
Mario Morcone, candidato nel 2011 con Pd e Sel a sindaco di Napoli, si scaglia contro il dl Sicurezza. La Onlus che dirige dal giugno scorso, in effetti, è partner dei principali «sponsor» dell'immigrazione incontrollata.In questi giorni, in tv e sui giornali, vedete spesso Mario Morcone, attuale direttore del Consiglio italiano per i rifugiati. Il suo è un fuoco di fila contro il decreto Sicurezza voluto da Matteo Salvini, del quale, in un comunicato, il Cir si dice «fortemente preoccupato». In particolare, per le misure sull'allungamento dei tempi di trattenimento dei migranti nei centri per l'espulsione, per la revoca della cittadinanza a stranieri con condanne per terrorismo (che scandalo cacciare fuori i jihadisti!) e per la stretta sulla protezione internazionale. Tutti provvedimenti che in qualche modo minacciano di limitare quel fenomeno per il quale il Cir si batte strenuamente: l'invasione. Anche, si legge sul sito del ministero dell'Interno, attraverso «un'intensa attività di lobbying» svolta nei confronti di governo e Parlamento per «l'approvazione di una legge quadro» sul diritto di asilo». Casertano, classe 1952, Morcone cominciò la sua carriera come prefetto. Finì addirittura in una città di confine tra Serbia e Kosovo negli anni del conflitto. Dal 2001 si spalancarono le porte del Viminale, finché divenne capo dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione. Nel 2008 fu commissario straordinario a Roma in seguito alle dimissioni del sindaco Walter Veltroni, che si doveva candidare alle elezioni politiche. Nel 2011, invece, fu lui a candidarsi, con una lista civica sostenuta da Pd e Sel, a sindaco di Napoli, ma non superò il primo turno. Nel 2017 divenne capo di gabinetto al Viminale e, dal giugno 2018, dirige il Cir, che si definisce «organizzazione umanitaria indipendente». Opera nel nostro Paese, in Europa e in Nord Africa, «in maniera coordinata con altre organizzazioni della società civile». Ed è proprio dando un'occhiata ai partner del Cir che si scoprono cose interessanti.Ad esempio, che tra i finanziatori della Onlus diretta da Morcone c'è l'onnipresente Open society foundations di George Soros, il principale sponsor mondiale dell'invasione. Certo, al Cir vanno spiccioli. Stando al bilancio del 2016, i progetti Here comes the sun, volto a «promuovere» cambiamenti legislativi in tema di apolidia» e Looking beyond borders, «volto a rafforzare i diritti fondamentali dei richiedenti asilo e dei rifugiati in Italia», valgono poche migliaia di euro. Quanto basta, comunque, a farsi un'idea delle affiliazioni ideologiche dei «lobbisti del diritto d'asilo» e del direttore Morcone. Per di più, il Cir collabora con il Fondo asilo migrazione e integrazione dell'Ue, con il quale partecipa a un progetto per «ricerca e scambio di buone pratiche sulle modalità di informazione dirette ai richiedenti asilo durante la procedura d'asilo»; a uno (cofinanziato anche dalla Banca d'Italia) «finalizzato all'identificazione dei bisogni di categorie vulnerabili di cittadini di Paesi terzi, al fine di contribuire al rafforzamento delle garanzie procedurali e delle modalità di accoglienza»; a uno dedicato al rafforzamento della «protezione dei minori stranieri e dei minori non accompagnati», provenienti da o diretti verso Austria e Slovenia. Attività che un giro di vite sui criteri per ottenere la protezione umanitaria potrebbe mettere a rischio. Il Cir, inoltre, opera a stretto contatto con l'Unhcr, l'agenzia Onu per i rifugiati, spesso critica con la linea di Salvini , ma interpellata per offrire supporto tecnico alla stesura del decreto Sicurezza. Nel 2017, il Cir si era ricomprato pure la causa del centro Baobab di Roma: aveva organizzato una «rete di supporto legale» proprio con Baobab experience, con l'associazione A buon diritto e con i Radicali, spendendosi per il «presidio informale» situato nel piazzale Est della stazione capitolina. Laddove «presidio informale» sta per accampamento di migranti in transito fuori da ogni regola e decoro.Viene da domandarsi che «indipendenza» sia quella della Onlus di Morcone, che si fa finanziare dal burattinaio dell'invasione (Soros), dal Fami, dall'Unhcr e, in un modo o nell'altro, dallo Stato: gestisce infatti vari progetti Sprar (Roma, Verona, Badolato, Gorizia, ecc.). Il sistema Sprar, nel 2016, è valso al Cir 862.403,14 euro di entrate. Per carità, l'avanzo di bilancio è stato di circa 4.500 euro: quasi tutto il denaro ricevuto viene reinvestito. Ma resta il fatto che certe associazioni hanno maturato una sorta di riflesso condizionato. E protestano ogni volta che qualcuno mette mano alla giungla migratoria in cui proliferano le loro attività.
