioca sul Recovery fund. Né che la pietra dello scandalo siano le condizionalità per l'erogazione delle sovvenzioni, legate al rispetto dello Stato di diritto, particolarmente invise ai Paesi dell'Est. Già a metà settembre, in plenaria davanti al Parlamento Ue, la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, aveva giurato che «i soldi del bilancio europeo e del Next generation Eu», il pacchetto di aiuti che include il Recovery fund, sarebbero stati «spesi con le garanzie sullo Stato di diritto. Questo non è negoziabile», aveva aggiunto perentoriamente la pupilla di Angela Merkel, che auspicava «un'Unione dell'uguaglianza», invocando il riconoscimento delle unioni omosessuali in tutti i Paesi membri. Quale sia la filiera che hanno in mente a Bruxelles, dalle istanze Lgbt, a quelle immigrazioniste, all'aborto, lo spiega alla Verità l'eurodeputato leghista, Vincenzo Sofo. Lui ha votato contro i passaggi sul finanziamento alle associazioni pro aborto, ma si è astenuto sulla relazione finale, per non pregiudicare il comunque «nobile obiettivo di migliorare i diritti delle donne nei Paesi terzi e di combattere ogni forma di discriminazione». «Quando pensiamo al Recovery fund», argomenta Sofo, «ci concentriamo sulle condizionalità economiche: per cosa spendi i soldi e che riforme assicuri in cambio dei finanziamenti. Ma il prossimo passo saranno le condizionalità etiche. La von der Leyen ha parlato quasi esplicitamente di “quote nere", cioè di incarichi pubblici riservati agli immigrati; e l'insistenza sullo Stato di diritto è il grimaldello per imporre l'agenda Lgbt e abortista alle nazioni recalcitranti. Insomma, tramite il Next generation Eu, vogliono estendere a tutti gli Stati membri un certo modello di società». Ora, è vero che, siccome l'Europa soffre di un abissale deficit democratico, quella che vota il Parlamento non è per forza la stessa politica che adotterà la Commissione. La quale, delle relazioni dei rappresentanti eletti, può tranquillamente infischiarsene. Sfortunatamente, in questo caso, la sintonia tra istituzioni europee e partiti è totale. Basti vedere chi si è espresso a favore del passaggio abortista: Sinistra unitaria, socialisti, Renew Europe (l'ex Alde), Verdi e persino un pezzo di Ppe. Solo sparute adesioni dai sovranisti di Ecr e Identità e democrazia, in larga parte contrari. Finirà così: che oltre a doverci guardare da chi vuole sorvegliare i nostri conti, le nostre pensioni, il nostro sistema fiscale, dovremo difenderci da chi vuole propinarci matrimoni, adozioni gay e aborti. Con il pretesto della solidarietà e facendosi pure ringraziare.
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 18 settembre con Carlo Cambi
La commemorazione di Charlie Kirk in consiglio comunale a Genova. Nel riquadro, Claudio Chiarotti (Ansa)