2020-08-31
Christian Solinas: «Scaricano i loro errori sui sardi»
Il governatore della Sardegna: «Usano la nostra regione come capro espiatorio, pure a dispetto dei numeri. E pensare che io avevo proposto il passaporto sanitario, ma il governo mi bloccò, dicendo che era illiberale».Christian Solinas, 44 anni ancora da compiere, è da meno di un anno e mezzo il governatore della Sardegna. Segretario dell'antico e glorioso Partito sardo d'azione («che nell'aprile 2021 compirà 100 anni, e sarà l'unico partito rimasto ad aver avuto rappresentanza, con lo stesso nome, sia nella Camera del Regno, sia nell'Assemblea costituente, sia nel Parlamento della Repubblica», sottolinea lui), ha voluto e siglato un'intesa politica con la Lega di Matteo Salvini, che lo ha portato prima a Palazzo Madama e poi all'incarico di presidente della sua Regione. Da settimane, a causa della risalita dei contagi per coronavirus, si è trovato in mezzo a polemiche di cui avrebbe fatto volentieri a meno. Ha accettato di parlarne con la Verità. Presidente, ha percepito un tentativo politico e mediatico di scaricare sulla Sardegna tutte le tensioni e le preoccupazioni di questa fase sul Covid? Qualcuno è forse in cerca di un capro espiatorio? «Mi sembra evidente che ci sia un tentativo di strumentalizzazione destituito di fondamento. A dispetto dei numeri e di ogni evidenza scientifica, c'è chi cerca di presentare la Sardegna come epicentro della diffusione virale».E invece?«Intanto non lo siamo stati in passato. Dall'indagine epidemiologica nazionale condotta dall'Istituto superiore di sanità in collaborazione con l'Istat e la Croce rossa, la sieroprevalenza in Sardegna era pari a 0,3, cioè il dato più basso d'Italia. Quindi, in tutta la prima fase, di fatto, non abbiamo avuto circolazione virale».Questo era il numero di partenza. Ma poi…«Poi sapevamo tutti che i flussi turistici avrebbero potuto rappresentare una forma di trasmissione. E infatti io stesso avevo ipotizzato una certificazione di test eseguito per poter arrivare qui. Nel resto del mondo si parla di “passaporto sanitario", e già c'è ad esempio alle Canarie, in Corea del Sud, in Nuova Zelanda. Se vuoi andare a seguire la Coppa America, devi prima fare un test».Devo confessarle per onestà intellettuale che appunto, prima che iniziasse la stagione estiva, quando lei si era collocato nella trincea dei più prudenti, quella ipotesi di passaporto sanitario non mi aveva convinto granché: mi sembrava e mi sembra tuttora eccessivamente scoraggiante per i turisti. Però lei ha ragione nel dire: non potete criticarmi sia per essere stato troppo rigido sia troppo lassista. È per lo meno contraddittorio…«Diciamo che ero il più attento ai rischi, perché sapevamo che la riapertura avrebbe inevitabilmente determinato un avvio di circolazione virale. Ma attenzione: ciò non significa che ci sia alcuna “bomba" adesso…».Ecco, vogliamo dare un po' di numeri attuali? La Sardegna è messa così peggio di altri?«Sappiamo che, in Europa, Francia e Spagna viaggiano sui 4.800-5.000 casi al giorno di contagio, negli ultimi giorni in Francia anche di più. L'Italia, invece, è intorno ai 1.400. Di questi 1.400, sa quanti ne sta generando la Sardegna? Solo 50 o 55… È francamente incomprensibile che, a fronte di questi numeri così contenuti, tutta l'attenzione sia concentrata solo su di noi».Tra l'altro, scusi, non voglio farla litigare con altre regioni, ma è possibile che gli unici assembramenti, veri o presunti, siano avvenuti in Sardegna? Sulla riviera romagnola, sul resto della costa adriatica, oppure in Versilia, insomma negli altri luoghi tradizionali del mare italiano, nessun problema?«Chi ci rimprovera mostra un'ipocrisia senza precedenti. Mentre si guarda ad alcuni locali della Costa Smeralda, ristoranti e discoteche, che hanno una capienza abbastanza limitata, non si parla né della costa romagnola né della Versilia, dove ci sono strutture molto più grandi, con capienza assai maggiore. Quindi gli assembramenti lì non sono contagiosi?».Sarà che il virus è buono sulla costa adriatica e cattivo quando arriva da voi?