2024-04-25
L’Iran si fa la bomba con la Corea del Nord
Dopo la ripresa dei rapporti con la potenza atomica pakistana, preoccupa il rilancio di fitte relazioni tra Teheran e Pyongyang: c’è il timore che sul tavolo ci sia la questione nucleare. Ma Joe Biden, anziché mettere paletti, continua a dialogare con gli ayatollah.Proseguono le preoccupanti manovre nucleari di Teheran. Peccato che l’amministrazione Biden non sembri granché intenzionata a prendere le necessarie contromisure. Ma andiamo con ordine. Ieri si è recata in Iran una delegazione del governo nordcoreano, guidata dal ministro per le Relazioni economiche esterne di Pyongyang, Yun Jong Ho. La visita dovrebbe vertere su questioni economico-commerciali. Eppure non è affatto escludibile che sul tavolo possa esserci anche lo scenario di una cooperazione nucleare. È infatti utile ricordare alcuni elementi.Primo: ad aprile dell’anno scorso, uno studio realizzato dall’Institute for Science and International Security ha stimato che la Corea del Nord potrebbe attualmente disporre da un minimo di 31 a un massimo di 96 armamenti nucleari. Secondo: a gennaio, il governo di Pyongyang ha annunciato di aver condotto un test del proprio «sistema di armi nucleari sottomarine». In terzo luogo, come ricordato da Reuters, si è a lungo sospettato che Iran e Corea del Nord abbiano cooperato nello sviluppo di missili balistici, mentre un rapporto del 2019 della Defense Intelligence Agency rivelò che Teheran aveva acquistato materiale bellico da Pyongyang. Del resto, nel settembre 2017 la Cnn riportò che, secondo vari funzionari e parlamentari statunitensi, il regime khomeinista avrebbe potuto comprare tecnologia nucleare dalla Corea del Nord: a lanciare l’allarme fu soprattutto Mike Pompeo, che all’epoca era direttore della Cia e che sarebbe diventato segretario di Stato l’anno successivo. «La proliferazione nucleare della Corea del Nord è sempre una preoccupazione, con l’Iran o con altri cattivi attori. Una ragione in più perché le nazioni libere del mondo, come l’Italia e gli Stati Uniti, vedano chiaramente queste minacce e interrompano le loro malaccorte politiche di appeasement», ha detto ieri alla Verità Mary Kissel, che fu senior advisor dello stesso Pompeo, quando quest’ultimo era alla guida del Dipartimento di Stato. Da questo punto di vista, l’aspetto forse più inquietante risiede nel fatto che la visita della delegazione nordcoreana nella Repubblica islamica è avvenuta subito dopo il viaggio del presidente iraniano, Ebrahim Raisi, in Pakistan: un viaggio che ha avviato una distensione tra Teheran e Islamabad dopo un periodo di notevole turbolenza tra le due capitali. Ebbene, il Pakistan è attualmente l’unico Paese musulmano a detenere l’atomica, possedendo una significativa capacità nell’arricchimento dell’uranio e disponendo di circa 170 testate (che potrebbero diventare 200 entro il prossimo anno). A rendere ancora più preoccupante la situazione sta il fatto che Islamabad ha avviato cooperazioni militari di varia natura con numerosi Paesi, tra cui Russia e Cina. E proprio Russia e Cina intrattengono a loro volta legami tutt’altro che insignificanti con il regime di Pyongyang. In particolare, secondo Reuters, lo stesso Yun Jong Ho avrebbe reso più stretti i rapporti della Corea del Nord con Mosca e Damasco, che sono a loro volta alleate dell’Iran: quell’Iran che, nel 2021, ha anche firmato un accordo di cooperazione venticinquennale con Pechino.E non è finita qui. Martedì, il direttore generale dell’Aiea, Rafael Grossi, ha detto che Teheran potrebbe raggiungere nel giro di poche settimane la quantità di uranio arricchito necessaria per procedere con la realizzazione di un ordigno nucleare. Poco prima, il think tank americano Isw aveva anche riferito che, secondo il parlamentare iraniano Javad Karimi Ghodousi, il regime khomeinista potrebbe essere in grado di effettuare il suo primo test atomico in appena una settimana, «se fosse concesso il permesso». Lo stesso Washington Post, due settimane fa, aveva riportato che Teheran sarebbe ormai prossima a conseguire l’ordigno atomico. È quindi significativo che gli ayatollah, nel pieno della tensione con Israele, stiano rafforzando il loro network con potenze nucleari piuttosto pericolose e spregiudicate, come il Pakistan e la Corea del Nord.Eppure, davanti a queste manovre inquietanti, Joe Biden si ostina a non ripristinare la politica della «massima pressione» sul regime khomeinista, che era stata adottata dall’amministrazione Trump. L’attuale presidente statunitense ha, sì, imposto recentemente qualche sanzione a Teheran, ma il suo atteggiamento complessivo verso gli ayatollah resta improntato a un sostanziale appeasement. L’altro ieri, durante una conferenza stampa, il viceportavoce del dipartimento di Stato americano, Vedant Patel, si è rifiutato di smentire che siano ancora in corso dei colloqui indiretti tra Washington e Teheran per cercare di ripristinare il controverso accordo sul nucleare, da cui Donald Trump si era ritirato nel 2018. È d’altronde dal 2021 che Biden sta tentando di riesumare quell’intesa. E, nel frattempo, il presidente americano ha fatto numerose concessioni all’Iran, approvando deroghe alle sanzioni e sbloccando vari asset di Teheran precedentemente congelati. Un appeasement che ha reso soltanto gli ayatollah più protervi, alimentando le loro ambizioni nucleari e spingendoli a rafforzare i legami con attori avversi all’Occidente. Il vero nodo è elettorale. Se ripristinasse la linea della «massima pressione», Biden dovrebbe ammettere davanti al popolo americano e al mondo intero di aver sbagliato tutto con la sua politica mediorientale. Il problema è che, continuando con questo approccio, l’attuale presidente sta contribuendo a rafforzare Teheran, mentre sauditi e israeliani scommettono sul ritorno di Trump e sul ripristino della logica degli Accordi di Abramo.
Donna, ingegnere aerospaziale dell'Esa e disabile. La tedesca Michaela Benthaus, 33 anni, prenderà parte ad una missione suborbitale sul razzo New Shepard di Blue Origin. Paraplegica dal 2018 in seguito ad un incidente in mountain bike, non ha rinunciato ai suoi obiettivi, nonostante le difficoltà della sua nuova condizione. Intervistata a Bruxelles, ha raccontato la sua esperienza con un discorso motivazionale: «Non abbandonate mai i vostri sogni, ma prendetevi il giusto tempo per realizzarli».