L'Italia patria dell'aperitivo ora si abbuffa di happy hour

- Da Ippocrate al conte Negroni passando per il palazzo di Cnosso e la bottega di un tal signor Carpano. L'aperitivo non è cosa banale, né modaiola: è un pezzo di storia mediterranea e sicuramente un segno dell'italianità. Che ha pure precisissime e rigide regole di galateo.
- Italia che vai brindisi che trovi. Nel Nord Est è il trionfo del Prosecco e dello Spritz. In Emilia vincono i cocktail con il rum e i liquori. Al Sud imperdibili i rosati.
- Identikit del bicchiere dei millennials. Se non si condivide sui social non esiste. Fotografarlo e pubblicarlo su Instagram è diventato più importante del bere in compagnia.
- Ogni bevuta è differente. Come scegliere tra alcolici e analcolici e non perdersi nella «giungla» delle liste dei bar.
- Il bon ton a tavola. Per il pre cena perfetto servono due regole: cibi piccoli che si possano gustare in un boccone e i cocktail devono essere preparati dal padrone di casa.
- Ecco la guida dedicata alla Sicilia: dove andare per godersi il vero cibo.
Lo speciale contiene sei articoli e una gallery fotografica.
Da Ippocrate al conte Negroni passando per il palazzo di Cnosso e la bottega di un tal signor Carpano. L'aperitivo non è cosa banale, né modaiola: è un pezzo di storia mediterranea e sicuramente un segno dell'italianità. Che ha pure precisissime e rigide regole di Galateo. Ma ovviamente la volgarità del tempo presente lo ha svuotato di ogni contenuto culturale, degradandolo a semplice moda. Come al solito a fregarci è stata la contaminazione con pratiche consumistiche che poco o nulla hanno a che vedere con lo stile di vita italiano e con un rapporto del tutto meditato e colto con il cibo. Hanno coniato anche un lemma vomitevole come apericena: una bestialità linguistica e un contro senso gastronomico. Perché semmai l'aperitivo nel suo valore più autentico è un apri cena.
Guardando alla contemporaneità l'aperitivo si può dire morto e sepolto se non in alcune esclusive enclaves. Tutto il resto è happy hour cioè volgarizzazione di un rito che talvolta sfocia nel mito, ma che ha originato un business assai notevole. Non è affatto esagerato parlare di cocktail economy in Italia. Due considerazioni al volo per capirci. Il mercato degli spiriti in Italia vale all'incirca 3 miliardi e l'export del nostro Paese è in crescita. Se ci mettiamo anche il vino arriviamo a oltre 7 miliardi di export per un mercato che vale complessivamente 20 miliardi, aggiungendo la birra arriviamo a 22. Ma se questo è il business all'origine ci vanno aggiunti i valori del mercato dei bar che secondo la Fipe è pari a18 miliardi e dà lavoro a 360.000 persone. Messi tutti insieme quelli che ce la danno a bere - da chi produce vino a chi miscela i cocktail - fanno un esercito di 2,2 milioni di persone. Senza contare che alcuni dei colossi della nostra economia da Campari (controlla il 45% dei marchi globali, ha un fatturato che sfonda il miliardo e 700 milioni) a Branca fanno i soldi proprio con i liquori e che l'Italia continua ad essere uno dei competitor più forti a livello mondiale tant'è che i maggiori gruppi da American Spirits a Constellation a Bacardi a Pernod Ricard continuano a venire nel Bel Paese a fare shopping. L'ultima acquisizione importate è quella proprio di Pernod che si è comprata Malfy il gin italiano di maggior peso. E Sandro Boscaini – mister Amarone – presidente di Federvini al recentissimo Vinitaly ha messo in luce che se «indubbiamente il vino italiano ha avuto una buona performance sui mercati esteri con un valore di export attorno ai sei miliardi, a fare notizia è il boom di vendite degli alcolici che all'estero hanno fatto un più 16 per cento e dei superalcolici che hanno aumentato di un quarto il loro export». Dunque sull'aperitivo che sta rinascendo sotto forma di impulso consumistico non c'è da scherzare. Anche perché il 2018 ha visto una ripresa dei consumi di alcol abbastanza rilevante trainata dal vino, ma con una ripresa anche dei superalcolici. E tra questi dati ve ne sono anche di preoccupanti: il cosiddetto bringe drinking – bere smodatamente fuori pasto – che riguarda quasi l'11 per cento di maschi il 32 per cento di donne sopra gli 11 anni con una platea di bringe drinker stimata in oltre 4 milione di persone di cui almeno un 30 per cento adolescenti.
