2020-01-13
L’intervista a Masih Alineijad. «Soleimani ha ucciso 500.000 siriani»»
La dissidente iraniana esule negli States: «Il capo della Qods viene dipinto come una specie di zio gentile,ma ha sempre approvato gli omicidi politici del regime. Ha sconfitto l'Isis? No, la vittoria è merito degli Usa».Masih Alinejad, dissidente iraniana, è protagonista della campagna My stealthy freedom: the right for individual iranian women to choose whether they want hijab (Il diritto individuale delle donne iraniane di scegliere se volere l'hijab, ndr). Ha lasciato il suo Paese nel 2009. Costretta a fuggire per le sue inchieste sulle brutalità del regime, oggi vive da esule volontaria negli Stati Uniti. Non ha mai smesso di far sentire la sua voce contro i difensori del velo, in primis nel mondo della politica. «Il velo non è questione da poco», commentò ad esempio quando Federica Mogherini si presentò velata in Iran. Quel Paese in cui non può più tornare e del quale le chiediamo all'indomani dell'uccisione di Qassem Soleimani.Chi era davvero il generale, per una come lei che dall'Iran è scappata?«Nelle fotografie ampiamente diffuse dopo l'uccisione di Soleimani, il comandante della Forza Qods della Rivoluzione della Repubblica islamica, con i suoi capelli bianchi come la neve, la barba elegante e le arcuate sopracciglia sale e pepe, lo vediamo come un gentile zio. Niente può essere più lontano dalla verità».Perché?«Soleimani non ha mai avuto alcuna reazione in questi anni contro gli omicidi di quanti hanno osato ostacolare la Repubblica islamica. Ha avuto sicuramente un ruolo nell'assassinio del primo ministro libanese, Rafik Harriri».Quando nasce la buona reputazione che il generale conquistò in certi ambienti?«Erano gli anni Ottanta. E Soleimani si guadagnava la buona fama durante la guerra degli otto anni con l'Iraq. Attraverso le Guardie rivoluzionarie divenne, nel 1998, capo della Forza Qods, la legione straniera della Repubblica islamica, scatenando guerre per procura nei Paesi vicini. Era il capo militare più temuto e ammirato della regione. Ma nonostante gli sforzi per ammorbidire la sua immagine, era anche temuto all'interno dell'Iran».In che senso?«Nel 1999, fu uno dei comandanti delle Guardie rivoluzionarie che scrisse al presidente Mohammad Khatami per esortarlo a reprimere gli studenti universitari».E allora quando ha avuto il riconoscimento della comunità internazionale?«La fama internazionale, il momento in cui ha iniziato a essere visto di buon occhio, è stato a nel 2013. Un lungo articolo del New Yorker lo consacrò come il “comandante ombra". La sua immagine era trasformata, e il regime iniziò a usarlo come parte integrante dei suoi sforzi propagandistici, anche per scopi domestici».Ma Soleimani s'è speso per combattere l'Isis e la sua immagine, probabilmente ha acquisito un certo spessore anche in casa quando promise che avrebbe combattuto il Califfato in soli tre anni...«Ma le sue tattiche e strategie hanno anche creato tensioni. Un grave contraccolpo c'è stato alla fine dello scorso anno, quando la gente in Libano e Iraq ha protestato contro la Repubblica islamica e Soleimani in particolare».E allora le fotografie diffuse dai media delle migliaia e migliaia di persone a piangere il suo omicidio?«Senza dubbio Soleimani ha avuto il sostegno dei fautori della linea dura e dei lealisti del regime. Tuttavia, il regime non aveva alternative. Nella città di Ahvaz, dove un gran numero di persone s'è mostrato in lutto per il generale, il governo ha costretto studenti e funzionari a partecipare».In che modo?«I trasporti sono stati resi accessibili a tutti gratuitamente e gli esercizi commerciali hanno avuto ordine di chiudere. Ho ricevuto video dall'Iran che mostrano come le autorità hanno fermato le lezioni e costretto i bambini a scrivere saggi per lodare il generale ucciso. Nelle aule sono state appese fotografie di Soleimani, accanto a quelle di Khomeyni. A quelli delle prime, che ancora non sanno bene scrivere e leggere, è stato chiesto di piangere. Eccola la macchina propaganda dell'Iran»!E i media?