2021-12-28
L’Europa batta un colpo per liberare i prigionieri politici di Lukashenko
Milioni di polacchi si sono mobilitati alla Vigilia per due compatrioti in galera da mesiIn Polonia c’è una secolare tradizione di lasciare un posto libero a tavola durante la cena della Vigilia di Natale. Giovanni Paolo II in uno dei suoi incontri con i polacchi (20 dicembre 1997) così ricordava quella tradizione: «Per una nostra bellissima tradizione si lascia un posto vuoto per qualcuno che può arrivare all’improvviso, per uno sconosciuto. Questi semplici gesti hanno un significato molto profondo. Sono il segno della bontà del cuore dell’uomo, che vede nell’altro, soprattutto in chi è nel bisogno, la presenza di Cristo che ci invita ad accogliere il fratello e la sorella in un clima di calore familiare, come dice un vecchio proverbio polacco “Ospite in casa, Dio in casa”».Anche quest’anno milioni di polacchi hanno lasciato un posto libero a tavola ma questa volta il posto vuoto doveva essere un gesto di solidarietà con i prigionieri politici in Bielorussia, in particolare con gli attivisti dell’Unione dei Polacchi in Bielorussia, Andzelika Borys e Andrzej Poczobut, imprigionati da nove mesi nelle galere del dittatore Alexander Lukashenko. Borys e Poczobut sono due di quasi 1.000 prigionieri politici del regime bielorusso di cui si parla pochissimo. Ma come si è arrivati a questa terribile situazione? Il 23 settembre 2020 Lukashenko si è insediato per la sesta volta come presidente della Bielorussia, dopo le elezioni truccate. Già prima delle elezioni le opposizioni al dittatore hanno dato il via a una di serie proteste nella capitale Minsk che si sono poi diffuse in tutto il Paese. In Piazza della Vittoria a Minsk si è svolta la «Marcia della libertà» alla quale ha partecipato una folla di circa 200.000 persone; è stata la più grande manifestazione nella storia della Bielorussia. Purtroppo, le proteste sono state represse con una violenza inaudita: si parla di almeno 5 morti, centinaia di feriti tra i manifestanti, 50 persone scomparse, 450 casi di tortura e maltrattamenti di detenuti, e oltre 12.000 arresti. Dopo le finte elezioni e le repressioni delle manifestazioni popolari il dittatore bielorusso veniva isolato dai Paesi democratici. Ma Lukashenko, probabilmente prendendo come esempio il presidente turco Erdogan, ha trovato un metodo per rientrare sulla scena internazionale: ha fatto concedere i visti bielorussi a decine di migliaia di persone dal Medio Oriente, in prevalenza cittadini iracheni e siriani, li ha portati a Minsk e, successivamente, sulla frontiera con la Polonia con la promessa che potessero attraversare la frontiera con la Polonia ed andare in Germania. Voleva inondare di emigranti e in questo modo ricattare l’Europa colpevole d’aver imposto le sanzioni contro il suo regime. Purtroppo, il problema dei migranti ha fatto dimenticare completamente la drammatica situazione degli oppositori al regime, la sorte di quasi 1.000 prigionieri politici che vengono trattenute senza processi nelle galere dell’ultimo dittatore europeo. È triste e vergognoso che i parlamentari europei vanno a «controllare» la situazione sulla frontiera della Polonia e rimangono ciechi e muti sulla tragica sorte di prigionieri del regime di Minsk. Per ricordare tali prigionieri quest’anno in Polonia è stata lanciata una campagna su Facebook «Un piatto per Andzelika i Andrzej» per sostenere questi due attivisti dell’Unione dei polacchi in Bielorussia che sono imprigionati già da nove mesi e che simboleggiano tutte persone detenute dal regime dittatoriale di Lukashenko. Per partecipare alla campagna, bisognava lasciare un posto alla tavola della Vigilia di Natale e a inviare una foto del piatto vuoto contrassegnata con l’hashtag #WigiliaAndżzelikiiAndrzeja. Quest’anno nel tradizionale Messaggio natalizio papa Francesco ha detto, tra l’altro: «Bambino di Betlemme, consenti di fare presto ritorno a casa ai tanti prigionieri di guerra, civili e militari, dei recenti conflitti, e a quanti sono incarcerati per ragioni politiche». L’appello del Papa ci dovrebbe ricordare che anche in Europa ci sono, purtroppo, i prigionieri politici: sono le vittime del regime di Lukashenko. Il mondo dovrebbe mobilitarsi per farli liberare.