2021-04-27
L’ex banchiere si appella al popolo
Illustrando il Piano alla Camera, il premier punta su donne, Sud e giovani: «Aiutiamoli con le banche». Poi cita Alcide De Gasperi. Fdi protesta: «Serviva tempo per le valutazioni»«Sbaglieremmo tutti a pensare che il Piano nazionale di ripresa e resilienza sia solo un insieme di progetti tanto necessari quanto ambiziosi, di numeri, obiettivi, scadenze. Metteteci dentro le vite degli italiani, le nostre ma soprattutto quelle dei giovani, delle donne, dei cittadini che verranno». Mario Draghi ha iniziato con un messaggio politico il suo intervento alla Camera per illustrare i dettagli del Pnrr che dovrà essere inviato a Bruxelles entro il 30 aprile. In tutto sono 248 miliardi di euro di «mutuo» per finanziare un insieme di programmi da cui dipende «il destino del Paese», la «misura di quello che sarà il suo ruolo nella comunità internazionale, la sua credibilità e reputazione come fondatore dell'Unione europea e protagonista del mondo occidentale», ha aggiunto il presidente del Consiglio. Ricordando anche che «ritardi, inefficienze, miopi visioni di parte anteposte al bene comune peseranno sulle vite dei cittadini più deboli e sui nostri figli e nipoti. E forse non vi sarà più il tempo per porvi rimedio». Per poi citare Alcide De Gasperi quando nel 1943 disse che «l'opera di rinnovamento fallirà, se in tutte le categorie, in tutti i centri, non sorgeranno degli uomini disinteressati pronti a faticare e a sacrificarsi per il bene comune».Il problema di Draghi, infatti, non è solo fare i conti con l'eredità del passato ma anche gestire il futuro insieme alle diverse istituzioni coinvolte: dal Parlamento ai singoli ministeri senza dimenticare le spinte centrifughe di Regioni, province e Comuni. Tanto che nel suo discorso il premier ha più volte lanciato appelli all'unità e alla necessità di fare squadra ricordando che questi soggetti sono «determinanti» per la riuscita del Piano. Dallo stesso Parlamento sono arrivati ieri i mal di pancia di Fratelli d'Italia che aveva chiesto di rinviare la seduta per consentire più tempo per la lettura del documento, richiesta respinta dal presidente della Camera, Roberto Fico. Di certo, l'agenda dei prossimi mesi è fitta e impegnativa. E non basterà il «garantisco io» di Draghi. Che dovrà anche portare avanti le riforme di sistema richieste da Bruxelles. «Dobbiamo impedire che i fondi del Pnrr finiscano soltanto ai monopolisti», bisogna «ridurre i tempi dei processi civili del 40% e almeno -25% nel penale», ha detto. Quanto alla distribuzione delle risorse, il 40%, sarà destinato a progetti verdi, i progetti digitali peseranno per il 27%. Il Piano destina 82 miliardi al Mezzogiorno (perché «se cresce il Sud, cresce l'Italia»), una quota del 40%. A regime, nel 2026, il Pnrr farà crescere il Pil del 3,6% «e anche l'occupazione sarà più elevata, di 3,2 punti percentuali rispetto allo scenario base nel triennio 2024-2026». Quasi 50 miliardi saranno destinati a cultura, digitalizzazione, innovazione e competitività, circa 70 miliardi andranno alla transizione ecologica, aggiunge il premier, secondo cui «non c'è stato alcun taglio sul superbonus al 110%» la cui sostenibilità sarà valutata nella legge di bilancio del 2022. E poi ancora 31 miliardi per infrastrutture e trasporti, quasi 32 miliardi per istruzione e ricerca. Oltre 22 miliardi saranno utilizzati per le politiche attive del lavoro, 18,5 miliardi per «rafforzare la prevenzione e i servizi sanitari sul territorio e modernizzare e digitalizzare il sistema sanitario». Sarà infine approvato a breve un decreto «per aiutare i giovani a contrarre un mutuo per acquistare una casa». L'intervento di Draghi, apparso più stanco e meno tagliente del solito, è partito con un monito politico e si è concluso con la fiducia negli italiani, «il mio popolo», e la certezza che «onestà, intelligenza, gusto del futuro prevarranno su corruzione, stupidità, interessi costituiti». Speriamo.