«I media nella Repubblica islamica sono fortemente controllati. Qualsiasi assemblea pubblica è consentita solo se a favore del regime. I critici vengono incarcerati o fucilati. Pertanto non è difficile usare tutti gli strumenti e le risorse dello Stato per organizzare una processione funebre ben nutrita».Che ruolo ha giocato il generale Soleimani nella guerra in Siria?«Alcuni analisti sostengono che lo Stato islamico sia stato una reazione dell'islam sunnita alla pesante mano degli sciiti in Iraq, attraverso la manipolazione del sistema politico da parte di Soleimani. Ha lavorato con le forze statunitensi, in particolare con l'aeronautica, per sconfiggere l'Isis, è vero. Ma non commettiamo errori, senza la potenza aerea degli Stati Uniti, la minaccia del sedicente Stato islamico non sarebbe ancora sradicata o indebolita».Ma per «Repubblica islamica dell'Iran» cosa s'intende?«La Repubblica islamica è una dittatura religiosa in cui il leader supremo ha l'ultima parola. Anche se non eletto, il leader supremo può rigettare il presidente e il Parlamento. In Iran non esiste la stampa libera, né elezioni libere: i candidati vengono controllati e la maggior parte viene respinta perché non sufficientemente qualificata dal punto di vista religioso. Sebbene le minoranze religiose siano tollerate, il numero di ebrei iraniani è diminuito da 100.000 prima della rivoluzione del 1979 a circa 9.000 oggi. E nel frattempo gli iraniani Bahai'i vengono perseguitati senza pietà. Le donne sono trattate come persone di seconda classe, non possono ottenere un passaporto o viaggiare all'estero senza il permesso dei loro mariti. Gli uomini hanno il diritto di affidamento in caso di divorzio e ottengono una quota maggiore di eredità. Naturalmente, le donne devono indossare l'hijab: obbligatorio dall'età di 7 anni».Che cosa è successo durante le «Iran protests»?«Lo scorso novembre, migliaia di iraniani sono scesi in piazza in tutto il Paese per protestare contro il regime, nella più grande sfida al governo clericale degli ultimi 40 anni. Secondo Reuters, oltre 1.500 persone sono state uccise dalle forze di sicurezza, tra cui unità della Guardia rivoluzionaria di Soleimani, e almeno 7000 sono state arrestate. Internet è stato chiuso per una settimana. Teheran non ha ancora rilasciato cifre ufficiali, il che suggerisce che il bilancio delle vittime potrebbe essere ancora più alto».E cosa ha significato per il governo?«I manifestanti hanno usato parole dure contro Soleimani e le sue “avventure straniere", gridando slogan contro il coinvolgimento dell'Iran in Siria o il suo sostegno a Hezbollah. È stato uno shock per il regime che ritrae Soleimani come il figlio adottivo del leader supremo Ali Khamenei».«Avventure straniere»?«Durante la guerra civile siriana, Soleimani inviò unità della Forza Qods a Damasco e Aleppo per sostenere Bashar Al Assad. Man mano che i ribelli guadagnavano terreno, venivano spedite sempre più unità della Forza Qods. Ha anche visitato Beirut per radunare i combattenti di Hezbollah e unirsi ad Assad. Il suo coinvolgimento ha colmato le lacune e ha acquistato spazio per le forze di Assad. Nel 2015 Soleimani è volato a Mosca diverse volte e ha incontrato Vladimir Putin per convincere anche la Russia a entrare in guerra. Con le sue azioni, Soleimani è responsabile della morte di 500.000 siriani e della crisi dei rifugiati siriani».Quindi non tutti erano così dispiaciuti per la sua uccisione?«Non si può negare che esista una piccola percentuale di iraniani che guarda con affetto alle Guardie rivoluzionarie. Ma la maggioranza li teme per la loro influenza e il potere che non ha eguali. Hanno le loro unità di intelligence che competono con il ministero dell'Intelligence».Le Guardie rivoluzionarie hanno colpito anche la sua famiglia?«Le dico solo che mio fratello è stato arrestato dalle Guardie rivoluzionarie islamiche il 23 settembre per il solo crimine di essere mio fratello. Di fronte ai suoi due figli è stato bendato e messo in manette».