2023-05-09
L’incoerenza del Terzo polo da «mai con la destra» a facciamo riforme insieme
Maria Elena Boschi (Imagoeconomica)
Il premier incontra le opposizioni. Per opportunismo la Maria Elena Boschi, che 4 anni fa inorridiva all’idea di una maggioranza che non fosse giallorossa, ora si candida a fare da sponda.L’appuntamento è per l’ora di pranzo alla Camera, nella Biblioteca del presidente: si partirà con +Europa a mezzogiorno e mezzo e a seguire tutti gli altri, le Autonomie, l’Alleanza verdi e sinistra, il Terzo polo, per chiudere con M5s e Pd, cui sarà dedicato più tempo. Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha deciso di convocare per oggi le opposizioni alla Camera, tra le 12.30 e le 20, con all’ordine del giorno il tema delle riforme istituzionali. Forse più il premierato che il presidenzialismo. Già da Londra Meloni aveva detto: «Adesso si tratta di organizzare meglio tutta la filiera, anche di parlarci di più tra di noi, con i capi delegazione, con i capigruppo, perché tutti devono essere coinvolti. Io ho in testa un calendario di riforme chiaro e abbastanza serrato, e credo che sia un lavoro su cui vanno coinvolti tutti quanti e mi prendo io la responsabilità di farlo. Sto già organizzando». Assieme alla premier gestirà il tavolo la ministra per le Riforme, Elisabetta Casellati. Presenti gli altri ministri Antonio Tajani, Matteo Salvini, Luca Ciriani e i sottosegretari Giovanbattista Fazzolari e Alfredo Mantovano. Dopo gli incontri, nei quali non ci sarà una proposta del governo, ma un ascolto, l’esecutivo tirerà le somme. Inutile negare il valore simbolico dell’incontro odierno, colori degli outfit a parte, tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein, per la prima volta faccia a faccia, due donne leader di partito, una del primo come dicono gli italiani, l’altra di quello che perde ogni giorno un pezzo. E se il Pd e il M5s hanno già anticipato che si metteranno di traverso perché «ci sono altre priorità» molto più aperto è il Terzo polo anche grazie alle contraddizioni che lo caratterizzano. Intanto, pur essendoci stata una rottura tra il leader di Azione Carlo Calenda e quello di Italia viva Matteo Renzi avvenuta dopo giorni di dissidi in cui i due si sono accusati reciprocamente annullando il progetto di partito unico, oggi il Terzo polo si presenta «in delegazione unitaria». Calenda ha già detto di essere d’accordo «sull’idea del premierato e sull’idea del monocameralismo secco», «no all’elezione diretta del presidente della Repubblica, l’istituzione più amata dagli italiani, che non va snaturata o politicizzata», mentre Renzi da tempo appoggia l’idea del «sindaco d’Italia» eletto in modo diretto. Più chiara, alla faccia di opinioni del passato, Maria Elena Boschi, oggi in delegazione con Calenda, Matteo Richetti e Raffaella Paita: «Noi siamo disponibili sulle riforme costituzionali perché siamo persone serie e non faremo alla destra quello che la destra ha fatto a noi nel 2016: su quasi tutte le modifiche erano d’accordo ma decisero di votare contro solo per mandare a casa Renzi. Noi non vogliamo usare le riforme per fare la guerra alla premier. Direi che questo è già un segno di grandissima responsabilità. Sul resto rimaniamo all’opposizione». E pensare che nel 2019 la stessa Boschi disse: «Non si cambia la costituzione con la destra». Aggiungendo con estrema nonchalance: «Io continuo a pensare che il M5s sia composto da persone incompetenti, incapaci, che ci hanno portato dove siamo oggi. Però io tra trovarmi Salvini premier per i prossimi cinque anni, con la possibilità di decidere il prossimo presidente della Repubblica e i vertici delle Forze armate, con la possibilità di avere addirittura i numeri per cambiare da solo la Costituzione, preferisco cercare una soluzione diversa». Alla fine, pur di essere nel governo, è bastato turarsi il naso e raggiungere un’intesa con chi si disprezzava tanto piuttosto che «consegnare il Paese alla destra per i prossimi cinque anni» e sempre per lo stesso motivo Renzi s’intestò la «mossa del cavallo» tanto da scriverci un libro per dire che il «coraggio della politica è il coraggio delle scelte» come quelle fatte da lui per scongiurare i «pieni poteri» a Matteo Salvini e portare alla formazione di un nuovo governo. Sempre opponendosi al sovranismo e al populismo. Senza dimenticare che proprio il Matteo toscano è quello che ha provato a fare una riforma della Carta, nel 2016, che però è stata bocciata dal referendum e malgrado la promessa di lasciare la politica è sempre lì, comodo in uno scranno del Senato. Insomma riforme sì, più o meno come dicono loro. «Penso che la destra arriverà a proporci il modello del sindaco d’Italia», ha detto la Boschi, e comunque pronti ad essere protagonisti del cambiamento istituzionale pur di esserci e, come sottolinea sempre l’affascinante Maria Elena, «siamo indifferenti allo strumento, ci interessa il risultato. Sapendo che il percorso è difficile comunque. Ci sono state numerose commissioni finite nel nulla e referendum che hanno bocciato riforme approvate dal Parlamento come quella di Calderoli o quella del 2016 che portava il mio nome. L’importante è fare le riforme perché servono all’Italia, non a una parte». E magari mettendo all’angolo il Pd che potrebbe discutere di «premierato forte», sul modello tedesco ma senza toccare il ruolo del Parlamento.
Jose Mourinho (Getty Images)