2020-01-27
Mariotto Segni: «La Consulta ha blindato il sistema»
Lo storico fautore del maggioritario: «Bocciando il referendum, le toghe hanno rafforzato la presa della sinistra sulle istituzioni (a partire dal Colle). Ma il Paese vuole il cambiamento: il proporzionale non fermerà la Lega».Onorevole Segni, che pensa di ciò che è accaduto in Emilia?«Non è un singolo risultato che conta. Ma una tendenza: sia come partito, la Lega, sia come coalizione, il centrodestra è in ascesa».Ha tifato perché venisse approvato il referendum Calderoli? «E me lo chiede? Ho tifato per il maggioritario - ovviamente - è un pezzo della mia vita». La Corte ha stabilito: il quesito era eccessivamente manipolativo. «È un'autentica fesseria. Il senso delle cose, però, resta: sono le leggi elettorali che decidono gli equilibri della politica italiana». Le fanno l'obiezione: tu, Segni, favorendo il maggioritario in questo clima, favorisci Matteo Salvini. «Un'altra autentica sciocchezza. Maggioritario o proporzionale, per l'eventuale vittoria di Salvini alle politiche non cambierebbe nulla». Dicono: una vittoria di Salvini senza il bilanciamento de proporzionale crea un rischio di sistema. «Io sono ipercritico verso Salvini su un punto: il rapporto con l'Europa. Ma con la vittoria di Salvini il pericolo per la democrazia italiana è zero».Zero? «Zero. E mi faccia aggiungere: questa campagna di delegittimazione di una forza maggioritaria in Italia è sbagliatissima e dannosa. Nessuno oggi in Italia ha la possibilità di instaurare un regime. Evocare questo spettro è un calcolo assolutamente miope». Suo padre fu travolto dallo scandalo del piano Solo. «La prima fake news golpista della nostra storia. Sto scrivendo un libro su questo. Ci torniamo fra poco. Mi sta a cuore il discorso sulla democrazia». Prego. «A riprova che si tratti di una bufala c'è la storia di questi anni. Abbiamo avuto un'alternanza quasi perfetta tra riforme e risultati».Ovvero: chi le ha fatte non è riuscito a vincere. «Di più: chiunque abbia fatto una riforma poi ha perso. È stato così per la Dc, per Silvio Berlusconi, per il Pd, per Matteo Renzi». È preoccupato per il ritorno al proporzionale prospettato da Pd e M5s?«Un dramma. Con l'ultima svolta del Pd è venuto meno quel pezzo di sinistra a favore del maggioritario. E si prospetta un pasticcio. Il Pd ha cancellato tutto quello che aveva detto in un quarto di secolo. Pazzesco. Senza nemmeno uno straccio di dibattito!».Come lo spiega? «Negli ultimi 20 anni il dominio della sinistra sulle istituzioni è stato totale». A cosa si riferisce? «Alla sentenza della Corte sul referendum Calderoli. Ma anche ai quattro settennati in cui abbiamo avuto solo presidenti di sinistra. Persone degnissime, ma di fatto un monocolore». Anche il Colle è stata una argomentazione anti Salvini: meglio eleggerlo con questo Parlamento, dicono, per non rischiare. «Ma rischiare cosa? Se stiamo alle parole, Salvini ha fatto il nome di Mario Draghi».Cosa spinge la Lega? «Un desiderio di cambiamento. E il maggioritario è il sistema che più favorisce il cambiamento. Per questo il discorso politico e quello sulla legge elettorale si legano». Vado a trovare Mariotto Segni nella sua bella casa a un passo da piazza Venezia a Roma. Dimostra almeno dieci anni di meno dei suoi 80 («Giá compiuti!») e ha molto da dire su questa fase complessa. Mi pare che lei sia critico con il governo giallorosso. «Critico? Ho sperato ardentemente che ad agosto si andasse al voto per evitare un pasticcio». Addirittura?«È un'alleanza talmente innaturale da produrre disastri. È come se nel 1944 Benito Mussolini avesse proposto di fare una alleanza con i partigiani».Nientemeno! «Tutti si sono dimenticati che il M5s è nato contro il Pd?». Da europeista doc non la preoccupa il sovranismo della Lega? «Mi pare difficile che il mondo del Nord che Salvini rappresenta possa seguirlo una strada che lo porta a rompere con l'Europa». Bisognerebbe tornare al voto?