La Procura ritiene che Elliott sia il reale proprietario del club: duro colpo per la trattativa con il fondo Pif che sarebbe entrato in minoranza. Problemi anche per il progetto dello stadio a San Donato. Questione penalizzazione: più rischi in Europa che in Italia.
La Procura ritiene che Elliott sia il reale proprietario del club: duro colpo per la trattativa con il fondo Pif che sarebbe entrato in minoranza. Problemi anche per il progetto dello stadio a San Donato. Questione penalizzazione: più rischi in Europa che in Italia.E adesso cosa succede? All’indomani della giornata di perquisizioni (sede del Milan e abitazioni dei dirigenti), iscrizione nel registro degli indagati (l’ex ad Ivan Gazidis e l’attuale ad Giorgio Furlani) e della notizia che la Procura di Milano sta investigando sulla proprietà del Milan ritenendo che il fondo Elliott sia ancora il beneficiario finale del club, i tifosi rossoneri sono giustamente pervasi dai dubbi e dall’ansia. Dubbi rispetto al futuro del club e ansia per la possibilità che si arrivi a delle penalizzazioni sia in Italia che in Europa. Partiamo dall’inizio e cerchiamo di capire, evidenziando che anche ieri un portavoce di RedBird ha fatto sapere che il fondo di Cardinale «possiede il 99,93% di Ac Milan». Il primo dubbio, riguarda il futuro di una trattativa che era stata anticipata dalla stampa, anche La Verità l’aveva approfondita, e che è in qualche modo è stata confermata dal decreto di perquisizione. In un documento denominato Ac Milan Investor Presentation, infatti, si parla della cessione dell’80% del vendor loan da 560 milioni (che Elliott aveva garantito a RedBird per acquistare il club rossonero) al fondo Pif. In sostanza il fondo sovrano dell’Arabia Saudita sborsando 487,5 milioni avrebbe acquisito il 41,7% del club. Circostanza che è servita agli inquirenti per evidenziare che Elliott aveva ancora una partecipazione nel club a differenza di quello che è stato ufficialmente comunicato. Il punto è: all’indomani della notizia delle indagini della Procura di Milano questa trattativa sta ancora in piedi? Difficile avere informazioni dirette a poche ore di distanza, ma è davvero «dura» ipotizzare, vista la situazione (secondo la Procura il proprietario non sarebbe il soggetto, Gerry Cardinale, con il quale gli arabi stavano trattando) che l’affare possa andare avanti. Già per loro policy, soprattutto negli affari che li hanno coinvolti in Europa, gli arabi preferiscono avere meno vincoli e « problemi» possibile, figurarsi se possono avventurarsi in un investimento che è zavorrato da un’inchiesta che si prospetta non breve e ricca di insidie per il club oggetto dell’interesse.Secondo alcune fonti, Pif sarebbe già in fase di due diligence (controllo dei conti e dei bilanci) e avrebbe un’esclusiva fino alla fine di marzo per entrare nel club. La Verità ha cercato conferme della notizia senza trovarne. Anche per questo siamo portati a pensare che, dopo quello che è successo ieri, l’opzione Pif almeno per il momento possa considerarsi tramontata. Veniamo al secondo punto. Cosa succederà allo stadio? Poche settimane fa il Milan per 40 milioni complessivi (comprese le spese legali e di consulenza) ha acquistato un terreno nell’area San Francesco a San Donato per la costruzione del nuovo impianto che dovrebbe essere completato nel 2028. Il progetto era fortemente voluto da Gerry Cardinale, che comunque non ha chiuso completamente le porte al sindaco di Milano, Beppe Sala che adesso sta cercando di recuperare il terreno perduto sulla ristrutturazione di San Siro «ingolosendo» Inter e Milan con diverse concessioni che prima non aveva voluto mettere sul piatto. Due punti qui da evidenziare. È possibile che il progetto del nuovo stadio fosse portato avanti anche per «farsi bello» rispetto al potenziale nuovo acquirente (Pif?) ed è altrettanto vero che se l’opzione San Donato dovesse cadere, Cardinale avrebbe garantito l’intenzione di acquistare il terreno, evidentemente con RedBird. Insomma, un passo indietro non costerebbe nulla al club. Ecco, se dovessimo scommettere, in questo momento il famoso euro non lo metteremmo certo sulla possibilità di vedere il Milan giocare a San Donato. Ultimo punto. Forse il più importante. O comunque quello che solletica di più gli interessi del lettore. Sono possibili penalizzazioni al club? Troppo presto per sbilanciarsi, però un’analisi corretta non può che scindere situazione tra fronte italiano e situazione europea. In Italia la Procura Federale dovrebbe chiedere (a ieri non era ancora successo) le carte alla magistratura e valutare quindi se siano stati violati alcuni articoli del codice della Giustizia sportiva. Le sanzioni partono dalla multa e arrivano fin o alla retrocessione. Calma. Perché la gradualità della pena dipende dal tenore delle false comunicazioni: se queste sono servite a nascondere buchi di bilancio o stipendi non versati e quindi evidentemente a consentire l’iscrizione al campionato di chi non ne avrebbe avuto diritto è un conto, altrimenti si può stare relativamente più tranquilli. E per adesso le accuse mosse dagli inquirenti a Elliott e RedBird sembrano andare in un’altra direzione. Più complicata è la partita con l’Uefa sul discorso delle doppie proprietà. Perché - e anche questo è messo nero su bianco nel decreto di perquisizione - si indaga per capire se Elliott ha ripetuto con il Lille in Francia lo stesso schema per il quale è accusato in Italia. Sostituendo il fondo RedBird con il fondo Merlyn che fa capo al banchiere italiano Alessandro Barnaba e che di recente ha fatto capolino anche nel dossier Tim.Ultima nota. La novità di giornata arriva invece dagli ambienti giudiziari milanesi dove emerge che gli inquirenti starebbero lavorando anche sulla congruità del prezzo di vendita del Milan che ad agosto del 2022 era stato ceduto, almeno così risulta dalle comunicazioni ufficiali delle parti, per poco meno di 1 miliardo e 200 milioni al fondo RedBird. Da questo punto di vista però va detto che poche settimane prima era saltata la trattativa (era a un passo dalla chiusura) con la società del Bahrein Investcorp, che dava al club più o meno lo stesso valore.
Leone XIV (Ansa)
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