«Deduco che se i giovani si assembrano in spiaggia o in piazza non rischiano. Se lo fanno in un locale della Costa Smeralda, invece, sì».Ma come potevano pensare che gli imprenditori operanti in Sardegna da un lato e i turisti dall'altro, dopo mesi di lockdown, restassero fermi pure in estate? Complessivamente, mi pare ci sia stato un comportamento scrupoloso da parte di imprese e cittadini, con le inevitabili eccezioni, che andranno com'è giusto verificate a una a una. Lei come la vede? «Credo che i cittadini e le imprese siano stati encomiabili nel rispettare per mesi il lockdown, con danni economici ingenti e anche una certa compressione delle libertà costituzionali. Ho visto nella mia regione quanto i cittadini siano stati attenti. Quando abbiamo riaperto, tutti sapevamo che ci saremmo dovuti preparare a un periodo di transizione e convivenza. Abbiamo cercato un punto di mediazione. E se guardiamo ai dati scientifici…».Ecco, ci dia il quadro attuale della pressione sulle strutture ospedaliere.«Appunto, il dato più rilevante riguarda chi finisce in terapia intensiva: venerdì sera erano solo 2 persone in tutta questa regione». Ci sono state o ci sono ancora tensioni o incomprensioni con la Regione Lazio sui flussi turistici, specie con riferimento a chi torna dalla Sardegna?«Quando il governo ha proposto di istituire controlli sui turisti in uscita dalla Sardegna e diretti a Civitavecchia, noi abbiamo detto una cosa credo semplice e di buon senso: questo sistema non ha un criterio. Perché non c'è controllo nei porti e negli aeroporti della Sardegna, in entrata, quando i turisti arrivano da noi, e invece c'è controllo solo in uscita verso Civitavecchia? Tu mi mandi potenziali portatori, e poi sembra che il problema l'abbia creato io…».Domanda di destra, o se vuole domanda liberale. Non sarà che alla vacanza in Sardegna si associa la ricchezza, e che siamo in un periodo in cui qualcuno vuole criminalizzare anche un minimo di benessere?«Storia antica, c'è da parte di qualcuno un fastidio peloso verso il benessere. Senza ragione, peraltro, perché il settore del lusso è un segmento del nostro sistema produttivo che genera valore e lavoro».Domanda di sinistra. Ho trovato vergognosa la criminalizzazione mediatica dei ragazzi venuti a lavorare in Sardegna come stagionali e che poi hanno contratto il coronavirus. Adesso ce la prendiamo con chi lavora?«Vergognoso. Sono ragazzi che, lavorando e faticando, portano a casa uno stipendio. E sapevano di essere sovraesposti al rischio. Attaccarli per questo è incredibile».Siamo alle conclusioni. Non c'è dubbio sul fatto che occorra tenere la guardia alta dal punto di vista sanitario. Ma, in considerazione del fatto che per ora i decessi sono pochi e i ricoveri in terapia intensiva pure, non le sembra che ci sia un'isteria politica e mediatica eccessiva sul coronavirus? Si può essere giustamente prudenti senza contemporaneamente terrorizzare il Paese…«Serve più equilibrio, essere prudenti ma senza panico. Tra l'altro, diffondere preoccupazione eccessiva è masochistico, perché se si guarda all'Europa non siamo certo il Paese con maggior circolazione virale. Dico a tutti: facciamo attenzione. Oggi il prezzo lo paga la Sardegna, ma domani tutta l'Italia nel suo insieme: se il leit-motiv mediatico internazionale diventa quello del Paese untore, il danno sarà enorme».Ci fa un bilancio dei suoi primi mesi da governatore? Che situazione ha ereditato e che cosa sta impostando per i prossimi anni?«Mi sono insediato ad aprile 2019, e, togliendo il periodo del Covid, abbiamo avuto meno di un anno per lavorare. Abbiamo ereditato problemi pesanti. Intanto, dal punto di vista sanitario, con una riforma passata che aveva devastato l'articolazione territoriale e le prestazioni più prossime ai cittadini. E poi abbiamo trovato un'impostazione troppo rigida sul versante ambientale, paesaggistico e urbanistico. Risultato: in pochi anni, erano stati persi 30.000 posti di lavoro nell'edilizia».Lei da che cosa è voluto partire?«La prima riforma, che sarà definitivamente approvata domani 1° settembre, è quella della governance sanitaria, di fatto dicendo no alla centralizzazione eccessiva e avvicinando ai territori il governo delle prestazioni».E poi?«A questo è collegato un piano di rilancio dell'edilizia sanitaria, con quattro ospedali (Sassari, Cagliari, Sulcis, Alghero) e interventi di riqualificazione di altre strutture, come Olbia, Nuoro e altre ancora».Tempi?«Si parte immediatamente, perché lo stanziamento iniziale è di 1,6 miliardi di euro».Altri progetti?«La tappa successiva è già pronta, e si tratta di una riforma per semplificare il sistema degli enti locali. Il centrosinistra aveva creato un sistema caotico. Noi ridurremo tutto a tre soli livelli: Comuni, Regione, e un livello intermedio, le Province».
Jose Mourinho (Getty Images)