2018-12-05
L’ortodossia gender non ammette dissenso
Con la scusa di combattere il bullismo gli studenti verranno interrogati su sesso, religione e politica. Un’operazione scorretta, difesa dal Pd, per confondere e mettere sullo stesso piano ogni comportamento. La propaganda va all’attacco dei più piccoli irreversibile, cosa che in Gran Bretagna, complice un bombardamento di messaggi che ha reso glamour il cambio di sesso, sta succedendo a migliaia di giovani. Il settimanale inglese parlando del fenomeno scrive che ormai non c’è spazio per dissentire da quella che chiama la nuova ortodossia. «Ho perso il conto», scrive James Kirkup, «dei politici che in privato mi dicono di essere preoccupati per la trans agenda, ma non vogliono ripeterlo in pubblico». Il periodico afferma che il trasgenderismo è la perfetta ideologia nell’età di Internet e segnala che con i soldi del servizio pubblico sanitario inglese ormai si fa educazione a favore del cambio di sesso, curando i disagi adolescenziali come se fossero tutti legati ai disturbi dell’identità sessuale. Vi chiedete perché vi stia parlando di qualche cosa che appare lontano da noi e accade in Scozia o nel Galles? Semplice, perché quello che appare tanto lontano in realtà è più vicino di quel che sembri. La prova sta in un questionario che sarà distribuito nelle scuole umbre con il beneplacito della giunta regionale a guida Pd. Nonostante la perplessità di molti genitori, e anche degli uffici scolastici, nelle prossime settimane nelle scuole medie inferiori, ai ragazzini di terza verrà consegnato un modulo che li interrogherà sulle loro opinioni in materia di sessualità.Ufficialmente l’operazione viene presentata come un’indagine sulla sicurezza e la prevenzione del bullismo e della violenza di genere, ma basta scorrere le domande per rendersi conto che l’obiettivo non è quello di arginare la prevaricazione in classe, ma di esplorare la sessualità giovanile e, possibilmente, di indirizzarla verso percorsi ritenuti politicamente corretti. Già nella presentazione del questionario il responsabile scientifico del progetto, il professor Federico Batini, spiega che con il modulo, oltre alla diversità etnica, si cercherà di scandagliare l’orientamento sessuale e gli stereotipi di genere. Così, se da un lato si interrogano ragazzini di 12 e 13 anni sulla loro religione, poi si passa a cercare di identificare quale sia la loro fede politica, in una scala che va dall’estrema sinistra all’estrema destra.Il bello però viene quando si entra nel campo della sessualità. Per prima cosa il questionario vuole sapere quanti omossessuali conosce lo studente e poi quale sia il suo orientamento, in una scala che va da uno a sei: esclusivamente eterosessuale, prevalentemente eterosessuale, bisessuale, prevalentemente omosessuale, esclusivamente omosessuale, asessuale. Già questo basterebbe a confondere le idee di qualsiasi adolescente convinto che la sessualità abbia meno sfumature, ma sono le domande con cui si vuole appurare il pensiero dei giovani allievi sull’omosessualità a far capire le intenzioni della ricerca. Trentatré quesiti tutti formulati per chiarire il pensiero giovanile su gay e lesbiche, cui seguono altre 22 domande interamente dedicate alle reazioni di fronte a un omosessuale, più altre 22 riguardanti persone lesbiche. Il pensiero che muove lo studio è evidente: si vogliono identificare i pregiudizi in fatto di unioni gay, di sesso gay, di adozioni gay. Insomma, il centro della ricerca è l’omofobia e la necessità di rendere accettabile ogni comportamento sessuale. Non siamo ancora alla propaganda pro transgender, ma siano alla preparazione di una fase che mira a condividere ogni comportamento.Le domande sono tutte poste in modo da evidenziare la normalità degli orientamenti sessuali. In una si arriva a chiedere se le persone che si siano dichiarate omosessuali siano da ammirare per il loro coraggio, in un’altra si valuta se il movimento omosessuale sia una cosa positiva. Però, dopo aver interrogato gli studenti per pagine e pagine per conoscere che cosa pensino a proposito di gay e lesbiche, il questionario vuole sapere quante volte i ragazzi abbiano chiamato gay un loro compagno o quante ragazze abbiano detto lesbica a una loro amica. Manco fossero in confessionale e dovessero ammettere i loro peccati.A cosa serve questa indagine? A stabilire il pensiero corretto a proposito dell’omosessualità? Oppure a propagandare l’ideologia gender, come la chiama The Spectator? Forse all’una e all’altra cosa. La scuola non interroga i suoi alunni sulla vita, l’aborto, i temi etici, la droga, il futuro, il lavoro. Ma solo sul sesso, in una specie di sessuomania scolastica. Il pensiero fisso è il bullismo omofobico, quasi che non essere favorevole all’adozione da parte di coppie gay sia un comportamento deplorevole. Non siamo ancora arrivati alla scuola inglese raccontata dal settimanale britannico, ma ci siamo vicini. Come sempre le mode da noi arrivano più tardi.
Il primo ministro del Pakistan Shehbaz Sharif e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (Getty Images)
Riyadh e Islamabad hanno firmato un patto di difesa reciproca, che include anche la deterrenza nucleare pakistana. L’intesa rafforza la cooperazione militare e ridefinisce gli equilibri regionali dopo l’attacco israeliano a Doha.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco