2025-02-23
Liberi gli ultimi ostaggi ancora vivi. Restituito pure il corpo di Shiri Bibas
I cameraman hanno costretto un uomo rilasciato a baciare la testa dei carcerieri.Ieri Hamas ha liberato gli ultimi ostaggi ancora in vita previsti nella prima fase dell’accordo di cessate il fuoco. Nella notte invece è stato restituito il corpo di Shiri Bibas che doveva essere in Israele giovedì, insieme a quello dei suoi due figli, Kfir e Ariel. Tuttavia, dopo che l’Istituto nazionale di medicina legale ha completato il processo di identificazione, l’Idf ha annunciato che il corpo ricevuto non corrispondeva a quello di Shiri Bibas, bensì a quello di una donna anonima e non identificata. Venerdì mattina Hamas ha confermato che il corpo consegnato a Israele il giorno precedente non apparteneva a Shiri Bibas, dichiarando: «I resti di Shiri Bibas si sono apparentemente mescolati a quelli di altri caduti sotto le macerie, a seguito del bombardamento dell’aviazione israeliana nel luogo in cui si trovava». La famiglia Bibas, avuta la certezza che il corpo consegnato fosse quello di Shiri a sua volta uccisa barbaramente come i suoi bambini, ha dichiarato: «Shiri è stata una madre meravigliosa per Ariel e Kfir, una compagna amorevole per Yarden, una sorella e zia devota e un’amica incredibile. Grazie a tutti per il vostro supporto e amore in questi 16 mesi, vorremmo che Shiripotesse essere qui per vederlo». Anche questa volta il gruppo jihadista ha tenuto le ciniche cerimonie per il rilascio degli ostaggi: a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, e a Nuseirat, nel centro, sono state allestiti dei palchi e lì attorno si sono radunati terroristi armati e civili in festa. A essere liberati sono stati Omar Shem Tov, Omar Wankert, Elia Cohen e Tal Shoham, rapiti il 7 ottobre 2023, mentre Avraham Mengistu e Hisham al-Sayed hanno fatto ritorno dopo oltre dieci anni di prigionia. Terribile il momento nel quale l’ostaggio Omar Shem Tov è stato costretto dai cameraman che filmavano l’evento, a baciare sulla testa due degli uomini armati. Secondo l’esperta di comunicazione Elisa Garfagna: «Il bacio tra l’ostaggio e i miliziani sul palco rappresenta un’immagine potente e ambivalente. Da un lato, per la propaganda di Hamas, diventa un simbolo di benevolenza, suggerendo che gli ostaggi sono stati trattati con rispetto e umanità. Dall’altro, però, questo gesto racchiude una profonda violenza psicologica; costringere un ostaggio a manifestare affetto pochi minuti prima della libertà mette in luce il dramma e l’intimidazione subiti. Questo contrasto tra apparente affetto e la realtà della coercizione rende l’immagine ancora più inquietante, rivelando come la propaganda possa distorcere la verità, toccando la profondità e la complessità dei sentimenti delle vittime». Ieri mattina Israele ha divulgato la lista dei 602 prigionieri palestinesi previsti per il rilascio. Tra loro 445 sono stati arrestati a Gaza durante la guerra, 110 sono ritenuti particolarmente pericolosi e 47 erano stati rilasciati in precedenti accordi per poi essere nuovamente arrestati. Mentre scriviamo Israele sta ritardando il rilascio dei 602 terroristi e non è chiaro quando e se avverrà. Secondo il ministro della Difesa Israel Katz, il ritardo è una risposta all’omicidio di Shiri Bibas e dei suoi figli Ariel e Kfir, uccisi durante la prigionia. Hamas ha dichiarato di essere pronta ad avviare la seconda fase dell’accordo per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, puntando a realizzare uno scambio totale tra ostaggi israeliani e detenuti palestinesi. L’organizzazione ha precisato che l’obiettivo finale è instaurare un cessate il fuoco permanente e ottenere il ritiro completo delle Forze israeliane dalla Striscia di Gaza. Tutte cose che Israele non intende fare dato che vuole la distruzione totale di Hamas. A proposito del futuro in un’intervista a Fox Radio, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump quando gli è stato chiesto se preferisse la seconda fase dell’accordo sugli ostaggi oppure che Israele riprenda le operazioni militari, ha risposto: «Sarò d’accordo con qualsiasi decisione, visto ciò che sta accadendo lì e a volte bisogna prendere decisioni difficili».
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