2023-09-30
«L’Ue tace, ma era garante del Nagorno»
L’ex capo della Chiesa ortodossa armena in Italia, Padre Tirayr: « L’indifferenza occidentale? Chiedetelo al numero uno del Consiglio europeo. Rispetto all’Ucraina vediamo un doppiopesismo. Abbiamo tre preti dispersi sotto i bombardamenti. C’è un genocidio culturale».La tragedia dei profughi che, dalla regione del Nagorno-Karabakh, sono in fuga verso l’Armenia continua di ora in ora. Si stima a lasciare le loro case siano già state almeno 80.000 persone; ma il timore di possibili rappresaglie e ritorsioni da parte delle forze azere è tale che con ogni probabilità la fuga continuerà fino a quando tutti o quasi i 120.000 abitanti dell’enclave non avranno abbandonato la loro terra. Per capirne di più su quanto sta accadendo La Verità ha contattato padre Tirayr Hakobyan, già responsabile della Chiesa armena ortodossa d’Italia e che attualmente si trova, appunto, in Armenia.Padre Tirayr, che notizie vi arrivano dal Nagorno-Karabakh? «Posso dire che il 60% della popolazione del Nagorno-Karabakh è già in Armenia, ma sono rimaste ancora tantissime persone che non hanno i trasporti per venire qui; anche per questo dall’Armenia partono dei pullman per aiutare queste persone».Cosa raccontano le persone in fuga? «Nessuno di loro riesce a portare con sé qualcosa, se non al massimo un paio di vestiti. Benché i soldati dell’Azerbaijan neghino di fare una pulizia etnica, i soldati azeri sono già sulle strade di Step’anakert e con le armi minacciano le persone; tanto che anche quelli che sono già arrivati in Armenia hanno paura di parlare. Poi abbiamo anche dei dispersi: di tre preti e le loro famiglie non abbiamo notizie e non riusciamo a trovarli. Erano nei villaggi che sono stati bombardati».Questa tragedia quindi non risparmia neppure i religiosi. «I militari fanno irruzione nelle case e rubano soldi e qualsiasi cosa trovino, non consentendo di portare via nulla. Ci sono notizie di preti cui è consentito di portare con sé neppure la croce. Nonostante tutte le rassicurazioni che dà il presidente dell’Azerbaijan, secondo cui gli armeni possono restare prendendo la nuova cittadinanza, si tratta di una bugia. Ogni azero attualmente infatti dice o penso: “Se vedo accanto a me un armeno lo uccido”».C’è quindi un odio totale. «Assolutamente. Anche perché non si limitano a mettere in fuga un popolo, ma infieriscono mettendo per esempio i video sui social network - in particolare Telegram e TikTok - nei quali si mostra la distruzione dei nostri monumenti e delle nostre icone. Lo fanno ben sapendo che questo ci provoca dolore. Avevamo un gruppo di giovani italiani che, quando c’era il cessate il fuoco due o tre anni fa, erano venuti a Nagorno-Karabakh per costruire un centro giovanile nel monastero di Amaras. Appena hanno potuto hanno iniziato a sfregiarlo. Vogliono che non resti nessuna traccia di dove hanno abitato o vissuto degli armeni».Come definirebbe ciò che sta accadendo? I media parlano di pulizia etnica, un termine forte ma che pare del tutto adatto ad una situazione del genere. «Non potrei usare la parola genocidio - termine da usare solo là dove si inizia ad ammazzare direttamente la gente -, ma posso sicuramente dire che è un tentativo di genocidio culturale. Nella regione del Nagorno-Karabakh sta avvenendo esattamente quello che, altrove, ha fatto l’Isis distruggendo tutto quello che è cristiano, non soltanto armeno».Eppure la comunità e le istituzioni internazionali sembrano assistere quasi con indifferenza alla vostra tragedia a tutti questi fatti. «La prima persona responsabile di un simile atteggiamento, secondo la mia opinione, è il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, perché lui aveva dato la garanzia che, se l’Armenia avesse riconosciuto il territorio dell’Azerbaijan, l’Azerbaijan avrebbe riconosciuto il territorio dell’Armenia e avremmo avuto la procedura negoziale per arrivare ad un punto di pace. Oggi invece non parla, lui che era garante di tale accordo. Stati Uniti ed Europa, anzi, parlano di inviare un gruppo internazionale affinché sia garante dei diritti umani. Ma se in Nagorno-Karabakh non resteranno armeni, quali diritti si intendono garantire? Se una missione arriverà nella regione troverà solo una cosa: case vuote. Se possiamo rimproverare la Russia per quanto sta facendo in Ucraina, dato che è uno Stato sovrano, pure il Nagorno-Karabakh era un territorio sovrano. Questo è un doppiopesismo che non possiamo capire, probabilmente alimentato da interessi economici, di gas e petrolio con l’Azerbaijan».La Chiesa cattolica può fare qualcosa per voi? Sappiamo che il Papa aveva espresso una forte vicinanza al popolo armeno nel 100° anniversario del genocidio che vi ha colpiti. «Non mi sembra che la Chiesa cattolica abbia la possibilità di influire in questa situazione. Quello che si potrebbe fare è forse ritirare l’onorificenza data in Vaticano alla moglie del presidente dell’Azerbaijan - a suo tempo insignita come Dama di Gran croce dell’Ordine Piano -, ma in questo mondo laico e dominati da forti interessi le chiese non hanno potere per intervenire, se non manifestando vicinanza per le sofferenze».
Il fiume Nilo Azzurro nei pressi della Grande Diga Etiope della Rinascita (GERD) a Guba, in Etiopia (Getty Images)
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