2021-03-13
Non tifi aborto? Guai a entrare in ospedale
Su proposta di FdI, il Piemonte ha concesso uno spazio nelle cliniche alle associazioni a tutela dei nascituri per il supporto delle madri. La legge 194 lo prevede, ma Laura Boldrini e sinistra tutta gridano alla misoginia Vuoi far rispettare la legge e offrire un diritto in più ai cittadini? Sei un «oscurantista». Un «misogino». Uno che «delira». Uno, insomma, che deve essere fermato con ogni mezzo necessario. E questi sono soltanto alcuni degli insulti che si è preso Maurizio Marrone, assessore regionale del Piemonte in quota Fratelli d'Italia, per aver proposto - pensate un po' - di dare spazio negli ospedali alle associazioni pro vita. Questi, in sintesi, i fatti. Lo scorso ottobre, la Regione Piemonte ha adottato nuove linee guida sull'interruzione di gravidanza, vietando la somministrazione della pillola abortiva all'interno dei consultori. Si trattava di una decisione utile a tutelare le donne, dato che per controllare adeguatamente chi ricorre all'aborto farmacologico servono strutture e apparecchiature di cui i consultori sono per lo più sprovvisti. Tale iniziativa, per altro, rispondeva a una scriteriata decisione del ministro della Salute, Roberto Speranza, il quale -non essendo abbastanza impegnato dall'emergenza Covid - aveva pensato bene di sdoganare l'aborto facile un po' ovunque. Nella stessa circolare che vietava la somministrazione della pillola fuori dagli ospedali era contenuta anche un'altra piccola ma importante novità. Veniva prevista «l'attivazione di sportelli informativi all'interno degli ospedali piemontesi, consentita ad idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato, che possono anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita». In buona sostanza, la Regione ha deciso di concedere alle associazioni che tutelano la vita uno spazio all'interno degli ospedali: un semplice punto informativo, a cui le donne potrebbero rivolgersi prima di abortire. Tale iniziativa ha suscitato le ire funeste della sinistra tutta. «In Piemonte sembra riaffacciarsi il delirio oscurantista e ideologico dell'assessore Marrone, Fratelli d'Italia», ha detto il sindaco di Torino, Chiara Appendino. «Se pensa di calpestare anni di lotte per i diritti delle donne probabilmente ha sbagliato regione. Sicuramente ha sbagliato città». Secondo Laura Boldrini «è inaccettabile che siano calpestate le conquiste ottenute dopo anni di lotte, e deve essere chiaro che faremo sentire in ogni luogo la nostra voce, chiedendo anche al governo di intervenire per garantire la libertà di scelta». Il Pd piemontese ha addirittura tirato in ballo la «furia ideologica», il «pensiero patriarcale e misogino» e gli «insulti alle donne». C'è solo un piccolo problema. Che le associazioni pro vita possano entrare negli ospedali è previsto dalla legge 194, precisamente all'articolo 2. Laddove si spiega che pure i consultori dovrebbero contribuire «a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all'interruzione della gravidanza». Tutto chiaro? Boldrini, Appendino e compagnia rancorosa vogliono dare battaglia contro un'iniziativa attuata a norma di legge. Peggio: vogliono impedire che alle donne venga offerta una possibilità di riflessione in più, un aiuto ulteriore. Per altro, la proposta di Fratelli d'Italia non è etichettabile come «tradizionalista», «sovranista» o chissà che altro. È, semplicemente, liberale. L'idea è che i consultori rimangano al loro posto, nessuno li toccherà. Le associazioni pro vita andranno da un'altra parte a fornire il loro contributo. Cristallino: spazio a posizioni diverse, nel miglior interesse di chi deve compiere una scelta difficile. I «sinceri democratici», tuttavia, non possono accettarlo. Sostengono che verranno spesi soldi pubblici per impedire gli aborti (guai!), quando è noto a tutti che le associazioni pro vita si sostengono da sole raccogliendo donazioni. Dichiarano sui giornali di riferimento che sarà dato spazio «soltanto» ai pro life, mentre la realtà è che si vuole dare spazio anche a chi tutela la vita e non solo a chi tifa per l'aborto. «È incredibile che le femministe e la sinistra scatenino una simile tempesta in un bicchier d'acqua solo perché come Regione Piemonte abbiamo deciso di dare agibilità a quelle associazioni di volontariato disponibili ad aiutare, con un sostegno economico e sociale, donne che altrimenti finirebbero per abortire solo per problemi finanziari», dice Marrone alla Verità. «È inutile che annuncino ricorsi al Tar perché la delibera di giunta che apre i bandi delle Asl alle organizzazioni pro vita è già uscita indenne, per ben due volte, da giudizi ormai definitivi del Tribunale piemontese ed è quindi a prova di bomba». In fondo, però, le questioni giudiziarie sono secondarie. Il punto vero è che, per l'ennesima volta (e ormai non ne possiamo più di scriverlo) assistiamo al tentativo di discriminare chi non aderisce al pensiero antiumano che oggi va per la maggiore. Finché si ripete che l'aborto è una «scelta di libertà», nessun problema. Ma appena si accenna alla difesa della vita scattano i tentativi di censura. E sapete qual è la cosa peggiore? Che a rimetterci sono le donne. E i bambini a cui non è nemmeno concessa la libertà di venire al mondo.
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