2019-11-18
Lucia Borgonzoni: «Liberiamo l’Emilia Romagna dal clientelismo targato dem»
La candidata del centrodestra: «In Regione chi è amico della sinistra ha corsie di favore. Le sardine non hanno proposte, hanno già perso. Persino le coop adesso ci sostengono».«Ci credo davvero. Conquistare l'Emilia Romagna sarà un evento storico: come buttare giù un altro muro di Berlino». Lucia Borgonzoni, candidata del centrodestra nella Regione madre di tutte le battaglie, è reduce dalla manifestazione leghista del Paladozza di Bologna. In realtà sembra che a fare notizia sia stato soprattutto il «popolo delle sardine» riunito in Piazza Maggiore. «È curioso. Quando manifesta la Lega, sui giornali si parla solo delle contromanifestazioni. Non ho visto grandi fotografie della nostra kermesse. Hanno scritto addirittura che il palazzetto dello sport non era gremito. Puoi anche non essere d'accordo con noi, ma addirittura le menzogne…».Certo, Piazza Maggiore era affollata. Vi preoccupa l'idea che questo fenomeno possa ripetersi?«È un boomerang. Quando manifesti contro qualcuno senza avanzare proposte, hai già perso». La contromanifestazione è stato un evento spontaneo o manovrato?«In altre manifestazioni del 14 novembre c'erano le solite facce violente, ovvero i centri sociali e gli anarchici. Hanno cercato di occupare anche una caserma. E purtroppo una parte della sinistra continua a strizzargli l'occhio, a giustificarli perché ambiscono ai loro voti. Non dimentichiamo che a Bologna Virginio Merola è diventato sindaco perché al ballottaggio ha scelto di imbarcare i voti dell'estrema sinistra».Avete scelto il Paladozza, il simbolo della Bologna operaia, dove fu incoronato Enrico Berlinguer, dove Romano Prodi lanciò la campagna dell'Ulivo. Qualcuno l'ha intesa come una provocazione.«Provocazione? Io la chiamo democrazia. Basta con la storia del popolo che diventa improvvisamente beota quando non vota come dicono loro. Gridare all'allarme fascismo è un modo per fomentare i veri violenti, quelli che l'altra sera sono stati respinti con gli idranti». A Bologna il clima è ancora caldo?«Quando siamo andati in visita al campo nomadi hanno detto che bisognava fermare i fascisti in ogni modo. È chiaro che, se parli così, poi le anime calde si caricano, e a Bologna ce ne sono parecchie. L'altra sera c'era addirittura gente che voleva impedire alle persone di entrare al Paladozza. Sono atteggiamenti minatori. Mi aspettavo dal sindaco e dal governatore frasi di condanna, a tutela di tutti. Invece». Il governatore Stefano Bonaccini dice che l'Emilia Romagna non deve essere liberata: ci hanno già pensato i partigiani. «E adesso dobbiamo essere liberati da un altro tipo di oppressione, che va avanti da decenni. Quella per cui, in questa Regione, se sei amico di qualcuno hai delle corsie preferenziali». Parla delle commesse pubbliche?«Anche a guardare l'assegnazione delle risorse è facile individuare una certa propensione a favorire la loro area politica. Secondo noi deve essere garantito un atteggiamento corretto, trasparente e bilanciato nei confronti di tutti».Perché ha detto che i dipendenti comunali le lasciano i pizzini sotto la porta? «Mi dicono che quando l'ho detto il sindaco è impazzito. Ma è vero».E su questi bigliettini cosa trova scritto? «In uno denunciavano il caso di una persona che era stata assunta senza requisiti. C'è gente del Comune che mi passa gli atti di nascosto. Mi lasciano lettere anonime. Hanno paura di ripercussioni. Cos'è questo, se non un clima di terrore?».Ma è vero che le coop rosse non sono più così rosse? «Diciamo che si stanno avvicinando a noi. Ho incontrato tanti rappresentanti del mondo cooperativo e dell'associazionismo industriale. C'è un ottimo dialogo. Prima non si sedevano neanche al tavolo». Perché gli emiliani e i romagnoli dovrebbero rinunciare alla loro storia? «La gente che incontro ha voglia di cambiamento. E al di là della propaganda, riconosce ai leghisti il merito di essere dei buoni amministratori. È per questo che, quando la Lega espugna un Comune, poi anche quelli attorno seguono». Bonaccini dice che questo è più che altro un voto regionale. «No, è anche politico. La tassa sulla plastica e sullo zucchero non è certo un'idea della Lega, ma una trovata della sinistra. Gli emiliani e i romagnoli sono abituati a tirarsi su le maniche senza lamentarsi: ma colpirà anche loro». In realtà i suoi