2025-10-16
L’infettivologo dello Spallanzani: «Il paracetamolo inutile con il Covid»
Nicola Petrosillo (iStock)
Nicola Petrosillo in commissione: «Dal farmaco previsto dai protocolli zero effetti sul virus. E io, come medico, lo do pochissimo».«Il paracetamolo è un anti febbrile. Serve a lenire la sintomatologia, non cura il Covid». Si dovevano attendere cinque anni dalla dichiarata emergenza di sanità pubblica internazionale per ascoltare una verità, sempre negata dai cosiddetti esperti nostrani della pandemia. A smontare definitivamente l’inganno di «Tachipirina (il farmaco contenente paracetamolo con il quale si dovevano trattare a domicilio i pazienti Covid) e vigile attesa», è arrivata la nuova audizione in commissione parlamentare d’inchiesta di Nicola Petrosillo, direttore del Servizio controllo infezioni della Fondazione Policlinico universitario Campus Bio-Medico. Fino al 2021 aveva lavorato come direttore dell’Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, in prima linea sul fronte epidemiologico oltre che della ricerca clinica e di laboratorio. Il professore stava rispondendo a una domanda posta da Alfonso Colucci, deputato del M5s, che commentava con sarcasmo come «il tema “Tachipirina e vigile attesa” ricorre spesso in questa commissione». L’avvocato grillino aveva esordito con una stoccata a Maria Rita Gismondo, già direttore della cattedra di microbiologia clinica all’università di Milano e direttore dell’unità sulle bioemergenze all’ospedale milanese Sacco, oggi consulente del ministro della salute Orazio Schillaci, audita tre giorni fa. «Abbiamo sentito una professoressa sulla raccomandazione Tachipirina e vigile attesa. Diceva “io ho curato i miei amici e sono tutti guariti da Covid”, naturalmente senza dare una definizione temporale di queste prodigiose guarigioni», è stata l’allusione malevola di Colucci, che chiedeva a Petrosillo di fare chiarezza. L’infettivologo ha spazzato ogni dubbio spiazzando il suo interlocutore. «Il paracetamolo è un farmaco utile per quello che fa, toglie la febbre. Ma non si può dire che è la panacea», ha risposto il professore. Puntuale la sua spiegazione, del grande inganno costato anche la vita a tante persone non curate. «Ci furono degli studi pubblicati nel 2021 che valutavano l’effetto del paracetamolo. Quello dell’Università di Cambridge sulla rivista scientifica Covid dimostrava in maniera sperimentale che il paracetamolo riduceva l’espressione dell’Ace2 (il ricettore con il quale interagisce la proteina Spike, ndr) e quindi la anche la possibilità del virus di entrare nelle cellule umane e provocare danni», affermava Petrosillo. Per poi aggiungere: «Ma in realtà non era così. Nel 2024 venne pubblicata una metanalisi di studi clinici compiuti su 34.000 pazienti, revisione sistematica ad opera di un gruppo di Bologna (ricercatori dei dipartimenti di Scienze mediche e della prevenzione delle Università di Bologna, Ferrara e Ravenna, lavoro pubblicato nel novembre scorso, ndr) che dimostrò che il paracetamolo non aveva effetto, né positivo né negativo sull’andamento del Covid. Addirittura non era differente dai Fans».La Tachipirina non serviva a nulla, mentre altri protocolli terapeutici venivano osteggiati o vietati dal ministero della Salute, dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), dalle associazioni mediche nazionali che punivano, criminalizzavano dottori coraggiosi nelle loro scelte di dare autentica assistenza domiciliare ai pazienti Covid abbandonati dalle istituzioni. Certo, nel maggio del 2023 l’allora presidente dell’Aifa Giorgio Palù, ospite di Bruno Vespa a Porta a Porta ammise quanto fosse stato sbagliato demonizzare l’idrossiclorochina e disse che contro la Sars-CoV-2 «non servivano certo Tachipirina e vigile attesa», presenti nella circolare del 2020 con le linee guida dell’ex ministro della Salute Roberto Speranza. Ma quanti danni era già stati fatti durante le varie ondate Covid? «Come medico ospedaliero, Tachipirina ne do pochissima», è stato l’affondo finale dell’infettivologo.Non solo, chi si ammalava e restava a casa aveva bisogno di essere seguito costantemente, soprattutto se ad alto rischio di scompenso clinico. «La vigile attesa dal mio punto di vista è valutare esattamente le condizioni del paziente, informarsi continuamente della sua salute, altrimenti non mi sta bene», ha puntualizzato Petrosillo.Il professore ha commentato anche il mancato aggiornamento e utilizzo del Piano pandemico nazionale. «Le misure di contenimento da adottare rispetto a una influenza sono simili a quelle da utilizzare per far fronte a un virus nuovo come il Covid», ha detto. Per Antonella Zedda, vicepresidente dei senatori di Fdi e componente della commissione Covid, «queste parole dimostrano che il Piano pandemico del 2006, pur essendo tarato per una influenza, sarebbe stato utile anche per far fronte alla diffusione del Covid. Gli esponenti dell’allora governo Conte II, che continuano a rivendicare la decisione di non aver utilizzato quel piano, ne devono rispondere ai cittadini italiani».
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