2021-02-01
«Fico fallisce? Giallorossi in panchina»
Il leghista Lorenzo Fontana: «Sergio Mattarella ha dato troppo tempo alla maggioranza. No a larghe intese, discutiamo di programmi. Giorgia Meloni insiste sul voto? Sarebbe l'ideale, ma un errore tattico: finisce con ricompattare i nostri avversari».Entro domani, Roberto Fico dovrà dare un responso al capo dello Stato: se, come nel gioco dell'oca, la crisi di governo si chiudesse tornando dov'era iniziata, cioè alla maggioranza giallorossa, a Palazzo Chigi potrebbe persino tornare Giuseppe Conte, anche se ridimensionato. Ne parliamo con Lorenzo Fontana, deputato e vicesegretario della Lega.Finirà con il Conte ter?«Sarebbe imbarazzante. Perché mettere su questa pantomima, bloccando Paese e Parlamento, per tornare al punto di partenza?».Perché?«Ecco, sorge il sospetto che sia stato fatto tutto solo per il potere e per le poltrone».Matteo Renzi rischia di uscire vincitore per la seconda volta da una crisi politica?«Sicuramente. Un partito che è sotto al 3%, con un leader che ha il gradimento sotto zero, tiene in scacco il Paese, in una situazione economica e sanitaria drammatica. Ma c'è un motivo se il trucco gli riesce sempre».Qual è?«Che alla fine, questa barzelletta serve a non mandare al governo i cattivoni populisti. Se lo scopo è questo, allora va bene tutto...».E che gliene pare del Renzi d'Arabia?«Sono rimasto senza parole. Un fiorentino che dice che dall'Arabia Saudita può partire un nuovo Rinascimento... E noi siamo in mano a questo personaggio e ai suoi accoliti».Anche tra alcuni grillini c'era sconcerto. Da Alessandro Di Battista a Nicola Morra, tirava aria di scissione. Crede che alla fine, invece, ingoieranno l'ennesimo rospo? «Loro erano quelli del “mai col Pd", “facciamo tutto in streaming", “pochi al governo". Poi, si sono alleati con il Pd, decidono tutto nei palazzi e hanno creato uno di governi con più poltrone della storia. Gliela dico io la verità sul M5s».Che verità?«Fin da subito, i 5 stelle sono serviti ad arginare gli identitari. Sono stati la quinta colonna del sistema».Dice?«Hanno una base ideologica di socialismo sovietico. Ma l'abilità del comico Beppe Grillo ha fatto sì che potessero essere spacciati come un partito che voleva cambiare il sistema».C'è chi sostiene, più semplicemente, che i grillini si siano fatti «conquistare» dal palazzo.«Non metto in dubbio che tra loro ci fossero, insieme ai Ciampolillo, anche tante brave persone, tanti idealisti. Ma resto convinto che quel progetto politico servisse, in realtà, a puntellare l'establishment. Me ne sono reso conto quand'ero ministro degli Affari europei».Perché?«Prima ancora che rompessero con noi, avevo capito che erano già d'accordo con il Pd».La maggioranza Ursula, no?«Fico ne è l'espressione perfetta: il comunista che diventa grillino, perché il Pd era troppo “morbido", ma che poi torna a puntellare il sistema europeista e globalista».Crede fosse tutto studiato?«Hanno preso in giro gli italiani. E purtroppo ora dobbiamo fare i conti con un Parlamento in cui i grillini pesano con il 33% che ottennero alle politiche 2018. Ma da questo punto di vista, Matteo Salvini ha un merito».Quale merito?«Ha smascherato quest'operazione e ha riportato nel centrodestra il voto identitario che era finito al Movimento 5 stelle».Condivide l'approccio del presidente della Repubblica, che ha fatto di tutto per evitare il voto?(Lungo sospiro, poi silenzio).Una reazione eloquente...«Mettiamola così. Ho condiviso l'idea di Sergio Mattarella che ci sia urgenza di avere un governo stabile. Ma allora non capisco perché abbia dato così tanti giorni a Fico».Replicano: con il voto, l'Italia perderà il Recovery plan.«Ora le audizioni sul Recovery, con notevole ritardo, sono in Parlamento. Il problema non è il voto. È che finora sono stati capaci di produrre solo una bozza, per di più scritta male e rispedita al mittente da Bruxelles».Con le elezioni non perderemmo altro tempo prezioso?«Un testo senza un piano di riforme strutturali non sarà mai accettato. Gli italiani devono saperlo e scegliere in quale direzione andare. Sciogliendo le Camere subito, in due mesi avremmo un governo solido, invece che un altro anno e mezzo di agonia».Insomma, a Sergio Mattarella rimprovera una certa indulgenza nei confronti dei giallorossi...«Dico solo che la prossima partita sul capo dello Stato, il centrodestra dovrà giocarsela bene...».Ecco. Che carte avete in mano, se il Parlamento resta questo?«Non si deve dimenticare che avremmo dalla nostra i voti di molti delegati regionali. Mi piacerebbe che fosse eletta una personalità, se non di centrodestra, la cui storia politica almeno non si fosse svolta solo a sinistra, da cui potremmo sentirci pienamente tutelati».Mario Draghi?«È prematuro tirare fuori nomi. Ma quando scatterà il semestre bianco, sicuramente inizieranno a scorgersi strani movimenti parlamentari».In che senso?