
Le dirette Instagram dei vari influencer contigui al mondo gay fruttano grandi incassi. È il caso della produttrice di smalti unisex per Fedez, che fattura 8,5 milioni l'annoMettiamo per un momento da parte le riflessioni amare da vecchi boomer sulla certificazione del ruolo sempre più attivo che ricoprono alcuni influencer nella sfera pubblica e politica. O su quello che Luca Ricolfi chiama «il bullismo etico della sinistra». Rimettiamo per un giorno nel cassetto anche i saggi sulla comunicazione, ci interrogheremo poi sulle conseguenze devastanti della teoria «il mezzo è il messaggio» di mcluhaniana memoria. Facciamo insomma meno gli snob e parliamo di soldi. Perché il dibattito social sul ddl Zan, con i like dei «bandierini» Lgbt, le stories e le dirette Instagram degli influencer da spunta blu, per qualcuno stanno diventando un grosso business color arcobaleno. Non solo per i Ferragnez. Poco importa se la soglia di attenzione un follower attivo e convinto dura il tempo di una story, ovvero pochi minuti. Il marketing fa il giro del Web. E poi riempie i bilanci col magico «potere della condivisione» (copyright Ferragni). Così mercoledì pomeriggio, proprio mentre Federico Leonardo Lucia - al secolo, Fedez – stava finendo di animare poco più di 20.000 followers (dai 46.000 collegati all'inizio) nella diretta Instagram con Alessandro Zan, Pippo Civati e Marco Cappato, sugli schermi di Instagram è partita un'altra diretta a colpi di pennello e blush illuminante. Protagonisti: il vincitore del Grande fratello, gay dichiarato, Tommaso Zorzi e Babila Spagnolo, proprietario e amministratore della Layla Cosmetics, che hanno lanciato un nuovo format di interviste live dall'eloquente titolo «Truccazzi». Nella prima puntata la Spagnolo insegna a Zorzi a truccarsi, poi con cadenza mensile, promettono i due, si alterneranno nella discussione e nel make up personaggi noti del mondo maschile. L'obiettivo è invitare le persone «a riflettere su se stesse, affiancando alla crescita personale, ed alla consapevolezza, la conoscenza diretta dei prodotti» di Layla. Ovvero della Spagnolo, che con la sua azienda produce anche la linea di smalti per unghie «genderless» di Fedez chiamati Noon. Poco importa, quindi, se i followers persi a un certo punto per strada dal rapper milanese durante la sua diretta con Zan abbiano preferito fare zapping e spostarsi su temi più #freevoli (hashtag coniato da Layla) e imparare a risaltare gli zigomi. Di certo l'imprenditrice ha colto la potenza della condivisione e dell'influmarketing su cui ha scommesso da tempo coinvolgendo come anche altri volti noti al palco social come la Spora, ma anche Mara Maionchi e il re del porno, Rocco Siffredi, testimonial perfetto per il nuovo mascara chiamato «The longer the better», che conduce sui social del gruppo la rubrica «Dr Rocco. Il sesso secondo Layla».Milanese, classe 1977, la Spagnolo guida il gruppo fondato dal nonno, Emanuele Rossetti, che nel 1936 da Locri scoprì a New York (e importò in Italia) la produzione di smalti per unghie creando la sede e la storia di Layla. La società ha chiuso il 2019 - ultimo bilancio disponibile nella banca dati della Camera di Commercio - con 45 dipendenti, un valore della produzione di oltre 8,5 milioni di euro, un patrimonio netto di 4,7 milioni, 5,2 milioni di debiti e 287.000 euro di utile (197.249 euro nel 2018). In attesa di vedere sul bilancio del 2021 e sulle vendite online di Layla Cosmetics il ritorno degli investimenti social e anche l'«effetto Zan», la Spagnolo può contare anche su due società immobiliari, la Real srl e la Prima Immobiliare srl, e sulla Babale srl. Noccioline rispetto alla galassia costruita dai Ferragnez che ora cavalca anche l'onda Lgbt mettendo - come ha detto lui stesso nella diretta di mercoledì - a disposizione la sua «utenza» per le battaglie sui dritti civili ma anche macinando profitti sospinti da un esercito di milioni di follower pronti a farsi le mani multicolor con gli smalti della Spagnolo. Del resto, anche i like sono ormai diventati una commodity. La pecunia arcobaleno non olet, anzi è più buona e giusta. E l'ultimo sondaggio annuale sulla comunità Lgbtq+ di Community Marketing and Insights ha rilevato che il 72% degli intervistati è più propenso ad acquistare da aziende che inseriscono pubblicità sui media digitali e della carta stampata vicini alla comunità.Mentre l'impero di Layla cresce, anche Zorzi getta la basi per il suo con la società «House of Tommy» su cui ha investito The Hundred, media holding creata nel 2019 dall'ex McKinsey Vincenzo Macrì, Marino Giocondi e dal venture capitalist Leonardo Bongiorno (figlio di Mike). Obiettivo dichiarato dai soci: «Investire nei talent dell'entertainment così come i fondi di venture capital investono in startup». Il «talent dell'entertainment» con Zorzi si traduce, oltre che con i Truccazzi di Layla, anche nel sito di e-commerce sottoni.com dove si possono acquistare magliette (25 euro cadauna) e tazze (15 euro) del Club dei sottoni, che ha pure un manifesto: «Siamo un brand che strizza l'occhio a tutti quelli che come me, Tommaso Zorzi, vivono in un perenne stato di sottone nei confronti delle proprie relazioni e di tutto ciò che concerne gli aspetti sentimentali della propria vita».
