2021-12-23
«Locman rilancia l’orologio all’italiana»
Marco Mantovani, fondatore del marchio nato all’Isola d’Elba: «Con un gruppo di imprenditori riporteremo in vita la Oisa per tornare a produrre i movimenti nel nostro Paese. Gli ultimi modelli di punta sono la Skeleton e la nuova linea Amo, con diamanti e madreperla»Sono comparsi al polso di tanti personaggi famosi. Da Victoria Beckham a Sharon Stone, Nicole Kidman ed Elton John. Ma non solo. «Puff Daddy, per il compleanno di Jennifer Lopez, vide in vetrina da Bergdorf Goodman a New York i nostri orologi», racconta Marco Mantovani, fondatore di Locman, «e ne comprò due, uno per sé e uno per lei. Al party tutti i presenti li videro: il giorno dopo c’era la fila fuori dal negozio». La storia affascinante di questi segnatempo ha alla base l’Isola d’Elba. Lì ci sono il cuore, la passione, l’impulso creativo che viene dal mare e dal cielo. «L’Elba oltre a essere il luogo dove sono nato è sicuramente parte dell’ispirazione che ci guida». Oggetti con un valore aggiunto, quindi.«Senza dubbio. Lo stile di vita si coniuga con l’alta tecnologia, con l’amore per l’aria aperta, e un certo tipo di filosofia aziendale si lega all’equilibrio tra uomo e natura che trova sbocco anche nel nostro settore dove design e tecnologia si uniscono e devono trasmettere, oltre che funzionalità, fascino. Da italiani respiriamo bellezza, storia e cultura, forse ci riesce meglio ispirare forme e idee che poi si sviluppano nell’alta tecnologia. Da quando esiste il mondo l’Italia ha sempre avuto questo ruolo ed è giusto che anche nell’orologeria si valorizzi una tradizione italiana che in realtà nasce con Galileo Galilei».Come è iniziata l’avventura?«Vendendo pellami con mio padre e frequentando i laboratori di pelletteria. Mi innamorai velocemente del design della moda e decisi di disegnare una linea di pelletteria e di cinturini in pelle per orologi che portai con il mio socio di allora, Fulvio Locci, alla fiera dell’orologeria di Basilea. I nostri cinturini ebbero successo, erano particolari, colorati, contraddistinti da un gusto italiano che rompeva gli schemi rispetto ai classici colori scuri».Quando nasce Locman?«Nel 1986, si chiamava Locman design. Siamo passati rapidamente dal creare cinturini a disegnare orologi».Un passaggio non ovvio.«È vero. Il cinturino è senza dubbio una parte importante dell’orologio, i nostri clienti erano marche svizzere che producevano le casse, molto spesso, in Italia. Noi andavamo da questi fabbricanti a seguire la produzione perché dovevamo adattare il cinturino alla cassa. Anche loro erano entusiasti di questi cinturini e ci dissero che se avevamo idee sulle casse degli orologi potevamo proporle».E così avete fatto.«Esatto. In particolare con una fabbrica di Milano, la Genesi, oggi di proprietà di Locman, si sviluppò una sinergia tale per cui non siamo andati più a vendere un servizio di design ma un prodotto finito, e abbiamo quasi subito iniziato a pensare a un bellissimo orologio nostro, personale. È nato così il primo orologio Locman, artigianale, con parti in oro e radica di erica, un legno prezioso tipico dell’Isola d’Elba». Fu un successo?«Al punto che Carlo Crocco, presidente di Hublot, decise di avere una partecipazione in Locman e occuparsi della distribuzione. Dall’essere una società che lavorava per conto terzi, conosciuta solo dai professionisti del settore, ci siamo trovati immediatamente nelle migliori vetrine del mondo insieme con marchi prestigiosi e questo è stato un grande trampolino di lancio». Un orologio che viene dall’Elba, precisamente da Marina di Campo e non dalla Svizzera, è un orgoglio italiano.«Per alcune componenti dipendiamo ancora dalla Svizzera ma da gennaio le cose cambieranno. Siamo entrati in società con un gruppo di imprenditori amici che vogliono rilanciare la produzione di orologi meccanici italiana. Ora l’orologio, che è fatto di 40 componenti, ha sempre qualche parte che viene prodotta all’estero. Dall’anno prossimo invece, il movimento potrà essere dichiarato made in Italy. Nel 1937 venne fondata a Milano la Oisa di Domenico Moretti, un genio dell’orologeria, azienda che faceva oltre 10.000 movimenti meccanici al mese e che chiuse nel 1978. Noi abbiamo ripreso l’attività e la stiamo rilanciando, quindi questa parte della filiera italiana verrà riattivata». Le ultime novità di Locman?«Sono due. La prima è una nuova variante del nostro Montecristo, la linea di maggior successo. Si tratta di Skeleton, una linea fatta in modo che si possa vedere il movimento, grandi prestazioni, meccanico, automatico con riserva di carica fino a 72 ore, ottimo coefficiente di precisione, cronometria di altissimo livello a un prezzo accessibile, intorno ai 1.000 euro». La seconda?«L’ultimissimo arrivo in casa Locman, Amo, dal design particolare. Ha due anse che evocano gli ami dei pescatori e in cui si infilano i cinturini. È un orologio dedicato all’amore e alle donne, con cinturino intercambiabile con un semplicissimo gesto. Si propone nella versione con diamanti, con quadrante in madreperla. E anche in questo caso il prezzo è accessibile: da meno di 300 euro fino alla versione con diamanti intorno ai 1.000». Dove e in quanti negozi si può trovare Locman?«Abbiamo sei monomarca: uno appena aperto a Milano in via Manzoni, tre all’Elba, uno a Firenze in via de’ Tornabuoni e uno ad Arese, nel centro commerciale Il Centro. Tre all’estero, uno ad Antigua e due a Tokyo. La nostra forza è la distribuzione nei multimarca, circa 1.500 nel mondo di cui 500 in Italia».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)