Firmato un contratto con la spagnola Hipra per nuovi booster. Le scorte sono già 4,2 miliardi: «Se avanzano, datele ai poveri».
Firmato un contratto con la spagnola Hipra per nuovi booster. Le scorte sono già 4,2 miliardi: «Se avanzano, datele ai poveri».I vaccini anti Covid, ormai, proliferano a ritmi più concitati dei taxi del geometra Calboni: «Questa volta», narrava Fantozzi, «ne fece chiamare nove: una media di due e un quarto a persona». L’Unione europea, più tragica dello sventurato ragioniere, ha già incamerato una scorta di 4,2 miliardi di dosi: una media di 9 e mezzo ad abitante. E non è ancora sazia.Il Leviatano medico del Vecchi continente, infatti, ha portato a termine un ulteriore acquisto. Ci ha pensato Hera, l’Autorità per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie della Commissione Ue. L’organismo ha appena firmato un contratto quadro con Hipra human health, società con sede a Girona, in Spagna, per la fornitura di ulteriori 250 milioni di dosi di un vaccino proteico che, peraltro, è ancora in fase di rolling review da parte dell’Ema. A Bruxelles, in pratica, nemmeno si preoccupano più di vedere cammello. La campagna per la quarta dose si sta rivelando, com’era prevedibile, un fiasco; eppure, l’orientamento degli eurocrati resta invariato: fare precipitosamente incetta di fiale, manco fossimo a novembre del 2020. A questo punto, c’è abbastanza materiale per 8 richiami pro capite.Stella Kyriakides, commissario per la Salute, ha spiegato che, «con i contagi in aumento, dobbiamo garantire di essere preparati nella maggior misura possibile alla vigilia dei mesi autunnali e invernali». Sì, va bene la previdenza; va bene che è meglio abbondare; ma dieci dosi a cittadino comunitario, neonati inclusi, paiono un po’ tantine. «Nei prossimi mesi», ha insistito comunque l’esponente dell’esecutivo Ue, «è essenziale aumentare il tasso di vaccinazione e richiamo. Stiamo lavorando senza risparmiarci». A dirla tutta, anche senza risparmiare. Per la gioia delle case farmaceutiche che hanno piazzato i loro prodotti: Pfizer-Biontech, Moderna, Astrazeneca (con cui i rapporti si sono incrinati a primavera 2021), Johnson & Johnson, Sanofi-Gsk, Valneva, Novavax e, adesso, Hipra. In quest’ultimo caso, l’aggiudicazione congiunta del medicinale coinvolge un consorzio di 14 Paesi dell’Unione. Il costo per i contribuenti? Ignoto. Siamo alle solite: contratti segreti, cifre avvolte da un alone di mistero. Di trasparente c’è solo il liquido contenuto nelle boccette. Ma come dovrebbe funzionare il preparato iberico? Si tratta di un vaccino proteico, della stessa tipologia di quello fabbricato da Novavax. Sono le mirabolanti formulazioni «tradizionali», che dovevano convincere gli scettici dell’Rna messaggero a porgere il braccio. «Vaccini rivoluzionari», promettevano gli esperti qualche mese fa. E invece, non se l’è filati quasi nessuno - a parte l’Europa, si capisce. Quello che non si capisce è perché dovremmo aspettarci un destino più luminoso per il rimedio di Hipra, concepito appositamente come booster, in un contesto in cui la gente, di punture, non vuol sentire più parlare. Il farmaco, oltre a un adiuvante, contiene due versioni di una parte della proteina Spike del virus: una corrisponde a quella della variante Alfa e una a quella della variante Beta. Quando viene inoculato, esso spinge l’organismo a riconoscerle come estranee e ad attivare le sue difese. Entrambi i ceppi, invero, sono stati soppiantati da Omicron, benché i dati raccolti durante le sperimentazioni lascino presupporre che l’iniezione inneschi una reazione immunitaria pure contro la contagiosissima specie virale. D’altronde, nessuno si aspetta più che i vaccini schermino dall’infezione; e con la copertura anticorpale già diffusa, sarebbe clamoroso restare vulnerabili alle conseguenze gravi della malattia. Di buono, c’è che le fiale si conservano a una temperatura da normale frigorifero, tra 2 e 8 gradi; almeno, stoccarle non richiederà sovrumani sforzi logistici. A parte la legittima curiosità di conoscere il contenuto degli accordi con le aziende e il prezzo delle dosi, sorge qualche quesito sulla policy che l’Ue e gli Stati nazionali intendono perseguire. La popolazione generale verrà finalmente lasciata in pace? Si concentrerà l’attenzione, semmai, sui fragili, ma con booster non così ravvicinati come quelli somministrati finora? E in tal caso, che senso avrebbe avuto accumulare un «portafoglio» di quasi 5 miliardi di dosi? Bisogna pensar male? Si deve sospettare che, periodicamente, verranno cavalcati i normali picchi epidemici, tramite le abituali campagne mediatiche ansiogene, per provare a convincere i cittadini a correre di nuovo agli hub? E così smaltire, man mano, gli avanzi? È al circolo vizioso di vendita e consumo che siamo ridotti? Una soluzione al potenziale intasamento dei magazzini la offre la stessa Bruxelles: i Paesi partecipanti al contratto quadro con Hipra potranno donare i vaccini alle nazioni a basso e medio reddito, o dirottarli verso altri Stati Ue. Be’, non fa una piega: ti impegni a comprare un prodotto che ancora non c’è e che, con molta probabilità, non ti servirà; non lo usi; lo regali ai poveri. Speriamo, almeno, prima che sia scaduto...
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