Questa è al faccia cattiva dell'aperitivo o se si preferisce del consumo di alcol lontano dai pasti. Che purtroppo riguarda i ragazzini. Circa il 10 per cento degli adolescenti italiani dichiara di aver preso la prima sborni a 13 anni. È la faccia importata dall'estero perché l'aperitivo per gli italiani è sempre stato, da tempo immemore un'altra cosa. Per paradosso tornare al classico aperitivo è il solo modo per fermare questa pericolosissima deriva. Anche perché l'happy hour è ormai diventato fenomeno di socializzazione, forse l'unico contatto relazionale reale che è rimasto ai giorni nostri. Non a caso secondo una statistica condotta da Google le fascia di età tra 18 e 45 anni l'app più cliccata è quella per trovare amici con i quali fare un aperitivo. Ci si dà appuntamento via social e poi si va a frequentare un determinato locale con i bar tender che sono diventati quasi più famosi dei disk jockey. Quella di barman è oggi una delle professioni più appetite dai giovani. Desiderosi di emulare personaggi come Bruno Vanzan, romano trentenne ma che lavora a Milano, Salvatore Calabrese, napoletano che ha scritto il primo ricettario al mondo per cocktail, Fabio Raffaelli pavese che ha fatto grandi i bar della famiglia Bastaniach, Mattia Pastori anche lui di Pavia che è stato eletto miglior bartender d'Italia, Giancarlo Mancino il mixologist giramondo che partito dalla Basilicata ha aperto un bar ad Hong Kong ed è diventato il riferimento del jet set della finanza oltre a produrre un suo vermouth.
E nelle biografie di questi maestri del mixer c'è tutta la storia del vero aperitivo italiano che è cosa assai diversa dall'happy hour. Perché l'ora felice è un abbuffata a prezzo fisso dove si mangia e si beve qualsiasi cosa, l'aperitivo invece è un rito. Che ha una sua definizione anche territoriale.
A raccontarcelo è la storia.
Tutto comincia più o meno con Ippocrate che scopre come dare qualcosa di amaro agli inappetenti aiuta ad aprire lo stomaco e ad invogliarli al pasto. Siamo le V secolo a.c. e Ippocrate prepara una bevanda a base di vino dolce con messi a macerare fiori di dittimo, foglie di ruta e assenzio. Un successo che però pare fosse già in voga a Creta durante la civiltà micenea se è vero com'è vero che nel palazzo di Cnosso sono state trovate tracce del più antico aperitivo della storia: noccioli di olive in salamoia, resti di cagliata, gaette di farro e vino resinato. Una pratica che piaceva tanto ai romani che s'inventano il mulsum, vino mescolato al miele, che si consumava con datteri, olive, gallette, formaggi acidi. E anche i romani conoscevano il vinum hippocraticum a cui avevano dato proprio il nome di aperitivo, appunto per aprire gli stomaci al pasto principale. E invece noi oggi con l'happy hour tendiamo a sostituire il pasto con quello che un tempo fu l'aperitivo. Così esclusivo da generare l'interesse degli aristocratici. Basti dire che i caffè storici di Venezia, di Firenze di Genova fin dai primi del Settecento facevano a gara a imbandire gli aperitivi che si consacrano quando il signor Carpano a Torino, siamo nel 1786, apre la sua bottega dove vendere il vermouth, il vino aromatizzato. Che piace tanto ai nobili da far entrare con i Gancia il vermouth a corte Savoia i quali battezzano anche con il Garibaldi – bitter, succo d'arancia ghiaccio – l'aperitivo dell'unità d'Italia. L'aperitivo diventa così importante che nasce una vera e proprio industria attorno agli amari, ai bitter in una disputa continua tra Torino e Milano. Ma la notorietà internazionale dell'aperitivo italiano viene con un conte fiorentino che solitamente pigliava il suo Americano ( bitter, vermouth, soda e un po' di frutta) al Caffè Casoni (poi diventato Giacosa) nella Firenze della belle Epoque. Un giorno chiese al barman Angelo Tesauro – o forse era Fosco Scarselli – di sostituire la soda con il gin come usava a Londra dove il conte aveva i suoi affari. Nacque così il cocktail più famoso al mondo il (Vallo) Negroni. Ma la storia italiana è piena di cocktail inventati per gli aperitivi diventati delle attrazioni mondiali. Basti pensare alle invenzioni di Cipriani come il Bellini o il Mimosa, o addirittura al Martini cocktail intorno al quale sono nate leggende. Certo è che l'Italia è la patria dell'aperitivo inteso come incontro prima di cena, come frequentazione del caffè come salotto, come quotidiano evento mondano. Nulla a che vedere con le abbuffate di alcol e stuzzichini che vano di moda oggi. Anche se come ogni fenomeno di costume anche l'aperitivo o happy hour che sia si sta evolvendo. Ad esempio sta tornando di moda il vino che anche grazie al boom del Prosecco è diventato sinonimo di aperitivo, si torna alla formula veneziana del cicchetto e dell'ombra che ha reso famosi i bacari, recupera terreno il tramezzino che fu battezzato niente meno che da Gabriele d'Annunzio, forse il primo copy della storia, non perde quota lo spritz, anzi, e in Italia che ora cominciato a produrre tra i miglior gin al mondo è tornato di gran moda il vermouth. La tradizione come antidoto alla modernità.
