Lo statuto parla chiaro Conte non conta

Lo statuto parla chiaro Conte non conta
Giuseppe Conte (Ansa)
Avete presente tutte le frasi che nelle scorse settimane ha pronunciato Giuseppe Conte a proposito del suo ruolo alla guida dei 5 stelle? «Non sarò il prestanome di nessuno»; «Non può esserci una leadership dimezzata»; «Una diarchia non sarebbe funzionale»; «Ho sempre detto che non mi sarei prestato a una semplice operazione di facciata»; «Pretendo le scuse pubbliche di Beppe Grillo»? Beh, l'ex presidente del Consiglio scherzava. Sì, dopo la presentazione del famoso statuto che per giorni ha fatto litigare il fondatore del Movimento con l'aspirante capo politico dello stesso, si capisce che il vero comico non è l'Elevato, ma il suo sostituto, il quale davanti alle telecamere dice una cosa a ciuffo ritto, ma quando è di fronte a una spigola (al forno, il ciuffo gli si ammoscia e ne sottoscrive un'altra. Basta leggere l'articolo 12 della carta che fissa i poteri dentro il Movimento per rendersi conto di come siano andate le cose e perché alla fine l'altro giorno, dopo il pranzo nei paraggi di villa Corallina, Grillo fosse felice come una Pasqua e addirittura abbia detto che con il nuovo corso si andrà avanti fino al 2050. Non era l'effetto del vinello fresco che ha accompagnato il pranzo, come in molti avevano immaginato, e nemmeno una delle sue innumerevoli giravolte, tipo quella che gli ha consentito di sostenere Mario Draghi dopo averlo paragonato a Dracula. No, l'allegria probabilmente derivava dal fatto che insieme alle cozze alla marinara e al branzino con verdure, Conte si era ingurgitato anche le righe di pagina 23 che fissano il ruolo del garante. Comma A, punto 1: «Il garante è il custode dei valori fondamentali dell'azione politica del Movimento 5 stelle e in tale spirito esercita con imparzialità, indipendenza e autorevolezza le prerogative riconosciute dallo statuto». Occhio all'indipendenza citata dal paragrafo, perché significa che il fondatore fa quello che vuole, senza subire il condizionamento di nessuno, tanto meno dell'ex avvocato del popolo. Avete dubbi sull'interpretazione autentica dei poteri del garante? E allora leggete il comma A, punto 2: «Il garante ha il potere di interpretazione autentica, non sindacabile, delle norme del presente statuto». Qui non c'è neppure bisogno di decrittare la norma, perché è chiara e spazza via tutto il legalese del giurista di Volturara Appula: se c'è qualche dubbio di interpretazione sui valori fondamentali dell'azione politica del Movimento 5 stelle - di cui il fondatore è garante a tempo indeterminato - vale il parere di Grillo, la cui decisione è «insindacabile». Oh sì, il comico in teoria potrebbe essere sfiduciato, ma per farlo serve un voto all'unanimità del comitato di garanzia, una ratifica in rete degli iscritti con il voto a maggioranza assoluta degli aventi diritto a esprimersi, e nel caso non si raggiunga il quorum, l'intero comitato si deve dimettere. In pratica, lo statuto conferma i poteri dell'Elevato e mette il suo aspirante successore qualche gradino sotto. Insomma, Conte non conta come vorrebbe far credere. E più che elevato alla guida del Movimento, è abbassato.

L'ex presidente del Consiglio naturalmente non la racconta così, perché se lo facesse dovrebbe ammettere che la spigola gli è andata di traverso, così come di traverso è finito il progetto di un suo partito, che avrebbe richiesto soldi ed energia, due requisiti non facilmente reperibili, soprattutto in un momento in cui i 5 stelle non paiono brillare al massimo. I sondaggi li danno in caduta libera, soprattutto a causa dei conflitti degli ultimi tempi, tant'è che qualcuno, nonostante manchino ancora mesi al Natale, parla di comete destinate a sparire presto nella notte della politica.

Vedremo: per ora l'ex avvocato del popolo pare intenzionato a spendersi per la riforma della giustizia e per il reddito di cittadinanza, argomenti che sembrano arrivare come il cacio sui maccheroni proprio nei giorni in cui si discute dei due argomenti. Da un lato c'è Piercamillo Davigo, columnist del Fatto quotidiano, ossia dell'organo ufficiale del contismo, che è finito indagato per la rivelazione di documenti giudiziari riservati. Dall'altro c'è la truffa milionaria scoperta a Genova e che ha consentito a un gruppo di extracomunitari di campare per anni con soldi pubblici che non erano dovuti. Conte ha insomma scelto due cavalli di battaglia di sicuro effetto, se l'obiettivo è quello di perdere ancora un po' di voti. Forse Grillo aveva ragione quando, poche settimane fa, disse che Conte non aveva visione politica né capacità manageriali? Il sospetto c'è.

La parabola di Aimo Moroni parte dal pollaio
Nadia e Aimo Moroni
Prima puntata sulla vita di un gigante della cucina italiana, morto un mese fa a 91 anni. È da mamma Nunzia che apprende l’arte di riconoscere a occhio una gallina di qualità. Poi il lavoro a Milano, all’inizio come ambulante e successivamente come lavapiatti.

È mancato serenamente a 91 anni il mese scorso. Aimo Moroni si era ritirato oramai da un po’ di tempo dalla prima linea dei fornelli del locale da lui fondato nel 1962 con la sua Nadia, ovvero «Il luogo di Aimo e Nadia», ora affidato nelle salde mani della figlia Stefania e dei due bravi eredi Fabio Pisani e Alessandro Negrini, ma l’eredità che ha lasciato e la storia, per certi versi unica, del suo impegno e della passione dedicata a valorizzare la cucina italiana, i suoi prodotti e quel mondo di artigiani che, silenziosi, hanno sempre operato dietro le quinte, merita adeguato onore.

«L’abito industriale avvolge il corpo, quello sartoriale veste l’anima»
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».

C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.

Non solo droghe: i giovani provano a riempire il vuoto con gioco e porno
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A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.

Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!

Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.

Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».

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