2025-04-13
La badessa rossa col vizietto del potere
Da cronista impegnata partita dal Sud a vertice dei telegiornali Rai, senza mai lasciare il fianco dei «rossi» del momento, su tutti D’Alema. Ha spesso litigato con i comici che la sfottevano, sempre con i colleghi con i quali si è trovata in competizione.Cognome e nome: Annunziata Lucia. Aka - conosciuta anche come - Lucy. Pare brutto ricordare, subito in esergo, che è una tosta donna di sinistra?La Badessa rossa (ma si professa atea).«Io rompo i coglioni!».«Una donna che vale due uomini, nel bene e nel male», per Giampaolo Pansa, che in Tipi Sinistri, del 2012, le riservò un identikit antropologico-geografico: «È un tantino inciccionita, con una bella faccia carnosa. Pare sia un destino inevitabile per le donne del Mezzogiorno, come per quelle emiliane. Con l’età diventano un po’ chiattone».Lei: «Basta non mi chiamino puttana o ladra o ignorante. Se poi mi danno della brutta o dell’ambiziosa...».A proposito di (pre)giudizi machosessisti: lei e Antonio Di Bella, altro ex direttore del Tg3, si sono dovuti scusare perché in una diretta del 2022, in cui Enrico Letta esprimeva sostegno alla comunità ucraina integrata nel nostro Paese, si davano di gomito, dimenticandosi dei microfoni aperti.Lucy: «Centinaia di migliaia di cameriere e badanti».Il Di Bella gallico: «...e amanti». Lei: «Frasi inopportune e offensive, di estrema stupidità». Lui: «Parole da non pronunciare», bon, morta lì.Lucy-A. La maga di Sarno (per Enzo Siciliano), il paese del salernitano in cui è nata nel 1950, al centro delle cronache nel 1998 per l’alluvione e la frana che seppellirono 161 persone, tragedia oggetto del suo libro La Crepa.Sacerdotessa della sinistra inciucista.La «cheerleader» di Massimo D’Alema.Dunque, di default: «Baffina».In gioventù, una sessantottina scatenata.Una gruppettara estremista. Al punto che -trasferitasi per un periodo in Sardegna - mentre sognava la rivoluzione «i compagni operai di Portovesme mi addestravano a sparare nei boschetti di Carbonia».«Lucia? Molto giovane, molto bella, con il pugno chiuso alzato» fu l’amarcord di Rossana Rossanda, cofondatrice del quotidiano comunista, sul suo approdo a Il Manifesto.Pare brutto rievocare che però Rossanda la rampognò quando, reduce dall’università di Roma dove Autonomia Operaia aveva dato l’assalto al leader della Cgil Luciano Lama («lanciai anch’io il mio blocchetto di pietra» ha rivelato in 1977. L’ultima foto di famiglia, autobiografia del 2007), mostrava con orgoglio ai compagni un secondo sampietrino? «Mettilo via!» le ordinò. Lucia, per una volta, obbedì senza fiatare. Del resto, aggiunge Pansa, «in seguito avrebbe confessato: “A me di Lama non fregava assolutamente nulla”».In un’altra giornata di scontri, per la morte dello studente Francesco Lorusso, Rossanda rimproverò i suoi giovani leoni di essere «irresponsabili».Salvo poi prendere la testa di Lucia tra le mani, raccomandandosi: «Perlomeno non bruciare troppe automobili...», perlomeno, ecco (aneddoto riportato nel puntuto ritratto dedicatole da Stefano Di Michele il 13 gennaio 2007 sul Foglio).Pare brutto, sfogliando il suo album di famiglia (politica), soffermarsi sulla notte dei risultati delle politiche 1996?Salì sul palco montato in una piazza di Roma per celebrare la vittoria dell’Ulivo di Romano Prodi.«Che non è una cosa simpatica, per una giornalista», chiosò Filippo Ceccarelli.Solo che accanto a lei non c’era il Professore, ma il lìder maximo, Massimo D’Alema.«Ero lì in veste di cronista», sì vabbè, Lucia, «con le mani, con i piedi e con il... resto, ciao ciao».«Tanto meno la cosa è simpatica se qualche mese dopo questa stessa giornalista viene promossa alla guida del Tg3» (ancora Ceccarelli).Pare brutto convenire sul fatto che da sempre sfoggia un carattere spigoloso, urticante, decisamente poco conciliante, di cui diede testimonianza presentandosi proprio ai colleghi del Tg3: «Sono molto cocciuta, molto autoritaria. Pongo delle condizioni, e se non mi va bene me ne vado».Ma mai del tutto, e cadendo sempre in piedi: «Ogni tanto ha un momento di sconforto e si dimette. Ma dopo qualche ora ricomincia daccapo» ha rilevato Massimo Gramellini nel suo Compagni d’Italia, 1997. Pare brutto evidenziare il tono supponente, presuntuoso, liquidatorio con cui interviene, commenta o replica?New York, 1987. Storica visita di Mikhail Gorbaciov negli Usa. Riunione di tutti i giornalisti di Repubblica sul campo: «Tu, Lucia, segui la giornata della moglie Raissa, sarà il pezzo che tra l’altro tutti leggeranno». «Beh, se è quello che tutti leggeranno, allora fallo tu».Quando Mattia Feltri debuttò sulla Stampa con un articolo su