2020-12-12
L’idrossiclorochina si prende la rivincita al Consiglio di Stato
Accolto il ricorso di 200 medici di base contro la nota dell'Aifa. Per la terapia servirà la prescrizione. Non sarà rimborsabile.L'idrossiclorochina, la grande esclusa dalle cure contro il Covid, torna a essere utilizzata in Italia. La terza sezione del Consiglio di Stato ha accolto, in sede cautelare, il ricorso di un gruppo di medici di base e ha sospeso la nota con la quale dallo scorso 26 maggio l'Agenzia italiana per il farmaco (Aifa) ne vietava la prescrizione in ospedale, sul territorio e per uso profilattico al di fuori delle indicazioni per cui è registrata ed è in commercio. L'antimalarico, usato anche per combattere malattie autoimmuni e che il presidente Donald Trump iniziò ad assumere ogni giorno per prevenire il coronavirus, può nuovamente rientrare tra le cure possibili nel nostro Paese. Solo su prescrizione e non rimborsabile. I giudici amministrativi scrivono nell'ordinanza che «la perdurante incertezza circa l'efficacia terapeutica dell'idrossiclorochina, ammessa dalla stessa Aifa a giustificazione dell'ulteriore valutazione in studi clinici randomizzati, non è ragione sufficiente sul piano giuridico a giustificare l'irragionevole sospensione del suo utilizzo sul territorio nazionale da parte dei medici curanti». Aggiungono che la scelta se utilizzare o meno il farmaco «in una situazione di dubbio e di contrasto nella comunità scientifica, sulla base di dati clinici non univoci, circa la sua efficacia nel solo stadio iniziale della malattia, deve essere dunque rimessa all'autonomia decisionale e alla responsabilità del singolo medico». Il Consiglio di Stato ha dato così ragione ai circa 200 medici, in rappresentanza di molti altri, che si erano rivolti a Palazzo Spada presentando un ricorso contro la sentenza del Tar del Lazio, che aveva sostenuto la validità del blocco imposto dall'Aifa. Eppure molti l'avevano sperimentata con successo ai primi sintomi di Covid, utilizzando l'idrossiclorochina, più nota con il nome commerciale di Plaquenil, anche quando i malati erano ancora a casa. Nei primi mesi della pandemia la stessa Aifa ne autorizzò l'uso off label, ovvero al di fuori delle indicazioni d'uso. Se ne parlava molto di questo farmaco poco costoso, a marzo e in aprile, quando la squadra di medici guidata dall'infettivologo Didier Raoult conduceva test clinici sull'idrossiclorochina nell'Istituto Méditerranée infection di Marsiglia, sostenendo l'efficacia del rimedio. Lo sponsorizzò il presidente Trump, annunciando di utilizzarlo a scopo preventivo, poi arrivò la battuta d'arresto: la rivista The Lancet pubblicò uno studio che evidenziava un maggior rischio di mortalità tra i pazienti Covid-19 che prendono idrossiclorochina e clorochina. L'Oms sospese i test sull'uso del medicinale, manifestando preoccupazione per la sicurezza, il giorno dopo anche l'Aifa ne vietò l'autorizzazione per il Covid. Lo studio poi si rilevò non affidabile, 120 ricercatori di tutto il mondo lo misero in discussione e gli autori ritrattarono le conclusioni, affermando di non poter garantire la veridicità dei dati di cui erano venuti in possesso. Fu uno grave scandalo, la rivista scientifica ritirò lo studio ma le massime autorità che vigilano sulla sicurezza dei medicinali non modificarono le loro decisioni. A far cambiare idea all'Aifa ci hanno provato molti medici di famiglia (Panorama.it ne ha sposato la causa lanciato una petizione online). Dopo la diffida dei legali dei medici e il veto confermato dall'agenzia, era stato fatto ricorso al Tar del Lazio che lo ha rigettato, sostenendo che gli studi citati dall'Aifa giustificano la decisione di vietare l'idrossiclorochina. Farmaco che ha continuato a essere prescritto dai medici, sotto la loro responsabilità, nelle primissime fasi della malattia da Covid, perché ritengono che l'efficacia stia tutta nell'utilizzo tempestivo, nelle prime 72 ore dall'insorgenza dei sintomi, grazie ai suoi meccanismi antivirali e immunomodulanti. Somministrata in abbinamento ad antibiotici e, se i sintomi si aggravano, assieme a cortisone, eparina e plasma iperimmune, l'idrossiclorochina non sarebbe pericolosa ma aiuterebbe i pazienti a guarire. «Si contano 143 pubblicazioni scientifiche sull'efficacia del farmaco (85 peer review). Di questi, 143 studi, oltre il 70%, sono a favore del farmaco e la quasi totalità degli studi sulla somministrazione “precoce" del farmaco dimostrano una riduzione delle ospedalizzazioni e la mortalità», si legge in un'interrogazione al Senato dello scorso ottobre nella quale si chiedeva al ministro della Salute di «autorizzare l'utilizzo dell'idrossiclorochina nelle dosi considerate e ritenute corrette dai ricercatori europei», verificando l'impiego «per valutare se l'utilizzo del farmaco riduca la necessità di terapie intensive o l'indice di mortalità». A dire di sì ci ha pensato il Consiglio di Stato.
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