Italia che vai aperitivo che trovi
L'Italia è la patria dell'aperitivo. Lo praticavano i nobili, piaceva molto ai ceti popolari. Basti pensare a quel rito mai tramontato che l'ombra a Venezia. Perché si chiama ombra? Oh bella perché i venditori di vino seguivano l'ombra proiettata dal campanile di San Maro per stabilire quale vendere e a quale gradazione accompagnandolo sempre con un cicchetto, che non è la bevanda, ma lo scartosso di pesce fritto o il baccalà con cui accompagnare generose bevute. E si può dire che l'aperitivo popolare sia davvero appannaggio del nord est. Perché ad esempio in Friuli è nato il taj che era niente altro che il bicchiere tagliato nel quale versare il tocai (oggi ci tocca chimarlo Friulano) da accompagnare con il salame all'aceto o con il frico. E sempre dal nord est, ma siamo nel trevigiano, viene lo Spritz che pare la versione ottocentesca del vino d'Ippocrate. Si fa con Prosecco, amaro, acqua frizzate e una buccia d'arancia. E il Prosecco è anche il protagonista del più raffinato tra i cocktail del nord est i Bellini nato all'Harry's Bar di Venezia dove è stato miscelato vino spumante e nettare di pesche. Da qui una lunga derivazione di cocktail e long drink che esaltano il rapporto tra vino spumante e frutta.
Ma la storia dell'aperitivo ci consegna una mappa d'Italia assai variegata quasi a dire paese che vai bevuta che trovi. Proviamo a individuare luoghi e tendenze.
Nel Nord Est è il trionfo del Prosecco e dello Spritz. Il vino spumante che da Conegliano-Valdobbiadene dove è Docg ormai si produce in quasi tutto il Veneto (se ne parla poco ma ottimo è il Prosecco di Asolo che è una Doc a parte) e in Friuli (Prosecco Doc). Qui si consuma con lo scartosso di pesce, con il baccalà mantecato con la polenta abbrustolita, con formaggi come Asiago e Montasio.
A Milano l'aperitivo non esiste più, c'è solo happy hour che significa bere qualsiasi cocktail insieme con le più svariate proposte gastronomiche. Milano però è anche la fabbrica delle tendenze e proprio da Milano ha preso il via la grande produzione di gin all'italiana tale da aver imposto uno stile tricolore a questo distillato britannico. Altra tendenza che si sta imponendo è il Pirlo. Arriva da Brescia e si fa con vino bianco secco e Campari e aggiunta di seltz. Ma oggi viene preparato con maggiore raffinatezza sfruttando i grandi spumanti di Franciacorta (ma che varrebbe la pene di bere da soli). Nella zona pavese invece vano di moda i grandi spumanti dell'Oltrepò. Sia nel bresciano che nel pavese l'accompagnamento classico è con salumi, formaggi, sovente assaggi di paste e di riso. Arrivando a Torino si torna a parlare di Vermouth. Qui addirittura è rinato il consorzio di tutela del vino aromatizzato con le erbe che è stato il vero antesignano degli aperitivi all'italiana. Ma anche a Torino oggi trionfa l'happy hour e assai meno l'aperitivo classico. Anche se la nuova tendenza, cha riva dalle Langhe e dal Monferrato, è quello di fare l'aperitivo in enoteca stappando le bottiglie dei grandi vini piemontesi (Barolo, Barbaresco, Barbera, ma anche la riscoperta di Arneis e spumanti di Alta Langa) da accompagnare con i formaggi d'autore (dal Castelmagno ala Toma). In Emilia si va dal classico torta fritta, gnocco fritto, tigelle salumi, lambrusco e gutturnio al modaiolissimo happy hour della Riviera riminese con i bar tender che fanno i cocktail acrobatici con la riscoperta del rum che era passato un po' di moda. Ma oggi i veri ingredienti dei mixologist di maggior rilievo sono le grappe aromatizzate o liquori distillati di menta e di frutta (la selezione AB di Antonella Bocchino o i distillati di Capovilla sono quelli che vano per la maggiore). Scendendo lungo la