2019-09-12
L’Italia sale sul caccia e vince una battaglia nella Difesa europea
Grazie ai buoni uffici Usa, Leonardo entra nel progetto Tempest. Ma la Francia ha pronta la contromossa nella partita spaziale.Ogni anno si fa la classifica delle prime 100 aziende dell'industria della Difesa. Finalmente Leonardo è tornata nella top ten, anzi è settima se si considera solo il comparto militare. Il governo italiano e quello militare lunedì hanno firmato l'accordo per il caccia Tempest di sesta generazione, ieri è stato il turno delle imprese. Di qua e di là dalla manica. Bae Systems, Leonardo UK, Rolls Royce e Mbda UK, insieme all'industria italiana (Leonardo, Elettronica, Avio Aero e Mbda Italia) collaboreranno nelle attività relative al combat air system Tempest. Secondo l'accordo lavoreranno insieme per definire un concetto innovativo e un modello di partnership che preveda la condivisione delle competenze acquisite, la definizione dei requisiti di prodotto e lo sviluppo tecnologico congiunto di sistemi di difesa aerea. La firma della dichiarazione di intenti fa seguito all'impegno del Regno Unito e dei governi italiani verso una stretta collaborazione nell'ambito della difesa aerea, che si somma agli altri progetti come il Typhoon e l'F 35. Per l'azienda guidata da Alessandro Profumo è un grande successo, perché non solo la lancia in un orizzonte trentennale, ma anche salta quel vallo che si stava formando per via della Brexit fornendo a Leonardo la spinta per mettere a regime tutte le risorse interne. Permetterà all'intero sistema Italia di spingere in una nuova direzione che da tempo latitava. Per l'Italia si tratta di «valorizzare le capacità che abbiamo a livello ingegneristico, di prodotto e quant'altro», nell'ambito di un programma che», ha ricordato ancora Profumo, entrerà «in fase operativa nel 2035» e ha di fronte a sé un orizzonte «di molti anni». Il Tempest permetterà inoltre di rinsaldare tutte la filiera dell'elettronica per la difesa che significa un asse diretto tra Londra e Roma che servirà da leva anche alle altre attività trasversali. «Partecipare dall'inizio al progetto», spiega alla Verità l'ad di Mbda Itlia, Pasquale di Bartolomeo, «vuol anche dire mettere da subito a leva le sinergie e la valorizzazione delle eccellenze, una attività che noi conosciamo bene, abituati come siamo a contribuire a sistemi d'arma di progetti complessi». Tanto più che un velivolo di sesta generazione non si limiterà a portare a spasso missili, ma da questi riceverà input nevralgici. Vale dunque la pena festeggiare per questa scelta che fornirà lavoro e nuovo tecnologia. Ma c'è anche un valore politico da non trascurare. Si vede, innanzitutto, il grande zampino della Casa Bianca che, spingendo per il nostro ingresso nel Tempest, ha in un solo colpo portato a casa due risultati. Qualunque sia la Brexit, Londra non si sgancerà mai da quella componente europea che interessa agli Usa. La nostra collaborazione garantisce agli americani uno scambio di intelligence continuativo e dà a noi la possibilità di sedere dove conta. D'altro canto, questa mossa mette una volta per tutte in un angolo il caccia franco tedesco. Il progetto che sta a cuore a Emmanuel Macron, Angela Merkel e Ursula con der Leyen. Un mega progetto che ci avrebbe permesso di attingere solo alle briciole. Gli ambienti della Difesa devono anche aver avuto segnalazioni per accelerare sulla firma del Tempest, prima che si insediasse definitivamente in Commissione la francese Sylvie Goulard, che avrà appunto il portafoglio alla Difesa. Per Parigi e Berlino l'avvio del progetto Tempest è un colpo ai reni, tanto che questo governo filo europeista non avrebbe mai potuto viaggiare fino a Londra senza l'autorizzazione della Casa Bianca che sta mostrando nei nostri confronti una nuova attenzione: sostegno in cambio di azioni pratiche su temi come la sicurezza nazionale, il 5G e l'aeronautica. Detto ciò, non pensiamo che la partita finisca qui e che i giallorossi terranno il punto all'infinito. Dove gli Usa non hanno interesse, lì - temiamo - ci sarà vittoria totale di francesi e tedeschi. Nei prossimi mesi ci sono due partite aperte. Di una abbiamo scritto ampiamente e riguarda la cantieristica navale, l'altra è lo spazio.Nei prossimi mesi Macron userà in modo strumentale le politiche della concorrenza. Cercherà in sostanza di avere soldi tedeschi per strategie francesi. Pur di realizzare i propri obiettivi, Macron è disposto a tutto. Perfino ad arruolare un Sandro Gozi. Come lo utilizzerà quando, la prossima primavera, la ministeriale Esa dovrà decidere se affidare i fondi Ue ai razzi italiani Vega (in crisi per aver appena fallito un lancio) o a quelli francesi Ariane? Come si muoverà l'Ue sui satelliti della costellazione Galileo, visto che si è cercato in vari modi di rifilare la colpa dello storico black out agli italiani? La Francia vuole, inoltre, promuovere una fusione tra Airbus space e Thales Alenia space, che - ricordiamo - è per metà francese e per metà di Leonardo. L'Italia ha potere di veto, ma avere un consulente italiano per Macron potrebbe rivelarsi molto vantaggioso. Lo spazio è immenso, e l'Italia vi naviga in perfetta solitudine. Nemmeno una navicella a stelle e strisce all'orizzonte in grado di difenderci.