
Il titolare dell'Agricoltura, Gian Marco Centinaio: «Ci sono lobby che vogliono fare dell'Italia un supermarket con bassi salari. Cosa faceva Maurizio Martina in Europa? Il gioco delle tre carte. Valuteremo il Ceta, ma così è inaccettabile». «Se il buongiorno si vede da Martina, allora per l'agricoltura italiana è notte fonda». Allarga le braccia Gian Marco Centinaio, ma ancor più ampio è il sorriso come a dire: aggiustiamo tutto. È un estate torrida nei campi per mille motivi: i morti tra i nuovi schiavi, la protesta dei braccianti, ma anche i produttori schiacciati dalle importazioni senza dazio di pomodoro, riso, olio, frutta, soffocati da fisco e burocrazia, strozzati dal dumping sui prezzi della grande distribuzione. È l'ultimo pomeriggio romano per il neoministro del Mipaaf che ha preso in mano il dicastero lasciato dall'attuale segretario del Pd. Finché Maurizio Martina occupava il bel palazzone neoclassico di via XX Settembre diceva che andava tutto bene, lotta al caporalato compreso, ma ora grida alla catastrofe.Centinaio ha di che rispondere, ma intanto si prepara alle ferie. «Vado in Sicilia: riposo attivo». In Sicilia? Il leghista della prima ora, quello che la sinistra a Pavia ha provato a etichettare come l'uomo nero, in vacanza tra «terroni»? «La mia compagna è siciliana e amo la Sicilia. E poi il ministro dell'Agricoltura e del Turismo deve fare le vacanze in Italia e soprattutto al Sud, che se riesce a fare sinergia tra ospitalità e agricoltura di qualità ha di fronte a sé la più potente prospettiva di rinascita». Con questa dichiarazione si taglia corto sulle polemiche della doppia delega a Centinaio che ha tolto il turismo al Mibact, ex feudo di Dario Franceschini, un altro Pd che da ministro si è molto lodato e ora si è molto adombrato. Dicono sia una sua bizza e un interesse «personale» e Centinaio risponde: «È un'esigenza anche per rimediare ai guasti di Martina: a Bruxelles con la Pac (Politica agricola comune) ci stanno per fare secchi: se non opponiamo piani di sviluppo rurale, e il turismo è fondamentale per lo sviluppo rurale, perdiamo metà dei contributi e del tutto la battaglia per la difesa della qualità italiana. Sarebbe un danno enorme: soprattutto per il Sud». Ma il Sud è anche caporalato, schiavitù e agricoltura senza regole. Perché lei non è andato a Foggia?«C'erano già Matteo Salvini e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Non ho bisogno di fare passerelle. Meglio di loro chi? La faccenda dei braccianti, del caporalato è una questione di ordine pubblico. È bene che la gestisca il ministro dell'Interno di cui mi fido ciecamente. Ed è anche una questione di legalità a cui deve pensare la magistratura».Sì, ma i nuovi schiavi sono lì a raccogliere i pomodori…«Vero, ma non riguarda solo gli extracomunitari: la maggior parte sono italiani. La questione è prima di tutto un mancato rispetto della legalità che va ripristinata».Lei però è stato tra i più critici della legge Martina sul caporalato: ha detto che la vuole cambiare e a suo tempo la Lega non la votò, come fa ora a invocare la legalità?«Il mio predecessore ha fatto solo annunci. Mancano i decreti attuativi, il trasporto pubblico per i braccianti non è stato attivato e i morti ci sono stati perché vengono trasportati sulle carrette. E potrei dire che se ci fossero stati i giusti controlli sull'immigrazione forse il fenomeno sarebbe contenuto. Quella legge è inefficace e voglio ascoltare tutti per scriverne una che serva davvero. Ma va separata la questione di ordine pubblico dalla questione agricola».Gli imprenditori agricoli però hanno delle responsabilità: se li chiama a scrivere la nuova norma la faranno a loro misura, non trova?«L'assessore regionale pugliese Leonardo Di Gioia, col quale lavoro ottimamente perché è uno bravo, appena insediato mi ha detto: stai attento che scoppia il bubbone caporalato. Questo significa che la legge che c'è è percepita come inefficace. Ma bisogna capire se sono le norme sbagliate o se sono di difficile applicazione: sta di fatto che i controlli o non ci sono o non si vogliono fare. Ecco che il confronto serve a riportare legalità nel lavoro dei campi senza mortificare l'agricoltura. Perché a quanto risulta la legge Martina ha penalizzato le imprese sane e lasciato indisturbati i mercanti di braccia».Per un uovo in faccia è venuto giù il mondo tra accuse di razzismo e di fascismo e per sedici braccianti morti il colore della pelle non ha contato nulla. Perché?