riviera adriatica nelle Marche il Verdicchio, la Passerina spumante oggi sono i vini di maggior appeal per l'aperitivo che si fa con i pesci in griglia o con i pecorini e il mitico ciauscolo (salame morbido). Più o meno lo stesso rito dell'Abruzzo dove però entrano in gioco, molto diluiti anche i liquori di erbe, i vini rosati da Montepulciano, il Trebbiano e la Cocciola bianchi austeri da accompagnare con ventricina, pecorini, lenticchie, fritti di mare. Molto più modaiola è la Puglia che certo ha di che stupire con friselle, burrate e vini bianchi e soprattutto rosati salentini ma che a taralli e bombino bianco finisce per preferite gli accenti nordici dell'happy hour. Restano fedelissime alla tradizione dell'aperitivo la Sicilia e così la Campania che di solito accompagnano i loro cibi di strada (arancini pane e panelle, pizza fritta, calzoni, caponatine) con i grandi vini e solo talvolta cedono ala tentazione del cocktail. Roma è la capitale degli aperitivi internazionali con una spiccata tendenza a preferire i cocktail latino americani, mentre in Toscana l'aperitivo Negroni a parte è ancora grandi vini con salumi, pane formaggio.
Ma se queste sono le tendenze classiche oggi c'è anche da fare i conti con quelle salutistiche. E dunque stanno prendendo quota i locali dell'aperitivo bio dove gli smoothies le centrifughe e le tisane sanno sostituendo vini e cocktail mentre non conosce flessione il consumo di bibite analcoliche.
Identikit dell'aperitivo dei millennials
Se non è social l'aperitivo non è. Almo questo è ciò che vogliono i millennials (i giovani nati a cavalo dei due millenni che peraltro sono i più forti consumatori di aperitivi in Italia.
Peraltro un giovane su due esce almeno due volte alla settimana per fare l'aperitivo e si affida ad una app che va per la maggiore (si chiama Happy) che serve per individuare il locale giusto.
Secondo una ricerca commissionata da Martini a TradeLab sulle nuove tendenze in fatto di aperitivo italiano sono oltre 1,3 milioni i residenti a Milano, Roma e Bari che hanno consumato un aperitivo fuori casa negli ultimi 6 mesi (52% uomini e 48% donne). La percentuale dei frequentatori è pari all'89% ma sale al 91% tra i più giovani (18-24). L'aperitivo è un modo per passare dai social alla frequentazione di persone in carne ed ossa. A Milano c'è una spiccata preferenza per i cocktail/lounge bar e i locali di tendenza (62%) al Sud, dove si continuano a frequentare i locali tradizionali (30,7%), a Bari in particolare; per circa il 28% dei frequentatori non perdono d'appeal i bar storici, le enoteche e i locali sulla spiaggia, soprattutto a Roma.
Le tendenze più recenti sono quelle di frequentare locali specializzati come le formaggerie, le ostricherie, le pizzerie gourmet dove l'aperitivo diventa sostitutivo dei pasti e la socialità si prolunga fino a tardi. Sei consumatori su 10 dichiarano che l'aperitivo sostituisce la cena, il 28% degli intervistati va a casa subito dopo, il 21% afferma che è l'inizio della serata che prosegue in altri locali, solo il 9% dichiara che diventa il centro di tutta la serata. Le abitudini cambiano tra Nord e Sud. Circa 2 su tre dichiarano di frequentare locali con apericena anche se molti ritengono che non sia questa la vera gastronomia italiana. Al Sud i su quattro vuole l'aperitivo con patatine e noccioline che non sia affatto sostituivo della cena a differenza del Nord dove si preferisce il buffet se non addirittura l'aperitivo gourmet.
La spesa media è pari a 7,8 euro, ma varia molto tra Nord e Sud; si passa dagli 8,4 euro di Milano ai 6,3 di Bari. Tra le preferenze un terzo sceglie il cocktail, un terzo il Prosecco, e il resto è diviso tra spumanti, vini fermi e superalcolici.
