2022-08-22
Nicola Piepoli: «Renzi e Calenda prenderanno il 10%»
Il sondaggista : «Il terzo polo toglierà voti al centrodestra, che è stabile nei sondaggi. Non esiste alcun pericolo di un ritorno del fascismo. Il presidenzialismo? Sfido chiunque a dire che la Francia non sia vera democrazia».«Sa che ho l’impressione che si prevedano soltanto un mucchio di banalità, in questi giorni?». Da una chiacchierata con Nicola Piepoli non aspettarti un elenco di profezie: lo ripete spesso, il sondaggista, che con un mese di campagna elettorale davanti, tutto è ancora possibile. Ma i numeri sui giornali e sui siti poco lo convincono, e l’altra cosa che ribadisce è che bisogna aver passione, e studiare molto, e considerare tutti i fattori, per poter parlare di numeri. Ci tiene a fare una premessa: «Ho davanti a me le tavole statistiche, se lei è d’accordo vorrei cominciare da qui».Una mini-guida di Piepoli sulle elezioni?«Sarò breve, promesso, anche se gliene potrei parlare per ore. Ma vede, sono convinto che se chiediamo agli italiani quanti seggi ci sono alla Camera e quanti al Senato, la maggioranza non saprebbe rispondere».Sono da eleggere 400 deputati e 200 senatori.«Benissimo, ma non è tanto semplice. Ho fatto fatica anche io, davvero. Allora: alla Camera gli eletti dei collegi uninominali sono 148, cioè 147 più la Val D’Aosta, ma cerchiamo di semplificare. Al senato 74: la metà».E poi ci sarà chi verrà eletto nei proporzionali.«Esatto: 244 deputati, 122 senatori».Fin qui sembra semplice.«Ma per far tornare i conti mancano in primis le circoscrizioni all’estero. Esprimeranno 8 eletti alla Camera, 4 al Senato. Ecco: all’estero - e guardi che sono davvero tanti, gli italiani in tutto il mondo - si vota per la Patria. Si sceglie chi è più patriottico, e questo concetto non ha colore. Altra propaganda non arriva, i partiti dovrebbero spendere miliardi. Si ricordi che gli eletti all’estero ci sono costati un governo, una quindicina di anni fa».Non abbiamo poi nominato ancora i senatori a vita.«Esatto, quelli che non li schioda nessuno se non la “seconda vita”. In questo momento i senatori a vita sono sette. È piuttosto attendibile che il presidente della Repubblica possa portarli a dieci dopo le elezioni». Quindi ora i conti tornano.«Aggiungo soltanto una cosa: i collegi sono ripartiti in base al censimento Istat del 2011. Il presidente Istat Blangiardo e i suoi collaboratori hanno fatto un ottimo lavoro, estremamente corretto per stabilire i collegi, pur sapendo che in 12 anni possono essere cambiate molte cose: la popolazione si evolve, e il rischio di qualche contestazione c’è, inutile negarlo».Possibili contestazioni a parte, a oggi i giochi - almeno a guardare i sondaggi che circolano - sembrano fatti.«Prenda i numeri dell’istituto Cattaneo: bravissimi ricercatori. Dicono che vincerà il centrodestra e tanti saluti».Così non sarà?«Dico solo che bisogna considerare che i numeri sono dinamici. Mi spiego meglio: sono un italiano medio, appartengo al 50-60% che andrà a votare. Entro in cabina, e nell’8% dei casi non so cosa barrare sulla scheda. Ecco: come si fa oggi a rilevare cosa sceglierà al momento del voto l’8% dei votanti? Siamo nell’impossibilità statistica».Tutto è probabile, quindi. Anche un ribaltone?«Non c’è alcuna giustizia, nel mio mondo di numeri, ci sono le probabilità. Quella oggettiva, per cui se tiro una moneta ho il 50% delle possibilità che mi esca testa o croce. E poi la probabilità soggettiva, di cui io sono un frequentatore. Lo sa che l’ha inventata un matematico italiano, Bruno De Finetti? L’ho conosciuto e frequentato personalmente». Spiegata anche a chi con i numeri non ci azzecca molto?«Semplice: immaginiamo le monete come fossero persone. Ci sarebbe uguale probabilità che quando si svegliano possano trascorrere una giornata fortunata o sfigata, in teoria. Ma così non è. Nei miei corsi di formazione insegno la tecnica del rallegrarsi al mattino: permette di cogliere la probabilità positiva».E nel caso delle prossime elezioni come incide la probabilità soggettiva?«La mia visione è che il terzo polo di Calenda e Renzi si attiverà, mi rifiuto di credere non sia così. Sono un cigno nero, due cervelli in una coppia irripetibile. Calenda l’ho studiato da vicino quando correva a Roma. Renzi è un meritocratico, il partner giusto per lui, ha scelto di dargli visibilità perché più focoso».Azzardare una previsione è possibile?«Azzardiamo: si porteranno casa un 10% del totale dei seggi, piuttosto ben distribuiti in tutta Italia».A chi li tolgono?