2023-08-12
«Libri gender o stop soldi alle scuole». Il ricatto Ue fa ribellare il Paraguay
Il presidente eletto del Paraguay, Santiago Pena (Ansa)
La Camera ha detto no ai 38 milioni di euro di aiuti destinati dall’Europa al settore educativo. C’è il sospetto che Bruxelles, in cambio, voglia lo studio dell’identità di genere in classe. Fermati pure agli accordi green.Il Paraguay è pronto a rinunciare a 38 milioni di euro dell’Unione europea per il suo sistema educativo per non permettere che le teorie di genere e un’educazione sessuale orientata ideologicamente sbarchino nelle scuole. Mercoledì, la Camera dei deputati ha approvato a larga maggioranza, nonostante la contrarietà del Senato, un progetto di legge che mira a sottrarsi da un accordo di cooperazione con Bruxelles, sospettata di voler imporre i temi dell’Agenda 2030. Fuori del Parlamento di Asuncion, l’associazione dei «Padres» e i militanti dei movimenti Pro vita e Pro family manifestavano contro l’accordo sottoscritto nel 2020. A scatenare la protesta, anche da parte di molti deputati conservatori, è stato il fatto che in alcuni libri di testo sarebbero stati introdotti alcuni passaggi in linea con l’ideologia di genere. Questi libri sono poi stati frettolosamente ritirati e l’Unione europea nega con decisione qualunque sua interferenza sul sistema educativo del Paese.Tuttavia, ora i deputati preferiscono che il governo rifiuti la donazione e vogliono costringerlo a trovare altre coperture per il bilancio dell’istruzione. Così, la Camera bassa ha cassato l’accordo di collaborazione con 68 voti a favore, sei contrari e un astenuto. Contro la convenzione c’erano state molte proteste già in autunno, ma il Senato aveva tenuto il punto. Ora la spinosa faccenda torna alla Camera alta che, se vorrà ribaltare il voto dei deputati, dovrà farlo con la maggioranza dei due terzi. In caso contrario, l’accordo internazionale verrà rimesso al futuro presidente Santiago Pena, economista di 44 anni, che entra in carica martedì prossimo. La donazione bocciata mercoledì dal Parlamento paraguaiano è stata uno degli argomenti più dibattuti nella campagna elettorale, dalla quale sono usciti vincitori per l’ennesima volta i partiti conservatori. I detrattori dell’accordo hanno sempre sostenuto che ci fosse un evidente scambio tra i soldi europei e la riforma della scuola in Paraguay. La posizione di Bruxelles, invece, è che la donazione decisa nel 2020 è anteriore al disegno di legge sulla «Trasformación educativa» e, quindi, non ci sarebbe alcun vincolo. Il tema, però, è controverso e già nella manifestazione dello scorso 13 ottobre nel centro della capitale si denunciavano «l’ingerenza straniera» e «gli euro in cambio della Trasformazione educativa» e dell’adeguamento «all’Agenda 2030 e all’ideologia di genere». Una miscela di patriottismo, orgoglio nazionale e difesa del ruolo dei genitori nell’educazione dei figli che ha convinto la maggioranza assoluta dei deputati paraguaiani.Nella giornata di ieri, alcuni europarlamentari hanno espresso grande soddisfazione per lo schiaffo a Bruxelles arrivato dal Paraguay. Tra loro, la spagnola Margarita de la Pisa Carrion, rappresentante di Vox, che su Twitter ha scritto: «Bravo Paraguay per aver respinto un accordo con l’Unione europea che compromette Il suo sistema educativo con l’ideologia. Proteggere i bambini. Proteggere la propria cultura». A Strasburgo, l’esponente di Vox aveva denunciato in aula «il tentativo della Ue di interferire ideologicamente con trattati commerciali sull’indipendenza dei Paesi dell’America latina, Paesi che hanno le loro tradizioni e la loro cultura, che rispettano il matrimonio come istituzione e la famiglia come base sociale». L’Unione europea, per parte sua, continua a negare qualsiasi ingerenza e attende di vedere come andrà la partita al Senato di Asuncion, ben sapendo che quei 38 milioni non sono facili da rifiutare per un’economia come quella del Paraguay. Lo scorso dicembre, quando il disegno di legge contro l’accordo aveva mosso i primi passi, la rappresentanza Ue nel Paese aveva preso posizione con una certa durezza: «Deploriamo la disinformazione che è stata creata sull’accordo di finanziamento e le sue eventuali ripercussioni. Noi non decidiamo il contenuto dei programmi educativi del Paraguay, che ricadono sotto la responsabilità delle autorità nazionali». In realtà, questi 38 milioni sono la nuova tranche di un programma di aiuti da 85 milioni, fondi destinati «alle priorità definite dal settore educativo», come le attrezzature didattiche, le mense, i libri di testo e le infrastrutture. Tutto «senza condizioni», sostiene l’Unione. Non la pensano così i conservatori del Partito Colorado, tornato alla vittoria lo scorso aprile. Uno dei suoi leader, Basilio Nunez, ha sottolineato che «c’è una notevole pressione perché l’aiuto finanziario sia legato a un progetto di trasformazione educativa che finirà per introdurre l’ideologia del genere nell’insegnamento e mettere la società sopra la famiglia come difensore dei bambini». In questo clima, ieri Santiago Pena ha aperto anche il fronte delle ecoansie europee. Per il presidente in pectore, i Paesi del Mercosur (Paraguay, Brasile, Argentina e Uruguay) dovrebbero fermare i colloqui con Bruxelles sul libero scambio perché «le attuali richieste sull’ambiente da parte dell’Ue sono inaccettabili». L’accordo è in discussione da vent’anni e l’Ue vorrebbe chiuderlo entro l’anno. Di questo passo non entrerà mai nei libri di scuola.