L'universo degli aperitivi
Tutto può essere aperitivo ma bisogna intendersi sul significato.
Se intendiamo aperitivo in senso classico dobbiamo distinguer tra alcolico e non alcolico.
Tra gli analcolici ci sono i preparati dai bibitari che sono i soliti bitter analcolici, gli sciroppi di frutta o di erbe (ottimo ad esempio è lo sciroppo di sambuco) ma anche gli smoothie e le centrifughe. Poi c'è il grande capitolo dei vini. Tra i preferiti ci sono gli spumanti che possono essere sia metodo classico (cioè rifermentati in bottiglia come il Franciacorta, il Trento Doc, l'Alta Langa, i brut marchigiani, quelli dell'Oltrepò pavese) sia gli charmat (o metodo Martinotti cioè rifermentati in autoclave) come il Prosecco, la Passerina. Poi c'è il grande capitolo dei vini bianchi (ottimi aperitivi sono il Verdicchio, il Vermentino, il Grillo, il Greco di tufo e la Falanghina, il Pigato, lo Chardonnay franciacortino, il Pinot Bianco e il Friulano, la Nosiola trentina) e dei vino rossi fermi L'ultima tendenza però è la scoperta dei rosati: da quelli del Salento, al Chiaretto di Bardolino al Valtenesi del Garda, fino ai rosati abruzzesi.
Si passa poi all'universo dei cocktail. Che si dividono sostanzialmente in du categorie: i long drink e i cocktail veri e propri. Una categoria a parte è quella dei bitter (Campari, Aperol, gli amari allungati) che entrano sovente anche come ingredienti nei cocktail. Ora è tornato di gran moda il Vermouth che è sostanzialmente vino fortificato ed aromatizzato con le erbe, mentre un grande ritorno è quello dei vini da meditazione come ad esempio Marsala, Vernaccia di Oristano o Moscato di Scanzo che stanno trovando nuovi estimatori.
Il bon ton dell'aperitivo
L'aperitivo è quasi un obbligo quando si invita per ricevere. Sia che l'invito sia fatto al ristorante che a casa sarà necessario per na perfetta padrona di casa prevedere una sosta nella propria abitazione per offrire ad ospiti ed amici un aperitivo. Ci sono alcune regole basilari da rispettare. Innanzitutto già all'atto dell'invito bisogna specificare se si farà un aperitivo. L'orario varia a seconda delle regioni italiane: diciamo che va previsto circa un'ora e mezzo prima del pranzo (inteso come pasto principale) per cui al Nord l'ora ideale e attorno alle 18 al Sud si può scivolare fino alle 19.30.
La prima regola è di allestire un buffet dove ci siano degli amuse bouche da potersi mangiare in un sol boccone: avremo così tramezzini – è bello ricordare che il nome lo dette Gabriele d'Annunzio a questo panino che abbiamo ereditato da lord Sandwich anche se c'è chi sostiene che il primo a proporlo sia stato Leonardo da Vinci alla corte dei Ludovico il Moro – piccoli panini, tartine, volendo un fritto leggero, dei bocconcini di formaggio, ma anche un piccolo pinzimonio e poi frutta secca salata, volendo patatine che sarebbe meglio fare in casa. La seconda regola è che i cocktail devono essere preparati dal padrone di casa che ha anche il compito di servire i vini. Unica eccezione, i vini spumanti che possono essere serviti dalla padrona di casa che li offrirà agli ospiti a mano a mano che arrivano. Per un aperitivo mai aspettare che siano giunti tutti gli ospiti. È d'obbligo che vi siano piattini di porcellana o ceramica, bicchieri adeguati sempre in cristallo o al massimo in vetro e di forme adeguate ai vini o ai cocktail che si servono (flute per gli spumanti, bicchieri da Martini per cocktail alcolici, trumble per cocktail più leggeri o long drink). Sarà necessario allestire diversi tavolinetti in modo che gli ospiti possano poggiare i piatti o i bicchieri. La dotazione per ogni ospite sarà: un piattino, un tovagliolino sempre di stoffa e sempre in colori tenuti e naturali, un bicchiere. Bandite la plastica e la carta. Indispensabile che ci sia sempre oltre agli alcolici e ai vini abbondante acqua che sarà servita in caraffe differenti (gassata e liscia) e almeno un cocktail analcolico da accompagnare con spiedini di frutta. Bandita la musica perché l'aperitivo deve essere un prologo al pranzo e deve stimolare oltreché l'appetito anche la conversazione. Se si scelgono delle candele non devono essere profumate. Il profumo ammesso è quello dell'amicizia!