Scontri fra pro-Pal e Polizia a Torino. Nel riquadro, Walter Mazzetti (Ansa)
La tenuità del reato vale anche se la vittima è un uomo in divisa. La Corte sconfessa il principio della sua ex presidente Cartabia.
Ennesima umiliazione per le forze dell’ordine. Sarà contenta l’eurodeputata Ilaria Salis, la quale non perde mai occasione per difendere i violenti e condannare gli agenti. La mano dello Stato contro chi aggredisce poliziotti o carabinieri non è mai stata pesante, ma da oggi potrebbe diventare una piuma. A dare il colpo di grazia ai servitori dello Stato che ogni giorno vengono aggrediti da delinquenti o facinorosi è una sentenza fresca di stampa, destinata a far discutere.
Mohamed Shahin (Ansa). Nel riquadro, il vescovo di Pinerolo Derio Olivero (Imagoeconomica)
Per il Viminale, Mohamed Shahin è una persona radicalizzata che rappresenta una minaccia per lo Stato. Sulle stragi di Hamas disse: «Non è violenza». Monsignor Olivero lo difende: «Ha solo espresso un’opinione».
Per il Viminale è un pericoloso estremista. Per la sinistra e la Chiesa un simbolo da difendere. Dalla Cgil al Pd, da Avs al Movimento 5 stelle, dal vescovo di Pinerolo ai rappresentanti della Chiesa valdese, un’alleanza trasversale e influente è scesa in campo a sostegno di un imam che è in attesa di essere espulso per «ragioni di sicurezza dello Stato e prevenzione del terrorismo». Un personaggio a cui, già l’8 novembre 2023, le autorità negarono la cittadinanza italiana per «ragioni di sicurezza dello Stato». Addirittura un nutrito gruppo di antagonisti, anche in suo nome, ha dato l’assalto alla redazione della Stampa. Una saldatura tra mondi diversi che non promette niente di buono.
Nei riquadri, Letizia Martina prima e dopo il vaccino (IStock)
Letizia Martini, oggi ventiduenne, ha già sintomi in seguito alla prima dose, ma per fiducia nel sistema li sottovaluta. Con la seconda, la situazione precipita: a causa di una malattia neurologica certificata ora non cammina più.
«Io avevo 18 anni e stavo bene. Vivevo una vita normale. Mi allenavo. Ero in forma. Mi sono vaccinata ad agosto del 2021 e dieci giorni dopo la seconda dose ho iniziato a stare malissimo e da quel momento in poi sono peggiorata sempre di più. Adesso praticamente non riesco a fare più niente, riesco a stare in piedi a malapena qualche minuto e a fare qualche passo in casa, ma poi ho bisogno della sedia a rotelle, perché se mi sforzo mi vengono dolori lancinanti. Non riesco neppure ad asciugarmi i capelli perché le braccia non mi reggono…». Letizia Martini, di Rimini, oggi ha 22 anni e la vita rovinata a causa degli effetti collaterali neurologici del vaccino Pfizer. Già subito dopo la prima dose aveva avvertito i primi sintomi della malattia, che poi si è manifestata con violenza dopo la seconda puntura, tant’è che adesso Letizia è stata riconosciuta invalida all’80%.
Maria Rita Parsi critica la gestione del caso “famiglia nel bosco”: nessun pericolo reale per i bambini, scelta brusca e dannosa, sistema dei minori da ripensare profondamente.