«Perché su questa faccenda dei braccianti la sinistra ha la coda di paglia. Il sistema di accoglienza, che favorisce il lavoro nero, qualche difficoltà di esposizione pubblica alla sinistra lo crea. E poi c'è un altro elemento. Gli sfruttati per due terzi sono lavoratori italiani: la sinistra non è stata capace di tutelarli però mi rimprovera per la reintroduzione dei voucher che sono l'unica forma legale per assumere in campagna gli stagionali. Il giochino retorico di gridare al razzista non regge».Lei che farà contro le aste inverse che su Internet consentono ai supermercati di giocare al ribasso sui prezzi di fornitura? «Farò l'unica cosa che c'è da fare: bloccarle. Se non si blocca la spirale dei prezzi al ribasso e non si bloccano le importazioni selvagge non si può pensare di sconfiggere il caporalato. Lavoreremo d'intesa con il Mise. Bisogna fare veri accordi di filiera e difendere le produzioni italiane».In Europa non va così. Spesso anche con il voto di eurodeputati Pd pare che l'Europa usi i prodotti italiani per la sua diplomazia economica…«A Bruxelles tutte le lobby e molti Paesi stanno lavorando perché l'Italia diventi un enorme supermercato con salari appena sufficienti a farci essere consumatori compulsivi. Contro tutto questo io, noi, ci battiamo. Ma è un'opera titanica. La prima cosa che mi sono sentito dire da Vytenis Andriukaitis, il commissario alla salute e ai consumi, è che noi italiani siamo inaffidabili perché Martina, che in Italia spacciava come grande iniziativa l'etichettatura d'origine per difendere le filiere, a Bruxelles aveva promesso che sarebbe stata una norma temporanea accompagnata da una relazione tecnica che in Europa non è mai arrivata. Questi facevano il gioco delle tre carte. E mentre l'Europa, complice il gruppo Pd, dava il via libera alle importazioni di riso da Birmania e Cambogia che hanno messo in ginocchio i risicoltori italiani, Martina se ne stava a Bergamo a fare le primarie con Gori. Noi dobbiamo recuperare credibilità e forza in Europa anche per cambiare l'Europa».Un'occasione c'è: il prossimo bilancio europeo. Dopo Brexit si annunciano pesanti tagli all'agricoltura. Che fate, mettete il veto?«Mi sono già confrontato con il ministro Paolo Savona e stiamo tessendo alleanze con Francia, Spagna e Grecia: per l'Italia si parla di 3,6 miliardi di tagli. Ai quali si risponde in un modo solo: veto!».Stessa risposta sul Ceta, l'accordo di libero scambio con il Canada?«La Confindustria dice che il Ceta è un grande accordo, per l'agricoltura non è così. Ascolterò tutti i consorzi, anche quelli dei cento prodotti non tutelati e poi decideremo. Il Ceta così com'è è inaccettabile. Ho già parlato con il ministro agricolo canadese e siamo pronti a fare accordi bilaterali. Il valore Italia si fa con gli atti, non con la propaganda». A proposito, che fine ha fatto il 2018 anno del cibo italiano? «Vorrei saperlo anch'io. Abbiamo tanti consulenti, ma non si è fatto nulla. Fa sempre parte del codice Martina che peraltro aveva appaltato tutto a Franceschini. Ecco perché gli dà fastidio che io mi sia preso il turismo: perché voglio cambiare le promozione e renderla efficace. Basta buttare quattrini. Ho già nominato cinque saggi per riformare l'Agea e all'Enit metteremo due operatori del turismo e un manager».Lei, leghista della prima ora, si trova a capo di due ministeri che furono aboliti per referendum premiando le autonomie: non ci sta un po' scomodo?«Affatto: bisogna avere i ministeri per parlare all'Europa e al mondo, ma bisogna che il ministero si raccordi con le autonomie rispettandole. Ho in mente di recuperare il ruolo delle Camere di Commercio. Il decreto Madia è stato un altro obbrobrio del Pd: ha smontato il Corpo forestale e ha azzerato il ruolo della Camere. Lì ci sono professionalità e risorse da valorizzare, come ci sono nei territori».Unendo agricoltura e turismo ha inventato il ministero per la valorizzazione dei territori?«Esatto: è una scelta strategica per l'economia del Paese. E ora dobbiamo mettere mano anche alla sinergia con la formazione e la scuola: bisogna tornare a insegnare la geografia e puntare all'educazione al buono e al bello d'Italia».Buone vacanze ministro. Che souvenir riporterà dalla Sicilia?«Direi i cannoli... Sì, i cannoli: perché il Sud è dolce».
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