Petra Carsetti
Sicilia terra di aperitivo. Ecco la guida su dove andare per goderselo a fondo
È vero, quando parliamo di aperitivo, la prima città a cui lo si associa è sicuramente Milano, ma nonostante da quasi trent'anni, la città meneghina abbia abbracciato questo celebre rito erigendolo ormai a precetto culturale, le sue origini italiane sono da ricercare in quel di Torino, grazie all'invenzione del Vermouth, vino aromatizzato che pare abbia fatto andare in visibilio persino re Vittorio Emanuele II.
Ma si sa, le abitudini si tramandano, e a più di duecento anni dalla sua nascita, si può senza ombra di dubbio affermare che questa consuetudine più o meno mondana sia diventata patrimonio di tutta la penisola, conquistando tutto lo stivale, fino alla Sicilia.
Qui, sempre più locali regalano all'happy hour siciliano un'atmosfera trendy senza rinunciare ai suoi sapori goderecci: noi ve ne proponiamo alcuni, per la gioia dei vostri palati.
Fud Off, Catania
Via Santa Filomena, 28 - Catania
In una delle strade più gastronomiche di Catania, dove ogni bottega è un ristorante, nasce Fud Off, secondogenito di FUD bottega sicula, a sua volta fratello maggiore dell'omonimo ristorante aperto l'anno scorso a Milano. Prendendo in prestito dalla Spagna la formula "tapas", il proprietario ed ex foodblogger Andrea Graziano ha trasformato un'officina di moto d'epoca, in un cocktail bar; il locale è piccolo, con luci soffuse, e sfruttando le origini della vecchia bottega, è tutto arredato in stile industriale, dove la forte impronta del ferro regala all'ambiente un design contemporaneo. Il menù trabocca di Sicilia, con l'aggiunta però di proposte creative che non stuzzicano solo la vista ma soddisfano anche il palato, come le panelle ricci e gamberi, le ostriche croccanti o la catalana ai sei frutti rossi. Ma tanta Sicilia la troverete anche nel bicchiere: i prodotti utilizzati arrivano direttamente da piccoli produttori della regione, e accanto ai grandi classici, troverete dei cocktail in versione siciliana (o come vengono qui definiti in perfetto stile Fud "coctel siculi") come l' "Etna Spritz" e il "Milano Torino Catania", grazie anche all'utilizzo del primo vermouth tutto siciliano.
48 Speakeasy, Messina
Location segreta
Il 48 Speakeasy è un luogo un po' magico in una location segreta, e per accedervi è necessaria la tessera. Qui Duilio, Francesco e Domenico vi regaleranno un'atmosfera dove il tempo sembra essersi fermato, proponendovi la loro selezione di cocktails totalmente reinterpretarti; ed è grazie a questa rivisitazione che nasce ad esempio il Garlic Bloody Mary, una versione più audace di quella classica, impreziosita dal giusto pieno e morbido dell'aglio nero di Voghera. Altre curiose proposte sono anche il gin alla carota viola e la tequila con vero bacon, tutte descritte nei bellissimi e originali menù in stile tabloid. L'attenzione ad ogni dettaglio, infatti, la si percepisce anche da qui: i menù (rigorosamente in vendita), possono essere definiti dei piccoli pezzi d'arte: ognuno conserva al proprio interno una storia narrativa, parlando d'amore, di profumi e di emozioni; vietato quindi, stropicciarlo o usarlo come sottobicchiere. E come ogni speakeasy che si rispetti ha le proprie regole, tra cui la chiusura alle 01.48, non condividere fotografie su nessun social network e soprattutto non parlare mai del 48.
Anche gli angeli, Noto
Via Arnaldo da Brescia, 2 - Noto SR
All'interno dell'incantevole Noto, nel suo centro storico, ma al contempo in uno dei suoi angoli più nascosti, c'è un delizioso rifugio, una cornice nella cornice: è una cripta settecentesca che fa da ambientazione al concept store "Anche gli Angeli", una visione più ampia di un semplice locale, un luogo dove la suggestiva atmosfera siciliana unisce ristorante, Lounge bar, negozio e Book Corner. Ci si può sedere e consultare un libro, si possono acquistare prodotti della migliore sicilianità, si può assistere a mostre ed eventi artistici organizzati ad hoc, ma soprattutto si può bere e mangiare bene: la proposta gastronomica è rustica ma di alta qualità, così come i cocktails, con diverse versioni di mojito per tutti i gusti, come il Midori o il "Sicilianito" con pomodoro Pachino e foglie di basilico. Quindi perché non concedersi un romantico aperitivo, quando l'accurata scelta musicale regala all'ambiente un effetto ancor più seducente?