Emmanuel Macron (Ansa)
Per Fabien Mandon, capo di Stato maggiore dell’Aeronautica, il Paese vacilla contro Mosca perché non è pronto a far morire i suoi giovani. Intanto, il governo pubblica un opuscolo su come sopravvivere a un attacco.
L’ipotesi dello scoppio di un conflitto capace di coinvolgere la Francia continua a tenere banco al di là delle Alpi. Ieri, il governo guidato da Sébastien Lecornu ha pubblicato online un opuscolo volto a spiegare ai francesi come diventare «resilienti» in caso di guerra o catastrofe naturale. Due giorni fa invece, un generale ha fatto saltare sulla sedia mezzo Paese affermando che la Francia deve essere pronta ad «accettare di perdere i propri figli». Lunedì invece, il presidente francese Emmanuel Macron e il suo omologo ucraino Volodymyr Zelensky avevano firmato una «dichiarazione d’intenzione» per la vendita a Kiev di 100 caccia transalpini Rafale, nell’arco di un decennio.
Alessandro Zan (Ansa)
Si salda la maggioranza che aveva già affossato la legge green anti imprese. Ribaltati i rapporti di forza: sì ai controlli in Spagna.
Un tentativo di imboscata non riuscito. Popolari, conservatori, patrioti e sovranisti si sono fatti trovare pronti e, costituendo una maggioranza in seno alla Conferenza dei capigruppo dell’Eurocamera, hanno deciso di non autorizzare due missioni di eurodeputati in Italia proposte dal gruppo di monitoraggio sullo Stato di diritto della commissione Libertà civili del Parlamento europeo. La prima sarebbe stata della commissione Libertà civili, la seconda della commissione Occupazione e Affari sociali. Missioni che avrebbero dovuto essere calendarizzate prima della fine dell’anno ed erano state fissate intorno all’inizio di giugno. Tra i membri della Commissione Libe ci sono tre italiani: Alessandro Zan del Pd per i socialisti, Gaetano Pedullà del Movimento 5 stelle per Left e Nicola Procaccini di Fratelli d’Italia per Ecr.
(Totaleu)
Lo ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri a margine del consiglio Affari esteri in corso a Bruxelles.
Donald Trump (Ansa)
La proposta Usa non piace a Volodymyr Zelensky, azzoppato però dal caos corruzione. Marco Rubio: «Tutti devono accettare concessioni difficili».
Donald Trump tira dritto con il suo nuovo tentativo di porre fine alla guerra in Ucraina. Un funzionario americano ha riferito a Nbc News che l’inquilino della Casa Bianca avrebbe dato la sua approvazione al piano di pace in 28 punti, elaborato nell’ultimo mese principalmente da Steve Witkoff in consultazione sia con l’inviato del Cremlino, Kirill Dmitriev, sia con il governo ucraino. La medesima fonte ha rivelato che nella stesura del progetto sarebbero stati coinvolti anche il vicepresidente americano, JD Vance, il segretario di Stato, Marco Rubio, e il genero dello stesso Trump, Jared Kushner.






