
Anche in Germania sta passando la linea dura sull'immigrazione. La Csu bavarese: «La misura è coperta dal diritto comunitario» Alleati pronti a rompere con la Merkel: sarebbe la fine della grande coalizione. E il premier Conte lunedì vola dalla cancelliera.È bastato che il ministro dell'Interno Matteo Salvini incassasse un successo simbolico nella disputa con la nave Aquarius a smuovere il pantano della geopolitica europea. E mentre il presidente francese Emmanuel Macron si è visto costretto ad abbassare la cresta, anche in Germania rischiano di prodursi sviluppi clamorosi.Ieri, la Augsburger Allgemeine ha rivelato che i cristianodemocratici bavaresi, guidati dal ministro degli Interni Horst Seehofer, sarebbero pronti a rompere la Fraktionsgemeinschaft, cioè il gruppo parlamentare che condividono con la Cdu. Il casus belli sarebbe stato il rifiuto della cancelliera Angela Merkel di approvare un progetto di riforma delle politiche sull'immigrazione presentato da Horst Seehofer, che da almeno tre anni critica le misure sull'accoglienza della grande coalizione. Il leader della Csu vorrebbe che Berlino respingesse i migranti giunti in Germania dopo la registrazione in altri Paesi, mentre la Merkel aspira ancora a un coordinamento europeo per la redistribuzione degli immigrati, risultato cui conta di arrivare in occasione del vertice del Consiglio Ue, che è in programma per il 28 e il 29 giugno prossimi. Ma se in quella sede l'intesa saltasse, ha spiegato Theo Weigel, presidente onorario dei cristiano-democratici bavaresi, la cancelliera dovrà proporre «un modo per rendere possibile un'azione a livello nazionale». Lo scontro è totale, perché Alexander Dobrindt, capogruppo della Csu in Baviera, ha parlato di «situazione molto seria», dicendosi convinto che «la misura dei respingimenti è coperta dal diritto europeo, e non vediamo la possibilità di aspettare una decisione europea».Contro lo strappo minacciato dalla Csu si è schierato l'ex ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble, il quale ha insistito sull'importanza di non indebolire la Merkel nel mezzo di una situazione internazionale così difficile. A nulla, però, sono serviti gli sforzi di mediazione compiuti ieri dalle due formazioni del centrodestra tedesco. Le conseguenze di uno scioglimento del gruppo parlamentare Csu-Cdu potrebbero essere devastanti: secondo il quotidiano di Augusta, il divorzio «probabilmente sarebbe la fine della grande coalizione».A differenza di quello che sostiene la maggior parte dei commentatori italiani, se la Germania adottasse la linea dura sull'immigrazione come pegno per scongiurare una crisi politica, l'Italia incasserebbe una vittoria insperabile negli anni di Matteo Renzi o Paolo Gentiloni. La tesi dei media è che al nostro Paese non convenga assecondare i malumori di Visegrad, dell'Austria e dei tedeschi più intransigenti, perché se naufragasse il progetto di imporre le quote di redistribuzione, Roma si troverebbe a dover accogliere tutti i migranti respinti dalle altre nazioni. La verità è che la ripartizione interna era un proposito abortito prima ancora di venire alla luce, nonostante la Commissione Ue e la Corte di giustizia europea abbiano cercato di imporre al blocco dell'Est il meccanismo di condivisione delle responsabilità. Pure l'Olanda e il Belgio pensano che sia necessario porre un argine al fenomeno degli spostamenti dei migranti interni alla Ue, mentre Vienna, con il cancelliere Sebastian Kurz, parla ormai di campi profughi da realizzare all'esterno del territorio dell'Unione europea. Insomma, la vera svolta può arrivare solo da un impegno concreto ad accelerare i respingimenti, che è l'obiettivo sul quale Salvini ha sempre insistito e per cui sta raccogliendo crescenti consensi presso le cancellerie d'Europa.Il punto, infatti, non è se si debbano accogliere le persone che hanno diritto all'asilo in base alla Convenzione di Ginevra sui rifugiati. Il punto è che, come testimoniano i dati diffusi dallo stesso Viminale, il 60% di chi sbarca sulle nostre coste semplicemente non ha alcun diritto di rimanere in territorio europeo, perché non scappa da alcuna guerra o persecuzione. Sono due, allora, le questioni centrali: quella di facilitare l'esame delle richieste d'asilo, organizzando un sistema efficace di rimpatri per chi non ha alcun titolo per stare in Europa e quella di limitare il più possibile le partenze, per non congestionare le nazioni di arrivo. Un obiettivo, quest'ultimo, che richiede la collaborazione dei Paesi di partenza, ma che potrebbe beneficiare altresì di una missione che punti a proteggere i confini esterni dell'Ue, se necessario, con i blocchi navali. Non è un caso che nel suo incontro a Palazzo Chigi con il Segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte abbia rimarcato come il dossier più urgente, per l'Italia, non sia rappresentato dal contenimento della Russia, bensì dal pattugliamento del Mediterraneo. Anche i mezzi a disposizione dell'Alleanza atlantica, dunque, potrebbero essere impiegati per assolvere finalmente a un compito, quello della difesa delle frontiere esterne europee, che al di là dei tre miliardi di euro concessi alla Turchia e dei muri alzati nei Balcani, sul versante marittimo era fin qui rimasto soltanto un vago auspicio. Tutto ciò dovrebbe essere facilitato dal sostegno degli Stati Uniti di Donald Trump, che è entrato immediatamente in sintonia con Conte. Dal punto di vista della Casa Bianca, un riequilibrio degli assetti europei sarebbe utile a fiaccare la resistenza francotedesca ai dazi.Può darsi che pure questi siano soltanto bei sogni. È giusto, comunque, che si fare un tentativo. Lunedì prossimo, Conte sarà a Berlino dalla Merkel per un incontro che potrebbe piazzare un altro tassello nella rivoluzione degli assetti politici in Europa.
I prezzi dei metalli preziosi corrono grazie al caos geopolitico e al taglio tassi, ma il mercato delle materie prime è spaccato: gas, petrolio e prodotti agricoli sono in forte calo. Pesano elevata volatilità e rischio cambio.
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La denuncia di T&E basata sull’analisi di dati Ue: emissioni cinque volte superiori.
Giusi Bartolozzi (Ana)
Bagarre sul caso Almasri, il centrodestra ipotizza un ricorso alla Consulta se il destino giudiziario del capo di gabinetto di Nordio non passerà prima dal Parlamento. La Giunta responsabile: «Il generale libico liberato e rimpatriato per proteggere gli italiani».
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