Bocum Mixology, Palermo
Via dei Cassari, 6 - Palermo
Non lontano dall'antico mercato della Vucciria, nel cuore pulsante del centro storico di Palermo, si trova il Bocum, un lounge bar in perfetto stile nouvelle décadence premiato anche da Gambero Rosso, come migliore cocktail bar della Sicilia. Qui, dove convivono armoniosamente poltrone vintage, grandi lampadari di cristallo, piccoli modellini d'auto, un pianoforte e un originale impianto stereo a giradischi per vinili, una delle parole d'ordine sembra essere la dedizione assoluta alla filosofia del bere. Come definito dai proprietari, i vini protagonisti nel menù sono solo quelli a conduzione "emozionale", (il Bocum è anche la prima cantina di vini naturali nel sud della Sicilia) e i drink vengono creati seguendo la raffinata arte della Mixology. Questa filosofia è l'ultima frontiera del mondo dei cocktail, che ha trasformato i drink in una miscela delicata e ricercata di ingredienti, innalzando i barman a concreti alchimisti del terzo millennio. E così, tra un Carosello Siciliano, un Ottovolante, un Omaggio a Kipling e un Etna Mule, l'aperitivo viene accompagnato da salumi e formaggi locali, tapas e piatti dello chef; e se siete amanti della musica jazz, il giovedì sera, grazie alle esibizioni live, vi sentirete in assoluto, nel vostro ambiente ideale.
Cantiere 12.25, Agrigento
Via Atenea 200 – Agrigento
Dopo una visita alla Valle dei Templi, un ottimo modo per proseguire la serata potrebbe essere quello di dirigersi verso il centro storico di Agrigento, imboccare le viuzze che portano all'inizio della salita del Monte dei Pegni, davanti alla scalinata impreziosita da piccoli murales e fermarsi per un aperitivo nella caratteristica piazzetta, al Cantiere 12.25.
Il locale è in stile underground, cercando di ricreare all'interno uno design industrial e volutamente finto trasandato.
Nel menù si trovano tutte specialità della casa: focaccelle, caponata di pesce spada, arancini ai frutti di mare, ma soprattutto il "pani cunzatu", una pagnotta condita con olio extravergine, pomodori, primo sale siciliano, acciughe e capperi: delizioso. Il tutto da accompagnare con le ottime birre artigianali made in Sicily. Infine, ma non meno importante, da premiare la simpatia dello staff e la gentilezza del proprietario, che vi diletterà spiegando i liquori preparati da lui e facendovi assaggiare un particolarissimo rum al miele.
Boheme Mixology, Catania
Via Montesano, 27/2 - Catania
In uno dei tipici vicoletti catanesi che ricordano vagamente le strade di New Orleans degli anni Cinquanta, c'è un bar in stile speakeasy, dall'aria retrò e un'atmosfera dove il tempo sembra non esistere: è il Bohème. Immersi in un ambiente elegantemente vintage, ci si può rilassare con un po' di musica in sottofondo, sorseggiando dei signori cocktail. Anche qui l'arte della mixology rivela la sua forte impronta, assumendo una sfumatura ulteriormente raffinata, perché una delle caratteristiche del Bohème è la preparazione di drink "su misura". I cocktail nascono dalle chiacchierate con gli ospiti; i proprietari Bruno e Salvo supportati da un capacissimo staff cercano di capire le loro preferenze, divertendosi a interpretare il ruolo di "psicologi del gusto", per poi realizzare cocktail "tailor made"; creando ogni volta qualcosa di diverso. Fanno così capolino bicchieri ricoperti di cioccolata fondente e nocciole, cocktail internazionali realizzati con centrifughe e succhi di frutta fresca, wishkey al miele, vodka alla cannella e specialità gluten free. Insomma, anche qui i barman si elevano a veri e propri artisti, tanto da far venir voglia di bere e provare qualche cocktail anche ai rigorosamente astemi!
