2021-11-11
Guido Guidesi: «L’Ue perde tempo invece di affrontare la corsa del gas»
L'assessore allo Sviluppo della Lombardia: «L'Europa aspetta ma dicembre è alle porte. Tante aziende dovranno chiudere».Se continuiamo di questo passo, l'aumento del costo dell'energia finirà per avere un impatto devastante su aziende e lavoratori. L'allarme arriva da Guido Guidesi, assessore allo Sviluppo economico della Regione Lombardia. L'Ue, dice, «intende trattare il tema dell'aumento del costo dell'energia a dicembre, ma è troppo tardi. Bisogna muoversi ora». Quali sono i rischi imminenti ?«I rischi sono molto semplici e realistici. Le imprese hanno lavoro e commesse, nonostante ci sia comunque il tema della scarsità di materie prime che è ugualmente scottante. Alcune sono molto energivore e hanno dei piani economici che si basano anche sui costi primari da sostenere durante l'anno. Ma negli ultimi due mesi il prezzo dell'energia è quadruplicato. È chiaro che il prezzo è sempre inversamente proporzionale alla marginalità. Per questo ci sono aziende che preferiranno chiudere nel periodo più freddo dall'8 dicembre all'8 gennaio perché, nonostante i tanti ordini, non potranno avere la marginalità necessaria». Cosa può succedere in Lombardia?«La nostra preoccupazione è che tutto questo finisca per avere una grande impatto sociale in un momento in cui stiamo assistendo a una notevole ripartenza sia in Lombardia sia in Italia. Se la marginalità finirà per essere limitata o anche azzerata, questo obbligherà gli imprenditori a compiere scelte drastiche, che chiaramente non ci possiamo permettere. Tutto questo sta rallentando la ripresa. Noi veniamo da dati congiunturali molto positivi come, ad esempio, il record storico di fatturato in arrivo dall'estero lo scorso trimestre. Si tratta di numeri positivi che oggi rischiano di essere compromessi. Quello che più ha destato la mia preoccupazione è che a Bruxelles se ne è discusso e si è deciso di parlarne a dicembre, quando sarà troppo tardi. Anche perché questo è soprattutto un problema europeo». Anche perché con la pausa delle vacanze estive il rischio è che se ne parli nel 2022.«Esatto, sarebbe troppo tardi e gli effetti nefasti sul piano sociale potrebbero essere già una realtà. La denuncia che io ho portato avanti per trovare una soluzione prima di dicembre è stata supportata da Confindustria Lombardia, dalle associazioni dei consumatori e dalla Cisl. È chiaramente una questione produttiva e anche sociale».Avete fatto delle ipotesi su cosa potrebbe accadere sul piano sociale?«Il prezzo dell'energia è talmente altalenante che è difficile capire cosa succederà. Le aziende ormai controllano la situazione di giorno in giorno, dunque così a breve termine che è impossibile prevedere cosa succederà. Non riusciamo a fare stime per il futuro noi come Regione, né tantomeno le imprese per far fronte ai loro piani produttivi». Quali sono i primi settori a rischio chiusura?«Abbiamo notizia di alcune aziende del comparto siderurgico, che ha anche problemi legati al tema dell'approvvigionamento delle materie prime. Questo settore, che è anche un comparto molto energivoro e coinvolto direttamente nella transizione ecologica, oggi, con i prezzi che sono lievitati enormemente, è in grave difficoltà nonostante abbia ordini e lavoro». Che interventi dovrebbero fare la Regione, l'Ue e il governo?«Noi come Regione non abbiamo la leva fiscale e per questo non possiamo intervenire direttamente. Essendo una questione europea, quello che noi diciamo è che deve muoversi Bruxelles. Ieri abbiamo avuto un assaggio con le parole di Ursula von der Leyen, ma questo è un tema che va affrontato urgentemente, se no le aziende si fermano e questo comprometterebbe la ripresa che sta andando oltre ogni più rosea aspettativa».Per quanto riguarda le bollette, però, c'è anche una parte di tasse che va oltre il costo dell'energia e su cui il governo potrebbe lavorare?«Assolutamente sì. La situazione ci preoccupa molto, in particolar modo perché stiamo andando verso i mesi più freddi e questo problema toccherà i consumatori. Di certo non credo che possa bastare un intervento governativo a livello nazionale. Serve un intervento immediato dal punto di vista europeo. Inoltre, ci vuole un piano dal punto di vista strutturale». Come Regione quindi avete le mani legate?«Certamente, questa è una questione di rapporti a livello finanziario e a livello di approvvigionamento con i fornitori. Una tematica che va trattata a livello europeo. Mi pare sia già stato accennato che c'è l'intenzione di rimodulare i rapporti con i fornitori. Il tema vero, però, è che bisogna correre ai ripari in maniera urgente e non attendendo dicembre. È chiaro che bisogna ripensare la politica energetica. Il manifatturiero per produrre ha bisogno dell'energia e non possiamo permetterci che si fermi». La preoccupa di più l'aumento del gas, dell'elettricità o dei carburanti?«Sicuramente del gas. Perché se continueremo così il gas non potrà essere protagonista della transizione energetica e anche questo è un problema da affrontare».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
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