2021-03-26
Lo «scandalo» Anagni s’è già sgonfiato. E l’Europa rispolvera i reclami sui ritardi
Bruxelles torna a minacciare azioni legali sugli anglosvedesi. Stoccata da Londra: «Da contratto, abbiamo la precedenza».La bolla di Anagni si è già sgonfiata nel giro di 24 ore. Tanto che Bruxelles ieri è stata costretta a suonare l'altro, solito, «disco» su Astrazeneca: quello del ritardo delle consegne. Eppure i controlli dei Nas inviati dal governo italiano su richiesta della Commissione europea e la narrazione distorsiva di gran parte della stampa e dei media sul «giallo» dei 29 milioni di dosi (che giallo non era visto che al momento non risultano irregolarità), hanno mandato in confusione l'opinione pubblica. Anche il vescovo di Anagni si confonde: «A chi produce i vaccini dico di non badare agli interessi economici, altrimenti quella del virus e dei vaccini sarà un'altra battaglia perduta. La Catalent non è responsabile, è solo una rotellina dell'ingranaggio. Chi c'è dietro e fa da volano va bacchettato», ha detto ieri monsignor Lorenzo Loppa all'agenzia Adnkronos. Dimenticando che poco meno della metà di quei vaccini, 13 milioni, sono destinati al programma Covax come parte dell'impegno dell'azienda a fornire milioni di dosi ai paesi a basso reddito. E che anche gli altri 16 milioni sono in attesa che il rilascio del controllo di qualità per essere spedite in Europa: circa 10 milioni di dosi saranno consegnate nei paesi dell'Ue durante l'ultima settimana di marzo e il saldo verrà poi consegnato in aprile.Il vescovo avrà ascoltato frettolosamente altre campane. Forse quelle fatte riecheggiare da Bruxelles, dove, anche ieri, Astrazeneca è tornata nel mirino. E siccome il caso di Anagni non è più un caso, la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen è tornata al solito cavallo di battaglia: il gruppo anglosvedese è in ritardo con le consegne e dunque è inaffidabile. A margine del vertice dei leader europei fonti Ue hanno filtrato alle agenzie che Astrazeneca ha consegnato in totale solo circa 18 milioni di dosi all'Unione. Da contratto l'azienda anglosvedese si era impegnata a consegnare 120 milioni di dosi per il primo trimestre, una cifra che poi la Big Pharma aveva tagliato a 30 milioni. In generale, si legge nelle diapositive che la presidente von der Leyen ha presentato ai leader dei 27, sono 77 milioni le dosi esportate dall'Unione dal primo dicembre ad oggi. In particolare, 31 milioni di sieri sono stati consegnati in 54 Paesi che rientrano nell'iniziativa Covax. Alla fine di questa settimana saranno in totale 88 milioni le dosi distribuite. Di queste, 62 milioni sono state inoculate, con 18,2 milioni di europei che hanno ricevuto le due iniezioni, pari al 4,1% del totale dell'Ue. Bruxelles ha inoltre ricevuto impegni alla consegna di 360 milioni di vaccini dalle case farmaceutiche nel secondo trimestre. In particolare, Pfizer-Biontech si è impegnata per 200 milioni di sieri, compensando i tagli annunciati di Astrazeneca che da 180 milioni ha ridotto a 70. Moderna consegnerà 35 milioni di shot e Johnson&Johnson 55 milioni. Quanto all'Italia, entro l'ultima settimana di marzo, è previsto l'arrivo di altre 4,5 milioni di dosi, tra Pfizer, Astrazeneca e Moderna. I vaccini, dunque, non mancano. Il problema è che la struttura burocratica europea resta risk adverse, ovvero non viene misurata sui risultati. Meglio quindi alzare polveroni. La Commissione è intenzionata a proseguire sulla via legale nei confronti di Astrazeneca se non otterrà risultati soddisfacenti sul rispetto del contratto per la consegna delle dosi, soprattutto per il secondo trimestre, sul quale c'è preoccupazione, spiegano fonti Ue alle agenzie di stampa, aggiungendo che c'è ancora «un grande divario» sulle dosi concordate, oltre a «confusione su quali lotti vanno a chi». Le minacce continuano, dunque, ma sembrano sempre più un modo per alzare la posta negli ultimi dettagli del negoziato con Boris Johnson sulle forniture e per arrivare a un compromesso con la «spartizione» della produzione olandese dello stabilimento di Halix. E proprio dal Regno Unito ieri è arrivata la voce del ministro britannico della Salute, Matt Hancock, che in un'intervista al Financial Times ha ricordato come l'Inghilterra abbia con Astrazeneca un contratto «di esclusiva», mentre l'Unione europea ne ha stipulato uno che si basa sui «migliori sforzi» da parte della casa farmaceutica. Per questo, gli accordi stipulati dal governo britannico prevarrebbero su quelli europei. Gli inglesi ieri trovato un alleato nell'ex presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker, che alla Bbc ha criticato la linea della von der Leyen: «La Ue non è stata all'altezza della sfida nei mesi scorsi, procedendo con eccessive cautele di bilancio e senza l'efficacia d'azione della Gran Bretagna di Johnson, e non ha ragione di portare ora avanti una stupida guerra dei vaccini» contro Londra, ha detto Juncker. Nel frattempo, dall'altra parte dell'Atlantico, Astrazeneca ha presentato al Data safety monitoring board americano i dati aggiornati sul suo vaccino contro il Covid-19. Dalle informazioni fornite emerge che è efficace al 76% nell'arresto della malattia sintomatica e al 100% nel prevenire l'infezione grave. I dati «confermano che il vaccino è efficace negli adulti, inclusi gli over 65», afferma il gruppo ribadendo l'intenzione di presentare la richiesta per l'autorizzazione di emergenza alla Fda. Quanto all'Ema, l'Egenzia europea del farmaco sta continuando l'esame dei casi segnalati di forme rare di trombosi e ha convocato per il 29 marzo un gruppo multidisciplinare di esperti con l'obiettivo di «fornire un contributo aggiuntivo alla valutazione».