«Da un punto di vista strettamente giuridico e costituzionale no. Ma è un fatto lampante che stia avvenendo un ribaltamento di equilibri di consenso mai visto». Perché? «Siamo di fronte a un'avanzata costante dovuta a un dato politico drammaticamente evidente: il disastro del M5s e l'empasse del Pd».Nicola Zingaretti come le pare? «Sul piano personale persona degnissima e simpatica. Ma da segretario si è messo a difendere la fortezza del sistema. E non riesce ad avere una strategia». Cosa gli rimprovera? «È troppo in balia degli eventi. Da mesi dice che la strada è essere antagonisti di Salvini. Ma questa non è una linea». Torniamo alla sentenza della Corte sul maggioritario. «È stata influenzata dalla tradizione ormai consolidata per cui la Consulta difende il sistema». La sento caustico. «Ma è una semplice constatazione! I giudici togati si considerano una parte del sistema politico. Non dovrebbe essere così!».Da quando? «Nel 1991 ci bocciarono due quesiti elettorali creando la prima “sentenza manipolativa". Un orrore giuridico». Non può esserci un vuoto, la legge deve essere autoapplicativa. «Già. Peccato che quando ripresentammo gli stessi quesiti li approvarono. Poi mancò il quorum». E poi? «Sette anni fa respinsero un altro quesito. Mi hanno portato a rimpiangere il Mattarellum!».Malgrado il 25% di proporzionale?«Almeno con il 75% di maggioritario qualcuno vinceva. Confido in Salvini che ora ha preso in mano questa bandiera. Ma torniamo alla Corte: un pezzo del sistema». Pensa che Roberto Calderoli avesse scritto bene il quesito? «Oh sì. Approfittava di una situazione unica, e si agganciava, con una qualche genialità inventiva, a una legge delega per ridisegnare i collegi». Sempre perché il quesito deve essere autoapplicativo. «Sì? Intanto, se si aprisse una crisi, non si potrebbe votare per via dell'imminenza del taglio dei parlamentari. Ognuna di queste regole da azzeccagarbugli viene inventata per sostenere una tesi». E la frase sulla manipolazione? «Sostanzialmente ridicola. Che cosa vuol dire “quesito eccessivamente manipolativo"? Quindi “moderatamente manipolativo" andrebbe bene?».Ah ah ah. «Quant'è l'eccesso di manipolazione consentito? Chi ha il “manipolativometro"? Blindano il sistema per fermare il cambiamento». Perché la destra salviniana guadagna consensi al Nord e al Sud? «Vedo una sconfitta del centrosinistra sia sul piano della tattica elettorale sia sul piano della proposta politica». Perché? «Il Pd è un patito ormai completamente staccato dalla sua storia». E sull'immigrazione?«È vero, le proposte e alcune scelte di Salvini sono eccessive. Ma non si può negare che il problema ci sia e che sia enorme. Almeno lui si è occupato di questa emergenza». Non lo manderebbe a processo? «Silenziosamente Marco Minniti ha fatto le stesse cose. Solo non lo ammette nessuno». Lei cosa voterà alle politiche?«So cosa voterò, ma lo dirò solo al momento opportuno. Dopo il tradimento del Pd la destra ha una enorme responsabilità riprendere il cammino delle riforme». Cioè?«Salvini deve riuscire a fare quello in cui Renzi ha fallito. Quello che non ha fatto Bettino Craxi». Ma non era suo nemico? «Lo divenne quando si schierò contro il nostro referendum». Sta scrivendo un saggio o una biografia su suo padre? «Entrambe le cose. Mio padre morì dopo le inchieste di Lino Jannuzzi ed Eugenio Scalfari. Che contribuirono ad accrescere la sua sofferenza».Cosa ricorda? «Ricordo mio padre, già a letto dopo il colpo che aveva avuto. Gli leggevano quegli articoli e lui, che non poteva muoversi, piangeva». Mi viene voglia di leggerlo. «Dovrà aspettare. Però il vero finale è stato già scritto. Anche se è stato rimosso». Cosa intende? «Jannuzzi, prima di morire, chiese scusa. E le parole che ho ripreso nel libro sono inequivocabili». Come furono gli anni della presidenza per voi? «Mio padre stava malissimo al Quirinale, è noto». Davvero? «Disse: “Un presidente deve vivere al Quirinale". Ma di fatto era il primo a farlo. Avevo 23 anni e l'appartamento presidenziale non esisteva». No? «Praticamente lo costruirono per noi. C'erano solo una stanza da letto, un soggiorno, uno studio e una cucina». Pesava un padre presidente? «Non ha idea quanto». Il piano Solo ci fu? «Io credo proprio di no. Mio padre era estraneo. E Giuseppe De Lorenzo come l'avrebbe dovuto fare? Da solo?». Non era su questo il litigio del 7 agosto, un concitato colloquio con Giuseppe Saragat e Aldo Moro, durante cui suo padre fu colpito da una trombosi? «Ahhhh... La testimonianza di un corazziere, che avrebbe sentito le grida». E non ci crede?«Saragat ha sempre negato. E poi tra quel famoso studio e il corazziere c'erano quattro porte di quercia».Le piace la Meloni? «Ha creato un bel castello, molto spostato a destra. Con grandissima coerenza, ma non è la mia casa». E Salvini? «Avrà un futuro se capirà che non può fare tutto da solo. Il momento storico richiede un blocco unito, niente ripicche o gelosie». Come si definisce oggi? «Un conservatore liberale». Che potrebbe tornare al Quirinale da presidente? (Risata) «Certo! Se convince il Parlamento a votarmi sono a sua completa dispozione. Ah ah ah».