avversari dicono che lei si sta nascondendo dietro Matteo Salvini: la campagna elettorale la sta facendo lui. «Io sono molto orgogliosa di avere un leader come Matteo, a differenza di Bonaccini, che si vergogna di Nicola Zingaretti e Matteo Renzi. Ma resta pur sempre un loro uomo. La verità è che sono ancora terrorizzati dalla famosa foto di Narni». Se vince lei, cosa farà in merito alla vicenda Bibbiano? «Nessuno dice che il Pd è complice. Però quando l'anno scorso ho promosso un'interrogazione in Regione, mi hanno liquidato in quattro righe. Abbiamo chiesto una vera commissione d'indagine: alla fine ci hanno messo dentro solo Pd e 5 stelle. Insomma, nel migliore dei casi l'hanno presa sottogamba».Quindi?«Quindi la Regione deve fare i dovuti controlli. A tal proposito, torno a proporre l'installazione delle telecamere nei posti sensibili per le persone più deboli: scuole, case di riposo. Anche le sedute in cui i bambini sono interrogati dagli assistenti sociali devono essere registrate. A tutela di tutti, anche di chi lavora bene. Quando l'ho proposto in Regione, mi hanno accusato di voler imbastire il Grande fratello». È stata attaccata anche sulla proposta di tenere aperti gli ospedali di notte. Non funziona già così?«Capisco che la sanità sia un punto debole della sinistra emiliana, e infatti su questo rifiutano un vero confronto. Però rispondo di ciò che dico, non di ciò che gli altri vogliono capire». E quindi, qual è il senso della proposta?«Che il pronto soccorso sia aperto 24 ore al giorno lo sappiamo tutti: io parlo delle visite specialistiche e degli esami. Da noi facciamo i conti con lunghe liste d'attesa che spesso provocano la chiusura delle agende per le prenotazioni. Estendendo gli orari, si facilita la vita ai cittadini e alle loro famiglie: magari il paziente che per farsi visitare doveva chiedere un permesso in ufficio, potrà evitare di farlo». Ma una novità del genere avrà un costo considerevole. «Si andrà per gradi, nel senso che si interverrà prima dove ci sono le maggiori “fughe" verso le altre Regioni e dove le liste d'attesa sono più lunghe, per poi coprire il resto del territorio regionale. I costi, se consideriamo i maggiori benefici per i pazienti e il miglior impiego giornaliero delle apparecchiature, possiamo dire che sono sostenibili. Inoltre gli investimenti per l'acquisto delle apparecchiature sarebbero ammortizzati prima e, di conseguenza, potremmo acquistare nuovi macchinari all'avanguardia».Ha proposto anche l'«infermiere di comunità», già presente in diverse Regioni.«Una figura che deve essere implementata per dare risposte e servizi omogenei su tutto il territorio regionale. Parliamo di infermieri adeguatamente formati su cui occorre investire per rispondere alle esigenze quotidiane dell'utenza. Il cittadino deve sapere che se ha bisogno, ovunque si trovi, potrà avere risposte, dalla pianura all'Appennino». Anche sulla proposta della «Regione dei due mari», che punta ad aprire collegamenti per garantire anche uno sbocco sul Tirreno, si sono sollevate molte polemiche. «Cominciamo con il mettere a sistema i porti del Nord Adriatico, che devono poter competere con le grandi realtà portuali del Nord Europa. Il terminal container va sviluppato e adeguato alle potenzialità che l'Emilia Romagna può esprimere. E a oggi non esiste una vera rete di collegamento sull'Adriatico. La Regione a guida Pd non ha saputo valorizzare il porto commerciale di Ravenna».L'hanno accusata di voler mettere a repentaglio il turismo, paventando una rivolta dei bagnini della riviera.«Ma cosa c'entra il turismo con un buon sistema portuale? Quando si misurano sui temi concreti, i nostri avversari entrano in confusione. Ecco perché si rifugiano sempre nella contrapposizione fascismo/antifascismo. Per loro, è la via più semplice». Come reagisce quando la definiscono «la Maria Elena Boschi della Lega»? «Mi viene da ridere. E sul piano politico rifiuto il paragone». Ha ricevuto attacchi di natura sessista?«Diciamo che quando mi hanno minacciato di morte, quando qualcuno ha promesso di appendermi a testa in giù, dalle uomini e dalle donne di sinistra non è arrivata alcuna solidarietà. Per il resto, mi preoccupa di più l'ultimo dato: in Emilia Romagna il 65% delle neomamme rischia il posto perché non riesce a conciliare lavoro e famiglia. Si parla tanto di femminismo, ma poi nel concreto queste donne chi le aiuta?».