«All’area di destra. Penso che la sinistra non ne verrà danneggiata e resterà stabile. Ma questi due protagonisti alimenteranno l’aspetto vitalistico della competizione».In che senso vitalistico?«C’è almeno un milione di persone - e non è poco - che non sarebbe andato a votare e che invece potrebbe decidere di scegliere Renzi e Calenda. Sono gli incazzati, e non possiamo davvero sapere quanti siano davvero».Incazzati per cosa?«Perché pensavano che il sistema potesse funzionare soltanto con la permanenza di Draghi. Badi bene: questa è una mia visione, poi magari sbaglio tutto e a 87 anni mi diranno: Piepoli, meglio che stai a casa tua e lasci alle nipoti l’azienda. Però quei due sono convinto ad oggi che potrebbero far esplodere una vasta area motivazionale».Carfagna e Gelmini si sono aggregate: scipperanno voti di Forza Italia?«No, tenderei a pensare che Italia Viva e Azione siano i portatori di un messaggio quasi metafisico, indipendente dai partiti».Insomma, sono state furbe a scegliere il carro giusto.«Le ritengo due gentildonne, che han fatto bene il loro lavoro da ministro. Ma più di questo non le dico perché io sono un contemplatore del mercato del tutto agnostico».Alle ultime elezioni avrà votato anche lei, no?«Non mi ricordo chi, davvero. Ogni volta mi sforzo di dimenticare, apposta, per non essere influenzato».Il tema sanitario di questi giorni è tornato a infiammare la campagna elettorale.«Con mia grande meraviglia: è una riesumazione del passato, lascia davvero il tempo che trova in termini di influenza».Beh, si riesuma persino il Ventennio…«Io ho fatto il “figlio della lupa”, sa? Fino alla quarta elementare, e poi sono arrivati i partigiani. Mio padre era rettore di convitti, avevo le elezioni in casa e le sue previsioni si sono sempre avverate. Il fascismo era guerra, fame per tutti, bombe puntualmente arrivate».Quanto considera possa incidere oggi il timore di un ritorno?«Minus quam merdam, a esser sincero. Esistono oggi gli autoritarismi, certo, come quello di Trump o altri normali in un paese democratico».Fiumi di inchiostro, però, sui pericoli per la democrazia se vincerà la destra.«Sì, per il presidenzialismo. Ma sfido chiunque a dire che la Francia non è vera democrazia».Una ottantina di simboli depositati al Viminale, tra questi quelli nuovissimi dell’area «dissidente». Conteranno?«Punture di spillo, direi. Bisogna guardare ai grandi raggruppamenti, non c’è altra storia».Qualche retroscenista già ipotizza un rischio sulla governabilità, se la maggioranza non sarà netta.«Non so rispondere sulla governabilità. Però direi che è probabile che la vittoria sarà risicata».Non funzionerà il principio per cui c’è chi andrà a votare il più forte?«Nei paesi anglosassoni si chiama effetto “bandwagon”, o carrozzone. Ma anche qui occorre dare uno sguardo ai numeri. C’è la Lega che è sempre forte ma un po’ cala. E Giorgia Meloni è fissa tra il 21 e il 23% da circa due mesi, oscilla di due punti. Non è cresciuta. E questo è un sintomo».Di cosa?«Il centrodestra non aumenta, questo è il trend e questo occorre considerare. Non c’è vitalità, non saprei se per lo scarso accordo tra gli alleati. Ho avuto parecchi di loro come clienti, sono gente degna e capace di governare. Ma io mi occupo solo di trend. E una forte crescita non c’è».Renzi e Calenda lei dice non danneggeranno la sinistra. Ancora non abbiamo parlato del M5S.«I Cinque stelle sono ancora un partito di massa, mica di élite. È stimato al 10% e soddisfa vari bisogni di alcuni milioni di elettori. Vuoi che un paio almeno di questi non resti fidelizzato? Qualche seggio lo toglieranno sempre alla destra, come alle scorse elezioni».Quanto conterà l’astensionismo?«Io a dire il vero prevedo un milione e mezzo di voti in più. Certo, la popolazione è diminuita, 800.000 elettori non ci sono più. Però altri 700.000 potrebbero essere volti nuovi».Come si spiega che questa campagna elettorale ancora non parli di inflazione, bollette, temi economici?«Sono il vero pericolo per lo Stato, insieme alla questione climatica. Chi vota paga le bollette e va a comprare le mozzarelle. E se ha uno stipendio di 4 o 5.000 euro al mese, scuote la testa e si dice che passerà, che i prezzi diminuiranno. Ma se guadagna 1.200 euro al mese… pensa a come svaligiare il supermercato, altroché».
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
Sempre più risparmiatori scelgono i Piani di accumulo del capitale in fondi scambiati in borsa per costruire un capitale con costi chiari e trasparenti. A differenza dei fondi tradizionali, dove le commissioni erodono i rendimenti, gli Etf offrono efficienza e diversificazione nel lungo periodo.