Romano Prodi e Silvio Berlusconi, Lucy lo chiamò per complimentarsi: «Ciao Mattia. Volevo dirti che il tuo pezzo di oggi fa veramente cagare».Del resto, buon sangue non mente, se è vero che il giorno in cui Il Manifesto si occupò dell’assalto a Lama di cui sopra, fu suo padre a telefonare a lei per felicitarsi: «Di tutti i pezzi scelti per la giornata, il più cretino l’hai scritto tu», ecco.Sarà anche per questo che è affezionata al termine, che riserva indifferentemente ad amici e detrattori?Febbraio 1997. Direttora del Tg3, attacca dal video il Festival di Sanremo - in pieno svolgimento - per le «cretinate» del conduttore Piero Chiambretti.Rai contro Rai: non s’era mai visto.Motivo? Pare una gag con Valeria Marini, cui alzava la gonna, tutto previsto in scaletta, concordato e provato, «come del resto era chiaro a tutti» scrisse perfino Maria Novella Oppo sull’Unità del 22 febbraio 1997. La sua carriera nella tv di Stato sponsorizzata da Dalemix? «Una cretinata, come quella che sono della Cia, ho sposato uno del Mossad, che lavoro per l’Aspen».«Sei un perfetto cretino!», ruggì a un ridanciano Giuliano Ferrara, collegata dagli Usa durante una maratona tv sulle elezioni presidenziali del 2012, «zitto e ascolta!». Pare brutto sottolineare che anche lei non si è sottratta, come Fabio Fazio e Corrado Augias, alla lagna dei martiri da palcoscenico?L’avvento di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi le è risultato indigeribile, per cui si è autoepurata da sola da una Rai ridotta a un bivacco di manipoli.Una vittima Annunziata.Con il plauso della Stampa (cui ha collaborato) per essersene andata dalla Rai «sbattendo la porta».E con il giornale «cugino», Repubblica, che il 26 maggio 2023 illustra in prima pagina il suo travagliato psicodramma: «L’addio di Lucia al fortino Rai: “Non rimango qui da prigioniero politico”», status in genere invocato dai brigatisti rossi, non da professionisti in onda da decenni. Così si è ritrovata perculata in tv da Fiorello: «Gli italiani per questa notizia sono disperati». Rincarando la dose: «Si pensa che agli italiani interessino queste cose: no! Alla gente non gliene frega niente! Non siamo il centro del mondo. L’Annunziata ha detto che non condivideva niente di questo governo e se n’è andata. No! Dovevi rimanere, capisci?, in modo da lottare all’interno». Chiambretti, Fiorello. Con i comici non si intende. Come racconta la storia dello show Raiot di Sabina Guzzanti, chiuso dopo la prima puntata.Lucy era presidente di «garanzia» della Rai.Macché, è stato il j’accuse di Michele Santoro in tv su La7, nel maggio 2023: «Lei e Fazio sono stati il perno di una politica culturale dentro la Rai fatta di esclusione».Fazio perché rientrò a viale Mazzini indifferente all’editto bulgaro di Berlusconi che aveva colpito lo stesso Santoro.La Badessa perché aveva accettato la carica dopo il gran rifiuto di Paolo Mieli, che aveva posto come conditio sine qua non il ritorno in video di Santoro, Enzo Biagi e Daniele Luttazzi, ma anche (così inzigavano nel centrodestra) un compenso pari a quello percepito in Rcs: 600.000 svanziche.Annunziata fu messa in croce per intelligenza con il nemico: non si oppose alla decisione di Flavio Cattaneo, allora direttore generale, di sospendere il programma.Pare brutto trovare ancora esilarante l’imitazione con cui Guzzanti la scartavetrò, scimmiottandone la cadenza?«Come presitente di caranzia, in quota medà Ds medà An, non conto un accitente, qualunque cosa dico la cente se ne strafotte, ma non per questo sono meno vicile, quindi dovete smettere di fare satira che non sia con paletti a 360 cradi. Io ho stutiato tanto in America. La libertà finisce dove comincia quella degli altri. Gli altri sono 5 miliardi, un paletto ciascuno sono 5 miliardi di paletti, che se non li vedi vuol dire che non hai la sensibilità di lavorare in un posto pubblico. In americano paletto si dice Cuantanamo».Reazione di Lucy? «Occhio storto (causa fulmine che colpì casa in Irpinia quando aveva un anno), accento del sud, quando non sanno cosa dire si attaccano a questo, che sono brutta e meridionale».Una volta si è scattata questo selfie: «Sono napoletana nel cuore, ma svizzera nella testa», e infatti è sempre stata puntuale come un orologio agli appuntamenti con la storia (la sua).Pare brutto recuperare in archivio la dichiarazione che fece nel settembre 2023, su una sua possibile corsa alle europee 2024? «Non mi candiderò col Pd né con nessun altro».Quella eletta nelle liste di Elly Schlein deve essere quindi un’omonima.Lucy in the sky of Europe.«Finché mi considerano stronza, sono viva e vegeta». Per quel che vale, io la vedo in formissima.