Fratelli Burgio al porto, Siracusa
Passeggio Aretusa, 4 - Siracusa
Dietro questo locale c'è la storia e il successo di un'intera famiglia, iniziata più di trent'anni fa con la nascita della salumeria Burgio; nel 2015, con la sfida della terza generazione è nato "Fratelli Burgio al Porto". L'idea di aprire un chiosco nell'incantevole porto di Siracusa restando fedeli ai sapori di un tempo e alla materia prima di estrema qualità, si è rivelata vincente; il locale è ormai diventato un punto di riferimento per giovani e meno giovani, turisti e non. L'amore per la genuinità dei prodotti fatti in casa rivive dietro il bancone, grazie all'ottima scelta di vini, dei cocktail e delle specialità da stuzzicare fatte recapitare direttamente dalla storica salumeria. A rendere più affascinante questo vecchio chiosco riportato in auge la meravigliosa posizione che affaccia sul mare e sul porto di Siracusa e la musica di sottofondo che non manca mai. Insomma, non c'è passeggiata sul lungomare siracusano che si rispetti senza una sosta da Burgio al Porto: un'autentica garanzia.
Botteghe Colletti, Palermo
Via Alessandro Paternostro, 79 - Palermo
Da tre anni, in una stradina laterale nel centro storico di Palermo, si distingue un locale dal gusto decisamente retrò, punto di riferimento della movida radical chic palermitana, dov'è possibile assaggiare un ottimo negroni affumicato: "Le Botteghe Colletti". Il sapore vintage appare già dalla meravigliosa insegna: un'originale del 1907 della vecchia sartoria Colletti (da cui il nome del locale). Piccolo, ma caratterizzato da una forte particolarità degli arredi: tende teatrali, candele in vecchie bottiglie di gin, gigantografie anni'20 alle pareti è condotto con grande passione da Alessandro e Vincenzo, proprietari e artisti: Alessandro, sfodera la sue capacità creative in cucina; Vincenzo è un artista artigiano che realizza splendidi bicchieri e attrezzature da barman professionista. Perfetti negroni e gin tonic, un generoso buffet e buona musica in una location retrò: ecco confezionata un'atmosfera d'altri tempi che rende tutto più pittoresco.
Highlander Pub, Piazza Armerina
Piazza Giorgio Boris Giuliano, 52, Piazza Armerina (EN)
Gestito dalla famiglia Scoppo al completo, due genitori e tre figli maschi, grazie al suo bellissimo allestimento Irish, l'Highlander è un punto di riferimento nella Città dei Mosaici. Emilio, Riccardo e Davide esprimono la loro passione e creatività nella preparazione dei cocktail: ecco così nascere lo Spicy Margarita al maracuja con crusta di tajin (spezia messicana) lime e chilli disidratati e datterini gialli in acqua di mare. Oppure l'eclissi di Nonna Lina, con gin, marsala, acqua di cedro, Martini e soda al pomodoro homemade, il tutto servito con capperi e ricotta su una foglia di basilico. Un drink dedicato alla nonna e al territorio che rappresenterà la Sicilia e tutto il sud Italia al contest Mt magazine come migliore cocktail bar d'Italia. A papà Filippo invece il compito di occuparsi delle proposte gastronomiche: ottimi i suoi hamburger preparati ad hoc con sola carne scelta. In perfetto stile Irish pub non si smentisce sull'ottima scelta delle birre, all'ambientazione chiaroscuro e ovviamente sulla scelta della musica dal vivo.
Sunset, Ortigia
Lungomare Alfeo - Siracusa
Si può essere d'accordo o meno con Cicerone, quando descriveva Siracusa come la più bella delle città della Magna Grecia; di sicuro Ortigia, l'isolotto che costituisce la sua parte più antica è una perla che offre tramonti spettacolari sul mare. Un ottimo posto dove gustarsene uno, sorseggiando un moscow mule o un mojito è il Sunset, direttamente sulla terrazza della Marina a pochi passi da castello Maniace. Il menù è semplice ma di qualità: taglieri di salumi e formaggi locali accompagnati da conserve e pane carasau e le sfiziose patatine "sunset" con scaglie di parmigiano e limone. Ma la posizione vince su tutto: lo spettacolo impagabile, con lo sguardo perso sui colori del tramonto di Ortigia e l'udito che si fa viziare dall'ottima selezione musicale.
E in questo tripudio di cocktail, leccornie, e stupende location, cos'altro aggiungere se non una citazione del premio Nobel Anatole France: «Ah, la Virtù: potessi un dì raggiungerla… Intanto, versatemi da bere!»
Alessandra Giussani