«Il teatrino che abbiamo visto in Aula si ripresenterà, per costruire convergenze in vista del Quirinale. Saranno scene molto tristi. Già in questi giorni io mi sono vergognato di essere un parlamentare. Pensi cosa sarebbe successo se al governo ci fosse stato il centrodestra...».Visto che Mattarella ha una certa posizione, l'insistenza sulle elezioni anticipate non vi ha un po' depotenziati? Non era meglio proporre un nome alternativo a Conte e una possibile maggioranza?«Andare a votare sarebbe la scelta migliore, perché ci tirerebbe fuori dall'instabilità».Ma questo scenario è parso da subito il meno probabile.«Senza dubbio».E allora? «Il centrodestra ha specificato che, senza Conte, si poteva ragionare anche su altre soluzioni».Larghe intese?«Sentir parlare di larghe intese mi mette i brividi. Più che altro, ragionare su cinque o sei punti programmatici, da attuare di qui a un anno e mezzo e da presentare al presidente della Repubblica. Taglio delle tasse, anno bianco fiscale, eccetera. Se l'operazione Fico fallirà, dovremo tentare questa strada, come base di discussione. Il centrodestra deve essere protagonista e dimostrare senso di responsabilità. Non dobbiamo subire gli eventi se pensiamo di essere migliori».E finora, è stato l'oltranzismo di Fdi a condizionarvi?«Credo che anche a Giorgia Meloni sia chiaro che, in questo momento, insistere sul voto rischia di ricompattare i nostri avversari. E sicuramente questo limita le nostre chance di incidere sulle scelte future - inclusa la partita sul Colle. Tatticamente, è una scelta sbagliata. Paradossalmente, anche se l'obiettivo è quello delle elezioni». La Meloni, però, è stata chiara: se gli alleati scegliessero altre strade, «sarà difficile ricucire».«Ma noi non abbiamo alcuna intenzione di andare a governare con il Pd, Renzi e i 5 stelle. Sono pur sempre quelli che vorrebbero mandare in galera Salvini».Di Forza Italia si fida?«Finora, salvo qualche defezione isolata, sono stati leali. Il problema è che tanti parlamentari temono di non essere rieletti. Ma questo riguarda anche molte altre forze politiche. Perciò, in questo momento, il voto è un obiettivo difficile da perseguire».Il centrodestra come gestirebbe la convivenza con il virus?«Il problema principale, in questo momento, sono le partite Iva, le piccole imprese, i commercianti, gli artigiani. Bisogna intervenire con dei ristori basati sui reali cali di fatturato».E sul piano sanitario?«Non sono un esperto in materia, ma la vera sfida oggi è far sopravvivere l'economia, investendo nel senso di responsabilità più che nel controllo. Ecco, è questo che non condivido dell'approccio socialista alla pandemia».Cioè?«L'idea che lo Stato debba trattarci come fossimo bambini di due anni. Io invece voglio dare fiducia agli italiani».In che senso?«Faccio un esempio: se un ristorante può lavorare a pranzo, può lavorare pure a cena. Anche perché non puoi pretendere da un gestore che investa denaro per mettere tutto in sicurezza, per poi obbligarlo a chiudere».Il coprifuoco lo terreste?«Penso che abbia poco senso. Dopodiché, è chiaro che bisogna osservare alcune precauzioni, specie nei luoghi chiusi. Per me, la seconda ondata è partita a causa del sovraffollamento sui trasporti e dell'inadeguatezza delle misure prese per la scuola. È su questo che dovremmo intervenire. Ma non ci dimentichiamo di una cosa».Di cosa?«Che uscire dal virus sarà solo il primo passo. Sarà difficile ripartire davvero, se moriranno le imprese. Non so quanto le misure prese nei confronti delle piccole attività siano servite veramente».Ha dei dubbi?«Ho la sensazione che la maggior parte dei contagi non sia avvenuta nei bar e nei ristoranti. Anche mia madre s'è presa il Covid e non abbiamo capito come. Di sicuro non va a fare gli aperitivi...».Caspita. Sta bene?«Fortunatamente ne sta uscendo».Il commissario, Domenico Arcuri, lo terreste al suo posto?(Risata). «Non credo proprio... Ma la domanda mi aiuta a spiegarle un concetto cui tengo molto».Ovvero?«Il centrodestra non ha speranze contro i globalisti, se non costruisce una sua classe dirigente - che, spesso, ancora manca - e un'internazionale degli identitari. So che è brutto dirlo, ma i voti, da soli, sebbene siamo in democrazia, non bastano».L'internazionale sovranista non è una contraddizione in termini?«Io ci sto lavorando. Presto, infatti, visiterò alcuni Paesi interessanti...».Quali? Non l'Arabia Saudita, immagino.(Risata). «No... Ma per ora non posso anticipare nulla...».
Little Tony con la figlia in una foto d'archivio (Getty Images). Nel riquadro, Cristiana Ciacci in una immagine recente
«Las Muertas» (Netflix)
Disponibile dal 10 settembre, Las Muertas ricostruisce in sei episodi la vicenda delle Las Poquianchis, quattro donne che tra il 1945 e il 1964 gestirono un bordello di coercizione e morte, trasformato dalla serie in una narrazione romanzata.